L'Elba uscita dalla seconda guerra mondiale capisce in pochi anni che la via maestra economica da imboccare è il turismo. Ma servono le infrastrutture. Come le strade.
Abbiamo visto nella prima parte del capitolo che la situazione viaria era già in buona parte realizzata. Occorreva migliorarla, servire le frazioni ancora isolate e creare quelle arterie ritenute mancanti. L'aiuto economico arriva con l'inserimento dell'isola nella Cassa per il Mezzogiorno. Vengono progettati e finanziati chilometri e chilometri di strade provinciali e comunali.
Ma c'è un problema. E anche piuttosto grosso. La programmazione dei lavori è approssimativa o, peggio ancora, mal pianificata. Vediamola nel dettaglio.
Da una parte si progettano strade di indubbia utilità. Per esempio l'anello occidentale, che permette di collegare, e aprirle alla prospettiva economica turistica, frazioni importanti, come Pomonte, Chiessi e Sant'Andrea, che negli anni '60 usciranno dal loro “splendido isolamento”. O come le località costiere capoliveresi e portoferraiesi, unite ai rispettivi capoluoghi. Altro importante tronco è la strada del Monumento, che permette di unire i due versanti dell'isola, senza congestionare troppo San Giovanni, Portoferraio e Procchio.
Ma dall'altra parte vengono aperte strade di nessuna utilità viaria, di esclusiva funzione turistica e addirittura controproducenti, andando a gravare sui costi pubblici con la loro manutenzione. Come la strada della Civillina, praticamente un doppio della vicina strada provinciale di Poggio e di quella comunale della Costarella, che intacca una pendice boscosa a castagneti. Ben tre strade che da Marciana Marina salgono a Poggio e Marciana.
Ma peggio ancora c'è il caso della provinciale del monte Perone. Un nastro di asfalto di ben dieci chilometri, inutile in quanto ripido, stretto e tortuoso. E dannoso. Questa inutilità asfaltata viola il massiccio del monte Capanne, un gioiello ecologico e di biodiversità, un'oasi di flora appenninica nel panorama delle isole minori italiane, con relitti di era glaciale, quali il Taxus baccata, e rarità quali l'Osmunda regalis. Un territorio fino a quel momento totalmente selvaggio e intoccato, e con l'apertura della strada assaltato da mezzi inquinanti e folle di turisti spesso poco rispettosi del suo ambiente.
C'è poi un altro progetto che dimostra la poca oculatezza di chi doveva avere un'idea del futuro e non ce l'aveva. E per fortuna è rimasto sulla carta (anche se negli anni ogni tanto salta fuori qualche fenomeno che vuole porlo a compimento), in quanto sarebbe risultato una sciagura ambientale. Si tratta della strada costiera che doveva collegare Marciana Marina a Sant'Andrea, sventrando angoli meravigliosi come la Cala e Cotoncello.
L'esempio principe di una progettualità mal programmata è la strada della Parata. Come detto, questa bella strada che attraversa uno degli angoli più selvaggi dell'isola, era nata come tracciato militare. Fu convertita a strada provinciale, nonostante la piccola frazione di Cavo fosse già servita dalla provinciale costiera di Rio Marina. L'allargamento e l'asfaltatura di questa strada si inquadrava in un progetto più ampio, che prevedeva la realizzazione di un porto a Cavo, quale attracco primario, essendo il punto dell'isola più vicino al continente. Progetto poi ridimensionato, quando fu evidente che Cavo è un attracco infelice per i traghetti: essendo praticamente esposto al mare aperto, impraticabile in condizioni meteomarine appena poco più che difficili. E troppo fuori mano per le destinazioni turistiche isolane.
La strada della Parata era congegnata per essere quella su cui il grosso del traffico doveva passare per evitare di congestionare Rio Marina e l'altra provinciale, il cui traffico era già problematico per l'attività della miniera di Rio Albano, all'epoca ancora aperta. Tramontato il progetto, la strada poteva essere riconvertita in bellissimo percorso ciclopedonale. Invece negli anni '90 fu, senza alcun senso, in parte allargata e asfaltato il tratto mediano di 3 chilometri e mezzo circa, che presentava ancora tratti di bel macadam militare. Per cosa? Per un traffico che ha continuato a preferire la provinciale per Rio Marina, e la rende un'opera pressoché inutile, gravosa per l'erario pubblico.
C'è poi altri aspetti importanti da considerare. Questa fregola di aprire strade ai mezzi a motore si innesta a un momento storico e un fenomeno, entrambi particolari. Il momento storico è rappresentato dall'era consumistica della società elbana. Ovvero l'inizio dell'esplosione della produzione e conseguente gestione dei rifuti. La difficoltà di smaltimento di spazzature sempre più dannose per l'ambiente, come le plastiche e i rifiuti tecnologici, spinge molti elbani a creare discariche abusive, anche in ambienti naturali pregevoli. E il fatto che essi siano adesso ben raggiungibili dalle nuove strade, diventa un incentivo per gli incivili che vogliono liberarsi gratis e senza problemi della spazzatura.
Inoltre la stessa caratteristica di facile raggiungibilità di luoghi selvaggi si innesta a una piaga del dopoguerra: gli incendi. In misura molto minore alle discariche abusive, è però un fenomeno da non trascurare. Diversi incendi dolosi scoppiano infatti perché alcune zone boscose sono adesso raggiungibili da strade, che permettono ai piromani di appiccare il fuoco direttamente dalle auto, e quindi allontanarsi in fretta e impunemente, molto prima che si attivi l'allarme. Per quanto il grosso di queste due inciviltà appartenga al passato, in alcune zone ne stiamo ancora pagando le conseguenze e sono malcostumi tutt'altro che finiti.
Con gli anni '60 la rete stradale elbana si può dire pressoché terminata. Negli anni successivi ci saranno altri lavori, anche importanti come la doppia corsia che migliorò l'accesso a Portoferraio. Ma, come vedremo nella terza e ultima parte del capitolo, anche dei piccoli lavori, di apparente miglioramento, rappresentano un problema ecologico rilevante. Inoltre vedremo, dati alla mano, che la rete stradale isolana è decisamente sovradimensionata. E soprattutto cercheremo di suggerire il rimedio.
Andrea Galassi