Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha accolto «con favore la posizione espressa dalle associazioni ambientaliste sulla necessità di coniugare gli obiettivi della transizione energetica con la lungimiranza nella pianificazione paesaggistica e la qualità della progettazione», un esplicito riferimento al posizionamento congiunto espresso lo scorso venerdì sul tema da Fai, Legambiente e Wwf.
Da qui l’annuncio dell’intenzione, da parte del ministro, di «avviare un tavolo di confronto con le associazioni che si occupano della tutela dell’ambiente e dei beni culturali».
«Il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica – sottolinea Pichetto – ha confermato con il Presidente Meloni gli obiettivi di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 e il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Ma il nostro obiettivo è fare ancora di più e meglio».
Auspici che, duole però sottolineare, al momento sono ben distanti dalla realtà. Le emissioni di gas serra nazionali sono diminuite “solo” del 19,4% dal 1990 al 2019, contro il -24% conquistato a livello Ue – anche se sono chiamate a traguardare l’obiettivo del -55% al 2030 –, con gli eventi meteo estremi nazionali cresciuti di 8 volte dal 2008 e un surriscaldamento del clima che corre a velocità più che doppia rispetto alla media globale.
Negli ultimi anni il nostro Paese ha rallentato moltissimo il taglio delle emissioni di gas serra (fra il 2014 e il 2021 si sono ridotte solo del 3%), e allo stesso modo tra il 2015 e il 2019 le fonti rinnovabili sono cresciute solo del 3% in Italia, a fronte di una media Ue del 13%.
Anche nell’anno in corso l’attesa accelerazione ancora non si vede. I target indicati in sede europea con l’iniziativa RePowerEu, per il nostro Paese si traducono nell’installazione di circa 10 GW di impianti rinnovabili l’anno da qui al 2030, per cominciare. Eppure veniamo da una media storica al di sotto di 1 GW, e anche nei primi 10 mesi del 2022 ne sono stati installati solo 2,3 (in compenso l’elettricità da carbone è cresciuta del 56% in un anno). Altri tempi quelli di un decennio fa, nel 2011, quando le installazioni arrivarono a 11 GW in un anno.
Come tornare ad accelerare? «È innegabile che la diffusione degli impianti per produrre energia da fonti rinnovabili, in linea con gli obiettivi di de-carbonizzazione, inciderà sui nostri territori, trasformando i paesaggi. La sfida che si pone – evidenziano le tre associazioni ambientaliste – è quella di non restare osservatori passivi della “rivoluzione in atto”, ma di governarla e orientarla con la più formidabile dotazione di competenze di cui saremo capaci come sistema-Paese. Coniugare gli obiettivi della transizione energetica con la lungimiranza nella pianificazione paesaggistica e la qualità della progettazione è quindi la sfida cruciale del prossimo futuro».
Una sfida che, secondo le tre associazioni, si declina in 12 proposte che spaziano da un rilancio della pianificazione paesaggistica regionale alla stesura di un piano nazionale straordinario per le aree idonee, all’incentivazione di forme di compartecipazione economica dei cittadini nei progetti rinnovabili. Per una panoramica di dettaglio sulle 12 proposte, si veda qui.
Luca Aterini da greenreport.it