All’Acquario di Livorno è stato presentato il video “The Roots of the Sea” sulla progettazione e realizzazione di impianti di riforestazione ecosostenibile di praterie di Posidonia oceanica. La conferenza, alla quale hanno partecipato il Sindaco di Livorno Luca Salvetti, i vertici di ASA SpA, Costa Edutainment, Autorità Idrica Toscana, l’esperto di Posidonia oceanica Professor Francesco Cinelli, e ancora i rappresentanti delle Università di Pisa, di Siena, ISPRA, ARPAT, Legambiente, l’azienda tessile Coatyarn e il regista del video documentario Simone Ducci (Tourism in Tuscany), è stata l’occasione di incontro e confronto sui temi ambientali marini e su alcune tematiche all’ordine del giorno come la siccità, l’emergenza idrica e la desalinizzazione.
In una nota l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) spiega che «Nelle attività di ricerca per la tutela dell’ecosistema marino, l’ASA – Agenzia Servizi Ambientali SpA – ha ideato e realizzato una rete completamente biodegradabile, utile alla riforestazione delle talee di Posidonia oceanica sul fondo del mare in alcune zone del mare dell’Isola d’Elba. Con questo processo biochimico, la posidonia, terminata la sua funzione di trattenimento delle talee, diventa nutrimento per i funghi e batteri naturalmente presenti sui fondali marini. Il lavoro è frutto di una ricerca congiunta tra ASA, Acquario di Livorno e università di Pisa che ha visto nel tempo aggregarsi Ispra, l’università di Siena e l’azienda tessile di alta moda Coatyarn nella produzione del tessuto servito per la produzione della rete di pascimento della pianta. Sono stati condotti studi sulla capacità del plancton marino di biodegradare polimeri di PBSA (polibutilene succinato adipato) da impiegare come materiale bioplastico di supporto per il reimpianto di talee di Posidonia oceanica su fondali marini compromessi».
I risultati, che sono stati oggetto di una tesi di laurea sperimentale condotta nel laboratorio Ispra di tossicogenomica e biologia funzionale del plancton di Livorno ed i dipartimenti di biologia e di ingegneria civile ed industriale, «Hanno portato all’isolamento di ceppi batterici e fungini da plancton marino allevato da oltre 12 anni nei laboratori Ispra, capaci di degradare completamente i granuli di PBSA, dopo 3 mesi di incubazione – spiega ancora Ispra – I ceppi batterici e fungini identificati a livello di genere mediante metagenomica, sono in fase di ulteriore caratterizzazione tassonomica e le promettenti performance degradative saranno testate anche su altri polimeri recalcitranti alla degradazione e comunemente commercializzati, aprendo nuove prospettive nei campi della circular e blue economy».
Attualmente Ispra ha isolato il fungo che si nutre del nostro biopolimero e anche i batteri presenti su alcuni copepodi in grado di degradare il materiale. Contemporaneamente l’università di Siena ha testato la genotossicità del PBSA sulle cellule umane e di delfino. Come ha spiegato la professoressa Letizia Marsili dell’università di Siena: «Sebbene siano biopolimeri di origine naturale, prima del loro utilizzo massivo in mare, si vuole escludere qualunque rischio di potenziale nocività sull’ambiente».
ASA sottolinea di essersi posta «Il problema di salvaguardare le praterie di Posidonia oceanica (una delle maggiori fonti di ossigeno del pianeta) all’Elba, in corrispondenza della posa delle condotte di carico e restituzione del dissalatore a osmosi inversa di Lido di Capoliveri. Nel marzo 2017, sotto la supervisione scientifica del Prof. Francesco Cinelli venivano installati sul fondale del Golfo Stella (Isola D’Elba) a 12 metri sotto il livello del mare dei supporti in grado di resistere all’energia del moto ondoso capaci di ricucire e arrestare il diradarsi delle praterie stesse. E’ infatti in corso, negli ultimi 50 anni, un arretramento delle praterie verso il largo a causa della pressione antropica rappresentata dalle attività umane, principalmente pesca e ormeggi delle barche. Individuata la struttura resistente la sfida divenne quella di sostituire le reti in materiale plastico con biopolimeri in grado di decomporsi naturalmente in acqua mare. Dopo 4 anni di sperimentazione in mare, presso l’Acquario di Livorno e nei laboratori di ingegneria chimica si è finalmente individuata una coppia di materiali (un polidrossialcanoato ed un polibutilsuccinato coadipato) in grado di poter essere utilizzati ai nostri fini. Decisivo l’intervento della ditta Coatyarn la quale, rivestendo un filo di fibra di vetro con PBSA, è riuscita a estrudere e poi magliare la rete. Oggi è così disponibile per tutti gli interventi di ripristino e ricucitura sui fondali marini, un modello applicativo e un materiale altamente innovativo e performante da tenere presente ogniqualvolta sia necessario intervenire sul fondo del mare ad esempio nelle operazioni di posa di cavi e condotte sottomarine».
L’incontro è stato anche l’occasione per ricordare i lavori in corso del dissalatore dell’Isola d’Elba che vedono ancora l’opposizione di un comitato di cittadini e del Comune di Capoliveri ASA ha ricordato che sul tema della dissalazione «Qualche giorno fa, già il ministro Pichetto Fratin ha dichiarato essere una delle soluzioni che saranno adottate dall’Italia per contrastare la siccità sempre crescente e l’emergenza idrica ricorrente in questi anni, dovute entrambe al cambiamento climatico in corso. Un argomento di grande importanza per la messa in sicurezza delle zone costiere e delle isole in tutto il territorio nazionale».
Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana, si è complimentato con i ricercatori per il magnifico lavoro svolto che apre nuove prospettive per la tutela della Posidonia oceanica e, dopo aver ricordato che questo risultato è anche il frutto delle misure di mitigazione che Legambiente Arcipelago Toscano aveva chiesto fin dalle sue prime osservazioni sul progetto del dissalatore ad ASA, ha invitato ASA, l’Autorità Idrica Toscana e gli scienziati a presentare i risultati dello studio anche all’isola d’Elba in un’iniziativa di informazione e confronto.
da greenreport.it