La pernice rossa (Alectoris rufa) è un galliforme distribuito attraverso un’ampia porzione di Europa compresa tra la Penisola Iberica e l’Italia nord-occidentale, incluse le isole Baleari, la Corsica e l’Arcipelago Toscano. Specie cacciabile, è listata come Quasi Minacciata dall’International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources ed inserita nella Direttiva Habitat e nella Convenzione di Berna.
In conservazione animale, le perdite di diversità microbica associata ad un ospite sono considerate una seria minaccia per le popolazioni selvatiche.
Il microbioma è infatti riconosciuto come una componente essenziale della gestione di una risorsa naturale dal momento che, ad esempio, le differenze nella comunità batterica del tratto gastrointestinale possono influenzare significativamente la salute e la riproduzione individuale interagendo non solo con la nutrizione ma anche con la fisiologia e il sistema immunitario di un animale.
I microbi simbionti possono svolgere un ruolo fondamentale nella digestione, nel soddisfare specifici requisiti nutrizionali e nella protezione contro gli agenti patogeni. Perturbazioni delle comunità microbiche sono spesso associate a un disturbo di salute e possono comportare un declino significativo sia del tasso di sopravvivenza che della forma fisica dell’ospite. Tra i vertebrati, il microbioma intestinale è molto meno studiato negli uccelli che nei mammiferi.
Il Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa si occupa della pernice rossa fin dal 2002. Negli ultimi anni ha intensificato l’investigazione della popolazione residente all’Isola d’Elba – nel nostro Paese quella con la più lunga storia naturale e attualmente l’unica con un’origine non legata a rilasci di tipo venatorio – tramite approcci genomici oltre che genetico-molecolari (letteratura citata in calce a questo testo).
Grazie anche al supporto finanziario della Fondazione Isola d’Elba Onlus, sono stati adesso conseguiti nuovi risultati relativi alla caratterizzazione genetica del microbioma intestinale delle pernici rosse elbane. I dati sono raccolti in una pubblicazione (Wild Avian Gut Microbiome at a Small Spatial Scale: A Study from a Mediterranean Island Population of Alectoris rufa), apparsa sulla rivista scientifica internazionale Animals. Questa ricerca rappresenta non soltanto una delle poche descrizioni comparative ed intraspecifiche dei microbiomi di uccelli selvatici non passeriformi, ma anche il primo studio in assoluto del microbioma nel genere Alectoris ed in Alectoris rufa in particolare.
Sono state investigate le pernici dei siti di Pietra Murata e Monte San Bartolomeo sul versante occidentale e Cima del Monte su quello orientale dell’Elba, tutti collocati entro i confini del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Sulla base di feci raccolte a terra secondo un protocollo teso a limitare al massimo la contaminazione ambientale e l’influenza di fattori abiotici e biotici legati alle aree investigate (campionamento in pari condizioni di habitat, stagione, orario del giorno, altitudine, temperatura, età delle feci, etc.), e sebbene la maggior parte dei batteri identificati (Firmicutes, Actinobacteria, Proteobacteria, e Bacteroidetes) siano gli stessi tra i diversi siti, abbiamo riscontrato differenze significative tra le sottopopolazioni occidentale e orientale per composizione e diversità microbica.
Le pernici del versante occidentale hanno mostrato un più elevato numero di phyla ed una distribuzione più omogenea di quelli più rappresentati. Viceversa, Firmicutes è risultato il più abbondante ad oriente, con il genere Lactobacillus particolarmente diffuso.
Questo risultato potrebbe essere correlato a bisogni fisiologici individuali localmente divergenti (legati anche alle differenti condizioni climatiche) e/o alla diversa intensità tra i due versanti dell’Elba – più elevata ad oriente – dei rilasci occorsi in passato di uccelli allevati in cattività.
Complessivamente, le comunità microbiche si sono rivelate più strettamente associate ad ogni sottopopolazione che ai singoli siti di campionamento (ovest), un risultato in linea con la divergenza significativa riscontrata tra le pernici elbane residenti sui due opposti versanti nel corso di studi svolti sempre a Pisa impiegando marcatori genetici nucleari e mitocondriali.
Pertanto, anche lo studio del microbioma intestinale suggerisce che le due sottopopolazioni dovrebbero essere gestite come management units distinte per evitare perdite e/o significativa omogeneizzazione delle locali comunità microbiche associate alle pernici rosse, a conferma di un’indipendenza demografica evidente tra i volatili dei due versanti dell’isola.
La popolazione elbana, in conclusione, potrà adesso essere utilizzata come riferimento in studi volti ad esplorare il microbioma intestinale della specie A. rufa. Un confronto con le più importanti popolazioni allevate in Italia sarebbe utile per i gestori ex situ, ad esempio, per comprendere meglio l’effetto della fornitura preventiva di antimicrobici e coccidiostatici agli uccelli in cattività prima del loro rilascio in natura.
Parimenti, comparare il microbioma intestinale della pernice autoctona elbana con quello di soggetti introdotti in Italia continentale sarebbe altrettanto auspicabile dal momento che l’importazione di pernici è un dato di fatto in tutto il range di distribuzione della specie.
Filippo Barbanera
Professore Associato in Zoologia, Dipartimento di Biologia, Università di Pisa
Riferimenti bibliografici per genetica e genomica della pernice rossa elbana
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