Nonostante il clamore sollevato dal mega-yacht delle sceicco e ministro degli esteri degli Emirati Arabi Uniti Abdullah bin Zayed Al Nahyan di Abu Dhabi che pochi giorni fa ha scorrazzato con le sue imbarcazioni a bordo nel mare protetto di Giannutri – anche in zona 1 del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano - l’assalto all’isola più meridionle dell’Arcipelago Toscano continua.
Come già denunciato da Legambiente il 23 luglio scorso, anche il 29 luglio e il 30 luglio, a Punta Secca e a Punta Ischiaiola una grossa imbarcazione di un diving si ancorava a 15 metri dalla costa buttando la seconda ancora di poppa sul fondale roccioso a 1 metro di profondità. Ricordiamo che siamo in zona 2 del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e che la sosta per i diving è permessa solo attraverso la prenotazione dietro pagamento, di una delle boe gialle del campo boe predisposto dal Parco nazionale proprio per loro. Altri 2 diving si ancoravano nei pressi della secca che dà il nome alla cala, a pochi metri dalla boa gialla, senza però utilizzarla, bensì buttando la seconda ancora sulla secca su un fondale roccioso di 1,5 metri di profondità. Diverse altre barche di privati ancoravano liberamente a meno di 100 metri dalle rocce emerse.
Ricordiamo ancora una volta che questo tipo di ancoraggio è totalmente illegale e molto dannoso perché distrugge i fondali. Purtroppo a Giannutri, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano ci si continua ad ancorare in questo modo. Ci si ancorava così prima dell’istituzione del Parco Nazionale nel 1996 e lo si è continuato a fare anche dopo. Mai nulla è cambiato come testimoniano le decine di denunce fatte da Legambiente in questi anni e anche in questi ultimi giorni. Anche questa volta abbiamo segnalato tutto alla Capitaneria di Porto Santo Stefano ma non sappiamo se è riuscita ad intervenire.
Eppure non ci vorrebbe molto per controllare la zona 2 del Parco Nazionale, in particolare le zone maggiormente frequentate come Punta Secca e Cala Ischiaiola. Basterebbe che il Parco Nazionale si dotasse di telecamere così come sono presenti nella zona 1 a tutela integrale, in modo tale che la Capitaneria di Porto possa sanzionare le imbarcazioni senza neanche intervenire ma solo prendendo le foto dalle telecamere. Oppure si potrebbe dotare la Capitaneria di un mezzo navale per il controllo continuo dell’isola di Giannutri che soprattutto nel periodo estivo, tutti i giorni viene presa d’assalto. Nei Paesi seri che difendono davvero il mare che hanno deciso di proteggere con un Decreto del Presidente della Reubblica si fa così. O ancora, se non ci fono le forze sufficienti a mare, si potrebbero fotografare da terra chi non rispetta le regole a Punta Secca e altrove e poi mandare tutto alla Capitaneria per la sanzione.
Di fronte a questo assalto incivile e fuori legge ci chiediamo perché lo Stato che deve proteggere il mare di Giannutri secondo gli impegni che si è preso con il Parlamento, l’Unione europea e la Comunità internazionale continui a permettere che nel mare di Giannutri l’illegalità e l’inciviltà regnino sovrane.
Chiediamo anche al Parco e al ministero dell’ambiente perché non venga realizzato in zona 2 un campo boe per tutte le barche affinché non ci si possa più ancorare liberamente buttando l’ancora sulla prateria di posidonia oceanica.
Al ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin vorremmo, invece, chiedere, se intende raggiungere il 30% di mare protetto italiano entro il 2030 in questo modo cioè istituendo Parchi Marini presenti solo sulla carta dove ogni tipo di illecito può essere perpetrato, violando non solo le norme del Parco ma addirittura quelle che valgono al di fuori di un’area protetta.