Nei giorni scorsi, in una nota, l’assessore alla tutela dell’Ambiente del Comune di Capoliveri, Laura di Fazio, ha raccontato con evidente fiducia che “Nei giorni scorsi il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Onorevole Pichetto Fratin, ha ricevuto una delegazione composta dall’Onorevole Chiara Tenerini e dal Coordinatore Elbano di Forza Italia, Adalberto Bertucci, dando voce al Comune di Capoliveri rappresentato da Laura Di Fazio Assessore all’Ambiente del Comune, in sinergia con un’azione avviata con il Sottosegretario all’Ambiente, Senatore Claudio Barbaro, su sollecitazione del Coordinatore Elbano di Fratelli d’Italia, Luigi Lanera”. E la Di Fazio concludeva: “Il Ministro Onorevole Pichetto Fratin ha mostrato interesse per la problematica in virtù delle rappresentate criticità in materia di tutela dell’ambiente marino. Analogo interesse sulla problematica è stata manifestata anche dal Sottosegretario, Senatore Claudio Barbaro. Si ribadisce che è assurdo oggi realizzare un impianto di dissalazione alimentato da fonti non rinnovabili, ambientalmente impattante e soprattutto lesivo del delicato e prezioso ecosistema marino e che soprattutto si pone in contrasto con quanto affermato dall’articolo 9 della Costituzione e dalla L. 60/2022 c.d. Legge Salva mare».
Evidentemente l’interesse del governo c’è, ma va in tutt’altra direzione di quel che è stato fatto credere all’amministratrice capoliverese: il governo Meloni punta sui dissalatori e sull’energia fossile che Israele vuole distribuire in Europa utilizzando l’hub energetico nel quale la Meloni– ma anche Pichetto Fratin – hanno detto che verrà trasformata l’Italia.
Infatti, se subito Legambiente aveva fatto notare che le premier Giorgia Meloni è una fan sfegatata dei dissalatori e che tutti gli atti di questo governo (a guida Fratelli d’Italia) e del precedente governo Draghi (che aveva dentro Lega e Forza Italia) hanno favorito il finanziamento e la realizzazione dei dissalatori, a demolire definitivamente le speranze politiche dell’assessora capoliverese di una destra anti-dissalatrice e amica delle energie rinnovabili è arrivata come un carrarmato la visita di stato del Primo ministro di estrema destra israeliano, Benjamin Netanyahu.
Infatti, Netanyahu si è subito incontrato con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso (Fratelli d’Italia) per un Forum economico per le imprese italiane al quale hanno partecipato ENI ed Enel. “Al centro del dibattito – spiega il ministero - temi come sicurezza, energia (cioè gas fossile da far arrivare magari a Piombino), digitalizzazione, salute, risorse idriche (cioè dissalatori), agricoltura e innovazione, per rafforzare un rapporto industriale di grande importanza strategica”. Dopo Netanyahu ha incontrato la nostra premier e ha detto: «Con Giorgia Meloni abbiamo parlato della collaborazione per quanto riguarda l'acqua. Israele ha risolto i problemi relativi alla siccità e saremmo felici di dare una mano all'Italia nel risolvere i problemi relativi all'acqua». Quei problemi Israele li ha risolti con i dissalatori cha piacciono tanto alla Meloni e ne sta costruendo uno nuovo e gigantesco che praticamente consentirà di fornire – insieme a quelli già esistenti – il 100% dell’acqua potabile a Israele. Israele è lo stesso paese che – nonostante i problemi ambientali sottoposti dalla Di Fazio al ministro Pichetto Fratin – pubblicizza sulla TV italiana le sue spiagge come un paradiso turistico incontaminato. Altrettanto fanno Cipro, Malta, le Maldive… che ormai utilizzano quasi esclusivamente acqua dissalata.
D’altronde, anche se nessuno sembra aver informato gli amministratori capoliveresi, la liaison sui dissalatori tra destra israeliana e italiana è di lunga durata. Per esempio, in vista dell’arrivo di Netanyahu, l’ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar, si era portato avanti con il lavoro partecipando il primo marzo a Torino a un convegno organizzato dalla Regione Piemonte (centrodestra), dove ha sottolineato che “Gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più evidenti e Israele e l’Italia non fanno eccezione Il 2022 è stato l’anno più caldo degli ultimi due secoli della vostra storia e il 2023 si sta rivelando non dissimile. Israele, situato in una regione con scarse risorse idriche naturali, ridotte precipitazioni e temperature elevate, in 75 anni di storia ha accumulato conoscenze e sviluppato soluzioni all’avanguardia per la gestione della risorsa idrica - dal riciclo della acque reflue (90%) per fini agricoli e industriali, alla gestione delle perdite idriche, dalla dissalazione all’estrazione dell’acqua dall’aria - Desideriamo condividerle con voi e con il resto del mondo perché riteniamo che l’acqua possa e debba essere un tema di cooperazione, bilaterale, regionale e internazionale. Numerose città e aziende italiane ricorrono da tempo all’esperienza del nostro Paese e il nostro auspicio è che la già ottima collaborazione con la regione Piemonte possa rafforzarsi anche in questo campo. Israele e Regione Piemonte sono consapevoli dell'importanza di unire le forze puntando sull’innovazione ed accordi come quello tra Ceipiemonte e Margalit Startup City Jerusalem del 2022 e quello tra il Torino City Lab e l’Israel Innovation Authority del 2020 ne sono la prova».
All’incontro romano con Benjamin Netanyahu c’era anche un entusiasta presidente di Confagricoltura Massimiliano Grisanti che ha evidenziato che “Il lavoro comune di scambio di conoscenze sul fronte dell’agricoltura e dell’innovazione rispetto alle sfide globali del cambiamento climatico e della sicurezza alimentare vedono Confagricoltura partner di primo piano nel dialogo con lo Stato di Israele”.
Qualche giorno prima, rispondendo a una domanda di Agenzia Nova sul progetto di Webuild per la realizzazione di dissalatori Giansanti aveva risposto «Sarebbe positivo se riuscissimo a togliere anche noi, come già succede in Israele, il sale dall’acqua. Noi oggi abbiamo l’effetto contrario. Prenderò contatto con Webuild, un campione nazionale nell’ambito dell’attività infrastrutturale con Israele (…) Quello che a noi viene presentato come il futuro oggi in Israele è il presente».
Le cose sono due: o l’assessora capoliverese a Roma ha sbagliato interlocutori, oppure Netanyahu conta molto più di lei.
TNT