Le immagini che in queste ore arrivano da Ischia sono a dir poco raccapriccianti: una giovane donna deceduta ed 11 dispersi sono - al momento di questo mio intervento – i numeri dell’ennesima tragedia annunciata.
Tutto questo ci stringe nella morsa della preoccupazione di fronte a quella che può essere definita una evidente e sciagurata sottovalutazione dei pericoli idrogeologici di un territorio.
Quell’isola è stata spezzata nella sua comunità e forse nella sua economia, per quanto in questi momenti tutto appaia secondario di fronte al sacrificio della vita.
In più occasioni io stessa - ma non sono stata certo la sola - ho tentato di sensibilizzare chi ci amministra ad un serio esame dello stato di sicurezza idrogeologica del territorio - abbandonato a se stesso dopo i lavori eseguiti nelle aree minerarie gestiti nella veste di Commissario Straordinario - non solo per evitare lo sperpero delle risorse all’epoca impiegate ma soprattutto per impedire il venir meno di quella tranquillità a fatica conquistata con la quale la storia di Rio Marina sembrava aver avuto una svolta tanto attesa quanto dovuta, a fronte del sacrificio già pagato per decenni.
Quanto accaduto ad Ischia è l’ennesimo monito che il destino ci invia e che rende irrimandabile una formale assunzione di responsabilità ed immediate iniziative, sperando che ci sia ancora un modo per salvare i lavori fatti a suo tempo.
Ma le nostre ferite aperte sotto il profilo idrogeologico non riguardano solo le aree minerarie: la Valle di Riale e il fosso di Nisporto, in particolare, attendono ancora risposte naufragate negli alibi e nelle difese d’ufficio.
Non ci interessano i processi politici per cui arriverà il momento opportuno ma serve un’immediata iniziativa per comprendere cosa si debba fare per non rendersi complici e responsabili di disastri sempre più frequenti, a testimonianza del fatto che il cambiamento climatico non sia solo un argomento da salotto.
Tra poco sarà Santa Barbara e forse non basterà commuoverci nel ricordo delle nostre tradizioni minerarie e delle persone che ancora oggi le testimoniano.
L’ unico modo per rispettarle veramente è mettere in campo un tributo di consapevolezza e responsabilità perché l'indifferenza mostrata sino ad oggi è inspiegabile e oltraggiosa della nostra storia e di quel futuro di cui qualcuno aveva gettato le basi.
Paola Mancuso
(foto di repertorio)