E’ stato un successo il partecipato e denso workshop “Dall’isola delle tartarughe all’Elba amica delle tartarughe” organizzato da Legambiente e Parco Nazionale Arcipelago Toscano e dal progetto europeo LIFE TurtleNest, coordinato da Legambiente nazionale e che vede la partecipazione di Arpat, Beta, CestMed, Ente Nazionale della Cinofilia Italiana- ENCI, ISPRA, Regioni Campania, Lazio e Puglia, Università La Sapienza Roma, Stazione Zoologica Anton Dohrn e Universitat de Barcelona.
L’8 marzo alla Gattaia a Portoferraio una sessantina di persone hanno partecipato a 4 ore e mezza di una vera e propria lezione tecnico/scientifica a più voci iniziata da Isa Tonso, responsabile progetto Tartarughe Arcipelago Toscano che ha raccontato le attività delle volontarie e dei volontari di Legambiente alla ricerca estiva delle tracce delle tartarughe marine – e poi a tutela delle nidificazioni e delle nascite - e delle difficoltà che trovano durante quella che è diventata una grande rete di citizen science che ga coinvolto oltre 150 volontarie/i e istituzioni, operatori balneari, università e mondo dell’informazione.
Una rete i cui meccanismi sono stati ricordati dal Comandante della Capitaneria di Porto di Portoferraio Santo Altavilla che ha illustrato le modalità di comunicazione della presenza di tartarughe marine e di possibili nidificazioni e i compiti della Capitaneria di porto nella tutela delle tartarughe marine e della biodiversità, sempre in stretta collaborazione con Arpat e volontari.
Una rete che all’Elba e nelle altre isole vede protagonista anche il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano che con il suo Direttore, Maurizio Burlando, ha evidenziato l’evoluzione del progetto tartarughe marine che vede insieme Parco e Legambiente, il forte impatto delle nidificazioni sulla conoscenza della biodiversità e dei problemi ambientali del nostro mare da parte do residenti e turisti. Burlando ha confermato il prosieguo della collaborazione con Legambiente e TurtleNest e la prossima pubblicazione di un silent book illustrato sulle tartarughe marine nell’Arcipelago Toscano.
Antonio Milley e Cecilia Mancusi di Arpat hanno parlato del lavoro dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale per monitorare e difendere la biodiversità marina e di quanto quel che sta avvenendo all’Elba con le nidificazioni record del 2023 rappresenti anche per ARPAT una grande occasione di studio e di raccolta di dati preziosi sulla salute del mare e delle coste, un lavoro che non sarebbe possibile senza l’impegno quotidiano dei volontari/e che vedono all’Elba una dei migliori esempi di organizzazione.
Un impegno riconosciuto anche da Valentina Mennona dell’Osservatorio toscano per la biodiversità che ha parlato della storia e dei compiti dell’Otb e di quanto la citizen science e la diffusione della connoscenza sui cetacei e le tartarughe marine siano elementi sempre più importanti per la Regione, anche come elemento di qualità turistica della costa e delle isole toscane.
Marco Alberto Luca Zuffi, erpetologo del Museo di Storia Naturale di Calci è poi entrato nel vivo del tema scientifico della serata di studio e confronto: la difficoltà di nidificazione e riproduzione delle tartarughe marine Caretta caretta riscontrate nell’anno record del 2023. Zuffi ha sottolineato i due maggiori rischi per la nidificazione delle madri e per la nascita dei piccoli di tartaruga marina: l’inquinamento luminoso e la pulizia e la e la riprofilatura delle spiagge con mezzi meccanici pesanti, ma anche il riscaldamento climatico che sta provocando la femminilizzazione delle tartarughe marine e il loro spostamento alla ricerca di siti di nidificazione più freschi nel Mediterraneo nord-occidentale e quindi anche all’Isola d’Elba.
Tematiche riprese da Letizia Marsili professoressa al Dipartimento Scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’università di Siena che ha affrontato il tema della contaminazione ambientale illustrando anche i risultati di un nuovo e importante studio su alcune nidificazioni della costa toscana prospicente l’Isola d’Elba dal quale emergono sia il trasferimento degli inquinanti da mamma tartaruga alle uova che possono compromettere il successo riproduttivo, sia la presenza di inquinanti nella sabbia usata nei ripascimenti che può avere un effetto devastante sula schiusa.
Elena Maggi, professoressa associata del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa ha parlato dell’altro problema: quello dell’inquinamento luminoso notturno degli ambienti marini costieri e martini, illustrando sia la percezione della luce delle tartarughe marine e di altri animali – in particolare lo spettro luminoso che confonde e infastidisce le tartarughe marine - , sia cosa chiede l’Unione europea all’Italia per attenuare questo inquinamento luminoso marino.
E le possibili soluzioni sono state presentate da Fulvio Maffucci, tecnologo del Dipartimento di Conservazione Animali Marini e Public Engagement della Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN) che ha raccontato di cosa stia facendo LIFE TurtleNest per cambiare l’illuminazione costiera in alcune località pilota e per renderle turtle friendly utilizzando lampade Led con una luce diversa da quella bianca e con altri accorgimenti. Un progetto che vede già coinvolti Comuni e operatori balneari e turistici e che Legambiente Arcipelago Toscano chiede di estendere anche all’Elba, insieme a una pulizia meno invasiva degli arenili, inserendo l’obbligo di una gestione ambientalmente sostenibile delle spiagge nei prossimi bandi per il rinnovo delle concessioni balneari.
Un invito ripreso anche da Antonino Morabito, responsabile nazionale Cites e benessere animale, Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità Legambiente Nazionale, che ha illustrato il progetto TurtleNest e l’impegno di Legambiente per le tartarughe marine, sottolineando che senza la rete dei volontari questa gigantesca avventura scientifica in difesa del mare e della biodiversità non sarebbe possibile ma anche che il boom delle nidificazioni delle tartarughe marine ci pone di fronte al un problema derivante da un successo della conservazione di una specie: la corsa delle tartarughe per sfuggire al riscaldamento globale, la scarsità di risorse marine e l’inquinamento e l’erosione costiera. Morabito ha anche parlato della prossima definizione di un protocollo di intervento per i cani dell’Ente Nazionale della Cinofilia Italiana- ENCI che, con il loro fiuto, dalla prossima estate assisteranno i volontari nell’individuazione dei nidi di tartarughe marine.
Tutti temi ricordati nelle sue conclusioni dal presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri che, dopo aver ringraziato le volontarie e i volontari di Legambiente per i il lavoro di tutela e informazione fatto dal 2017 ad oggi, ha confermato l’impegno del Parco per le tartarughe e sottolineato che anche il nuovo Piano del Parco ha preso atto di questa nuova presenza sulle nostre spiagge, puntando a una maggiore tutela delle nidificazioni.
Una serata molto impegnativa che si è conclusa in modo conviviale con un Tartaperitivo dell’8 marzo, per festeggiare le tartarughe e le volontarie che se ne prendono cura e che è stato anche l’occasione per approfondire i temi discussi e, per molti, per iscriversi o re-iscriversi a Legambiente Arcipelago Toscano che sta avendo un record di nuovi soci.
La mattina del 9 marzo, la teoria è stata messa in pratica al Centro di Educazione Ambientale Dune di Lacona con un corso di formazione per volontarie e volontari, su come riconoscere le tracce di tartaruga marina, tutela delle tartarughe nidificanti, sorveglianza dei nidi e della schiusa, tenuto da Isa Tonso, , Marco Alberto Luca Zuffi e Cecilia Mancusi e che ha visto la presenza numerosa di volontari/e esperti e di molti nuovi, il che fa ben sperare per la prossima stagione estiva.