Nella giornata di martedì 3 ottobre un piccolo gruppo di ardeidi, una decina di esemplari che comprendevano un airone bianco maggiore insieme a un gruppetto di aironi guardabuoi è stato documentato a ridosso della Darsena di Augusto o “Darsenetta”, nei pressi dell'abitato di Pianosa, nel Parco Nazionale Arcipelago Toscano.
Gli animali riposavano presso la piccola laguna caratterizzata da acque basse, già sede di antiche peschiere romane, luogo che può offrire un po' di tranquillità e al contempo ristoro. L'airone bianco maggiore svettava tra i suoi compagni di viaggio di minore dimensione.
Non sarebbe la prima volta che negli ultimi anni questi ardeidi sono stati documentati in questo luogo o anche lungo la vicina spiaggia di Cala Giovanna, soprattutto nei periodi collegati alle stagioni di spostamento e migrazione.
Antonello Marchese
Guida ambientale e turistica. Guida ufficiale del Parco Nazionale Arcipelago Toscano. Fotografo di Natura. Promotore dell’azione Elba Foto Natura, nell’ambito dei progetti della Carta Europea per il Turismo Sostenibile per il Parco Nazionale Arcipelago Toscano
Airone guardabuoi e Airone bianco maggiore: un caso di “convergenze parallele”
In Natura può veramente avvenire tutto e il contrario di tutto. Ad esempio, può succedere che un piccolo airone africano salti giù dalla groppa di bufali ed elefanti, attraversi il mare e, piano piano, prenda possesso delle nostre zone umide ma anche dei campi coltivati e persino delle periferie delle città. Nel mentre può accadere che un grande e bianco airone nordico, che ha nella fredda Russia la sua roccaforte, piano piano conquisti territori su territori verso sud ovest, arrivando anche in Italia.
Questa è la storia di due aironi apparentemente simili, entrambi bianchi candidi, ma di dimensioni e abitudini piuttosto diverse.
Primo trucco; l’adattabilità. L’Airone guardabuoi ha applicato un suo comportamento peculiare, quello di seguire i movimenti dei grandi erbivori, compresi gli elefanti, camminandogli letteralmente tra i piedi per sorprendere gli insetti e i piccoli vertebrati fuggiti allo scoperto, semplicemente sostituendo gnu e zebre con trattori e altre macchine agricole. L’Airone bianco maggiore ha scoperto che svernare nelle pianure italiane, sempre più monotone e povere di siepi e fossati, equivaleva a svernare nelle dure pianure nordiche, con la differenza, non da poco, di non dover temere il gelo che trasforma i campi in lastre di ghiaccio prive di cibo. Le povere arvicole, quelle non “arate” da mezzi sempre più potenti e non (ancora) avvelenate dai rodenticidi che insaporiscono le nostre verdure non trovano scampo e nascondiglio, in quel piattume senza ombra.
Secondo trucco: gli esploratori. Intere porzioni delle popolazioni di aironi non sono riproduttive e non fanno altro che esplorare, girovagare in cerca di nuovi territori fruibili. La maggior parte di questi contingenti di esploratori fa una brutta fine, la minoranza vince un futuro migliore in territori nuovi e liberi da concorrenza.
Poi ci si è messa la scimmia nuda, l’uomo, che ha reso climaticamente “africane” intere porzioni di continente europeo, che ha introdotto il Gambero della Louisiana che distrutto interi ecosistemi ma è anche entrato di prepotenza nella catena alimentare degli aironi garantendo loro cibo in abbondanza e infine, sempre lei, la scimmia nuda, ha banalizzato così tanto le campagne, annientando siepi e boschetti, da rendere lo scovare anfibi e piccoli mammiferi un gioco da ex cavalcatori di elefanti e da ex bolscevichi provenienti dalle fredde pianure del nordest. En passant, ancora lei, la scimmia nuda, ha introdotto rettili, anfibi, pesci e crostacei alloctoni annientando la fauna ittica autoctona di fatto favorendo due o tre specie dominanti, ma la colpa dell’impoverimento del pescato è ricaduta e ricade, ohibò, proprio sugli aironi. Ma questa è un’altra storia…
Fatto sta che due specie che agli inizi della mia “carriera” di birdwatcher erano autentiche chimere, rarissime e introvabili (ricordo ancora il mio primo Airone bianco maggiore, che andai fino nel Lazio pur di vederlo...), adesso sono così frequenti e comuni che manco più ci fai caso. E nelle pianure del nord Italia, sempre più numerosi, sfidano gli inverni resi imbelli dal cambiamento climatico fondano nuove popolazioni e conquistano nuovi territori. Magari, un giorno, nidificheranno pure nella nostra Isola d’Elba, un modo lo troveranno. Scommettiamo?
Giorgio Paesani - Ornitologo