La foto in H-Alpha che evidenzia alcune protuberanze solari sul disco della nostra stella madre eseguita da Giulio Colombo dell'Associazione Astrofili Elbani e pubbicata recentemente sulla pagina FB dell'Associazione Astrofili Elbani (https://www.facebook.com/photo?fbid=482684070554745&set=a.467971035359382) ha stimolato in me alcune considerazioni e rinverdito emozioni, invero mai sopite, riguardo a questo tipo di fenomeni.
Quando 8 - 9 anni fa per la prima volta osservai le protuberanze solari direttamente al telescopio, tramite i filtri H-alpha per l'osservazione dell'idrogeno, fu davvero emozionante; non era una foto o un disegno, certo erano piccole in confronto al bordo del disco del Sole da dove si ergevano, comunque molto più grandi della Terra, ed erano là, davanti ai miei occhi, che nascevano, si sviluppavano, si muovevano in diretta, lentamente certo, comunque vive, come viva è la stella dalla quale nascono. Comprendere, per quelle che sono le nostre conoscenze attuali, i processi alla base di questi fenomeni, è come gettare uno sguardo su quei processi che sono alla base della formazione e della conservazione della Vita sul nostro pianeta e in altre parti dell'Universo. Molti scienziati, astrofisici, fisici solari, fisici nucleari, si sono cimentati nell'ardua impresa di provare a capire questi stessi processi; astrofisici come Fred Hoyle e fisici nucleari come Robert Oppenheimer e Hans Bethe ad esempio.
Avrete riconosciuto il secondo come direttore del Progetto Manhattan che nel 1945 rese possibile la costruzione delle prime bombe atomiche che poi furono lanciate su Hiroshima e Nagasaky dando inizio all'era dell'incubo nucleare, mai come adesso a rischio di concretizzarsi di nuovo. All'epoca Oppenheimer, in seguito al primo test andato a buon fine nel deserto del Nevada (Trinity test) nel luglio del 1945, si rese conto degli scenari apocalittici che si stavano aprendo e pose in primo piano, a differenza della maggior parte dei colleghi dell'epoca (ed anche a venire, purtroppo), la scottante questione della responsabilità dello scienziato di fronte alle proprie scoperte che sempre, prima di renderle pubbliche, dovrebbe passare al vaglio del giudizio etico della coscienza che lo stesso, quale essere umano, incarna. In virtù della presa di coscienza da parte di Oppenheimer circa queste responsabilità, lo stesso si rifiutò subito dopo il lancio della sua creatura sul Giappone, di continuare a dirigere il Progetto Manhattan e di continuare gli studi sulla possibilità di produrre bombe a fusione (autentici mostri di distruzione di massa al confronto delle quali Hiroshima e Nagasaky sono praticamente uno scherzo), direzione che fu assunta dal suo collega ed avversario Edward Teller che risolutamente e nel giro di poco tempo creò il mostro perfetto, in teoria senza alcun limite potenziale di distruttività, la bomba a fusione termonucleare appunto. Oppenheimer, per il suo rifiuto di servire ancora la patria, fu fatto oggetto di pesanti accuse di simpatie verso l'Unione Sovietica ed il Comunismo e sull'onda del Maccartismo imperante all'epoca, e con il contributo determinante della testimonianza di Edward Teller (che così si liberava definitivamente del suo antagonista più pericoloso e qualificato) durante un procedimento pubblico, fu privato di tutte le sue cariche ufficiali e soltanto per l'opposizione di altri scienziati a livello internazionale, fra cui Einstein, fu parzialmente riabilitato con il Premio Enrico Fermi nel 1963 conferito agli scienziati che appunto più di altri, si distinguono per l'impegno contro l'impiego di ordigni nucleari in guerra.
Per inciso la questione che Oppenheimer all'epoca pose riguardo alla responsabilità dello scienziato di fronte alle armi nucleari, andrebbe naturalmente aggiornata ed estesa alla scienza e alla tecnologia di tutti i tipi di arma di distruzione di massa , dalle armi chimiche alle armi biologiche, alle armi con uranio impoverito, ecc., nonchè a tutte quelle tecnologie per le quali, in mancanza di un pronunciamento certo e definitivo da parte della comunità scientifica in merito al livello di sicurezza per la salute umana e per l'ambiente, andrebbe applicato il Principio di Precauzione prima di arrivare ad essere estesamente utilizzate.
Comunque, al di là di tutto ciò, Oppenheimer fu uno dei fisici più brillanti della sua epoca e anche nel campo dell'astrofisica si distinse già nel 1939 per aver gettato le basi teoriche per la comprensione sulle ultime fasi dei processi stellari, ipotizzando la presenza delle stelle di neutroni e dei buchi neri.
Fred Hoyle invece far il 1950 ed il 1957 fu protagonista, insieme a Fowler e ai coniugi Burbidge, degli studi che fecero luce sui processi che rendono possibile la sintesi degli elementi all'interno delle stelle, fra cui il Sole, studi che furono infine pubblicati in un monumentale articolo appunto nel 1957. Per queste ricerche però il solo a vincere il Nobel, nel 1983, fu il collega Fowler, mentre fu completamente dimenticato Hoyle. Questo probabilmente in quanto Hoyle aveva formulato nel corso degli anni anche altre ardite teorie, ad esempio in campo Cosmologico la Teoria dello Stato Stazionario e nel campo dell'Astrobiologia la teoria della Panspermia nella sua versione più spinta, secondo la quale nello spazio interstellare si formerebbero non solo i mattoni della vita (molecole di importanza biologica come l'acqua, i composti di carbonio e diversi amminoacidi) ma anche la vita stessa sotto forma di batteri e virus che poi si diffondono nell'universo, per lo più sotto forma di sporee, e sui pianeti tramite interazioni e impatti con comete, meteoriti e micrometeoriti. Queste teorie invero stridevano con altre antagoniste ed opposte per certi versi (fra tutte la teoria del Big Bang ad esempio) e Fred Hoyle, a volte con irriverenza, fu strenuo difensore delle proprie, e per questo presto fu inviso all'establishment accademico che così, stranamente, si dimenticò di insignirlo per il Nobel che avrebbe invece soprattutto lui, ampiamente meritato.
Invece Hans Bethe fu il primo, già nel 1939, ad ipotizzare i processi di fusione nucleare che portano alla produzione di energia all'interno delle stelle e del Sole, processi senza i quali non potrebbero "accendersi" e brillare le stelle e senza i quali, quindi, non sarebbe possibile alcuna forma di vita nell'Universo.
Questi stessi processi sono anche all'origine della formazione delle protuberanze solari (di cui in foto), questi enormi getti di plasma incandescente molto più grandi della Terra, nonchè della formazione delle macchie solari, il cui numero in un dato periodo è indicativo, insieme ad altri parametri (fra i quali il flusso di neutrini), del livello di attività e di produzione di energia all'interno del Sole, livello che varia regolarmente nel tempo presentando un ciclo, abbastanza conosciuto, con una media di 11 anni circa e un altro, meno conosciuto e studiato solo da una decina di anni, con una media di circa 400 anni, molto importante quest'ultimo per quanto riguarda il clima a livello globale e che potrebbe aver determinato la nascita e la caduta di vari imperi, tra i quali quello romano, in virtu' dei periodi caldi e freddi che si sono succeduti nella storia; fra i periodi freddi quello più noto e studiato e' quello denominato Piccola era glaciale (Little Ice Age), culminato nell'emisfero boreale nel cosiddetto Minimo di Maunder, a cavallo fra il 1600 ed il 1700, periodo nel quale non erano praticamente più visibili macchie solari, e i cui effetti – glaciali, appunto - sono riportati nelle cronache e in rappresentazioni artistiche dell'epoca.
Grazie inifinite a Giulio Colombo e all'Associazione Astrofili Elbani per questa emozionante foto e per l'intensa attività di divulgazione di cui sono protagonisti all'Elba da diversi anni a questa parte.
Andrea Isolani