Dal nido che sembrava non esserci stato di Fetovaia, l’ottavo individuato all’Isola d’Elba in questa straordinaria stagione riproduttiva, sono uscite almeno altre 11 tartarughine marine.
Intorno alle 7 di stamattina le volontarie di Legambiente hanno infatti scoperto che la tartarughina trovata in difficoltà ieri notte, attratta dalle luci verso l’entroterra, aveva evidentemente lasciato fratelli e sorelle nido, ad aspettare che l’ormai fredda sabbia si riscaldasse un po’.
Questo nido tardivo, la cui “maturazione” si è prolungata per oltre 70 giorni, sarà importante per capire il comportamento di questi piccoli e antichissimi rettili marini che, per sfuggire al riscaldamento globale, affrontano condizioni di temperature per loro inusuali.
Alcune tartarughine hanno raggiunto il mare abbastanza lentamente ma con fare deciso, altre si sono disperse sulla spiaggia disorientate, due sono purtroppo finite sotto le assi di un cantiere balneare abbandonato e i volontari del Cigno Verde hanno faticato non poco a recuperarle e salvarle da una morte certa.
Un paio di esemplari dopo l’uscita dal nido erano poco vitali.
La schiusa tardiva di Fetovaia e la modalità di ritrovamento delle tartarughine e dal nido sono anche la dimostrazione che la macchina di ricerca e vigilanza andrà ulteriormente migliorata per adattarsi alle nuove abitudini delle Caretta caretta e l’addestramento di un cane “da tartarughe” come Tito anche all’Elba permetterà davvero di capire se la nidificazione c’è stata o meno e permetterà di programmare meglio le successive attività.
Se le tartarughine marine dell’Elba sono pioniere di un clima e di un mare che cambiano molto rapidamente, anche l’Isola delle tartarughe dovrà adeguarsi per accogliere e salvare queste nuove ospiti messaggere di resilienza e speranza.
Nel caso di ritrovamento di tartarughine marine sulla spiaggia, Legambiente invita tutti ad avvisare la Capitaneria di Porto e i volontari, a non avvicinarsi troppo ai piccoli rettili marini e a di tenere assolutamente i cani al guinzaglio.