Fortunatamente quando un mio amico mi ha inviato lo “screenshot” di un post stavo sorseggiando un bichiere di vino, che mi ha rilassato e permesso di sopire abbastanza velocemente l’incazzatura e di azzittire i bassi istinti verbali e fisici che subito avevano preso il sopravvento. Sono quindi in grado di scrivere in merito al “messaggio con foto” in maniera educata e verbalmente sostenibile.
Dovendola descrivere, nella migliore delle ipotesi si direbbe che lei è un ossimoro vivente. Ha presente l’ossimoro? È una figura retorica che accosta in una stessa frase concetti contrari, ad esempio il noto “silenzio assordante” o “ghiaccio bollente”. A volerle bene, ripeto.
Evidentemente è stata/o ospite di questa terra e ne ha potuto apprezzare la bellezza e pure l’ospitalità, stando a quanto si legge nelle sue poche righe. Sa, i posti belli sono tali per due ragioni: la prima è una sfacciata fortuna per cui la Natura nel corso dell’evoluzione ha plasmato un territorio secondo canoni di bellezza formidabili; la seconda è che l’essere umano non ha rovinato, o non è riuscito a deturpare tale stupefacente risultato naturale.
Ora, se lei vede una bella collina piena di erbe e fiori, per ringraziare di cotanta bellezza decide di darle fuoco? Sa, perché essiccare una stella marina ha esattamente lo stesso senso.
All’Elba transitano centinaia di migliaia di turisti nel corso dell’anno, non ci sarebbero abbastanza stelle marine da essiccare se ognuno di essi si comportasse come lei. Ma che vuol dire, sta probabilmente pensando, il mare sarebbe sempre lì, pronto a farci sguazzare contenti e felici. E poi, che vuoi che sia una stella marina.
No, non funziona così. Ogni tassello è incastonato precisamente nel quadro generale e contribuisce a quella magnificenza della Natura che dice di ammirare. Si chiama Biodiversità e qui, sa, facciamo davvero molto per conservarla.
Noi ci arrabbiamo persino quando un turista si porta via un po’ di sabbia o un ciotolo modellato dal mare. Figuriamoci un animale, men che meno se non edibile (quello pescato da suo figlio si chiama Echinaster sepositus).
Non si confonda, questo non è estremismo naturalista. Qui ci sono pescatori che quotidianamente pescano pesce, ad esempio. Ma lo fanno seguendo regole tali da non intaccare la catena trofica che si è instaurata. Qui non ci sono estremisti, ma gente che ama il proprio territorio e, a quanto pare, deve difenderlo da gente come lei.
Che dire poi del “fortunatamente”? Intendeva dire “in modo quasi casuale”, magari mentre suo figlio osservava il fondale con la maschera, oppure “per fortuna”, a intendere che stava quasi tornando a casa con le pive nel sacco quando, ecco, finalmente un trofeo?
Nel primo caso, concorda quindi che le stelle marine qui non sono poi così numerose. Pertanto ragioni sul fatto che il bambino che osserverà quello stesso fondale dopo il passaggio di suo figlio, non potrà vedere quella stella marina e difficilmente ne vedrà un’altra.
Nel secondo caso, dovrebbe meditare sulla necessità e sull’opportunità dei trofei, in generale.
Mi si potrà dire che sto scrivendo di un’inezia in confronto ai veri problemi di ogni giorno. Certo, se uno sta male è molto peggio. Ma, mi creda, non sono mai abbastanza le parole spese per la Natura.
Consigli su come essiccare la stella non ne ho e se li avessi manco glieli darei. Ma una cosa le posso insegnare in modo che a sua volta la spieghi a suo figlio. La prossima volta che vede una stella marina, la osservi senza portarla via. La può toccare e, con attenzione, persino staccare dal fondale, ma non va fatta uscire dall’acqua perché altrimenti è quasi certo che subisca una sorta di embolia, causata dalla presenza di un forellino al centro del suo dorso (foro aborale), che precluderebbe il funzionamento del suo articolato circuito idraulico.
Concludo con un ulteriore consiglio. Se tornerà qui, un giorno vada al mare a Chiessi. Non importa se in estate o in inverno, lì troverà sempre Pierluigi a nuotare. Di mestiere fa il Messaggero del Mare e le potrà spiegare tante cose, come fa ogni giorno con i bambini, a cui insegna ad esempio a riportare al largo le meduse che si spiaggerebbero, invece di pescarle con i retini per poi sotterrarle nella sabbia. Perché, che ci creda o no, anche quelle noiose e urticanti meduse sono un tassello del nostro quadro meraviglioso.
Marco Sartore