Continuano gli sforzi della popolazione elbana per ottenere misure urgenti volte a ripristinare l’equilibrio compromesso nel fragile ecosistema insulare. Avviato l’iter per lo studio di fattibilità del piano di contenimento e, dopo il riconoscimento regionale dello status di area non vocata al cinghiale, l’Elba è in attesa di una risposta ulteriore da parte della Regione sull’approvazione del piano di contenimento della specie alloctona-muflone, previa approvazione dell’organismo ministeriale ISPRA.
Sono i pachidermici tempi della burocrazia ma non solo a rappresentare gli ostacoli maggiori alla tutela della biodiversità del nostro territorio.
Tutta la zona Nord-Ovest e quindi la Costa del Sole, vanto del turismo balneare isolano, risentono drammaticamente del degrado ambientale ed igienico-sanitario, conseguenze della infausta importazione di fauna non autoctona in un fragile microcosmo quale quello di un’isola.
Si assiste da anni con impotenza alle devastanti incursioni di un numero apocalittico di mufloni e cinghiali su intere aree montane,collinari e costiere.
Un territorio già martoriato a volte da un vistoso e disarmonico consumo del suolo -in zone una volta coperte di vegetazione, subisce il colpo finale di un dissesto geologico dovuto alla presenza di specie animali che abbisognerebbero di habitat più estesi e regimati.
La popolazione locale -peraltro continuamente esposta a pericoli e ostacoli nella viabilità- é stata testimone del dileguamento in pochi decenni d’intere specie floreali e fungine (indicatori un tempo della integrità del nostro ecosistema) oltreché del danneggiamento irreversibile di patrimoni etnoantropologici (come, ad esempio, i muri a secco, funzionali alla produzione del vino, delle castagne, del noce, del carbone).
Interventi urgenti si impongono dunque come improcrastinabili nel rispetto dell’armoniosa convivenza tra specie diverse.
Giordano Berti