In questa estate calda, tra temperature dell’aria e del mare insolitamente più alte di 2 o 3 gradi rispetto alla norma e, probabilmente dovute al cambiamento climatico in atto, il mio pensiero è andato alla parola “tropico” che, appunto, significa passaggio; il tropico è geograficamente il luogo dove, una volta l’anno, il sole inverte la sua corsa in cielo; cioè “cambia percorso”. Tutto nel mondo è movimento, trasformazione continua e l’uomo ha introdotto il termine “entropia” per individuare cosa è insito in una trasformazione. Formulato nell’800 dal polacco Clausius (nonostante il nome latineggiante), l’entropia, spauracchio di molti allievi, era scaturita dagli studi sulla “termodinamica”, scienza alla quale ha contribuito molto il genio, militare, matematico, ingegnere Nicolas Leonard Sadi Carnot il cui legame con l’Elba, arrampicandosi sugli specchi, è dovuto al fatto di essere stato un fervente seguace di Napoleone. Figlio di Lazare Nicolas Marguerite Carnot, generale, matematico, ministro dell’interno durante la Rivoluzione (chi non ricorda in trigonometria il teorema di Carnot), nel 1824 , a 28 anni, scrisse : “Reflexions sur la puissance motrice du feu et sur le machines propres a developper cette puissance”, testo che è alla base della scienza fondamentale per capire cosa accade nei motori termici che hanno invaso il mondo e non solo. Il secondo principio della termodinamica porta il suo nome.
Una parentesi; mi ha sempre incuriosito il suo terzo nome Sadi, non c’è nessun Santo! Suo padre , era il periodo delle frequentazioni orientali dell’esercito francese a seguito della campagna d’Egitto, era ammiratore di un poeta medievale persiano: Sa’di il cui libro, che ho letto, “Il roseto” è un insieme di saggi precetti esistenziali.
Dopo la caduta di Napoleone, fuggito dalla dorata prigionia elbana e sconfitto a Waterloo, Lazare cadde in disgrazia e fu esiliato in Germania dove morì. Il suo geniale figlio Sadi morì a 33 anni di colera ed i suoi libri furono bruciati con lui per paura di contagio.
Ritornando alla nostra parolaccia “entropia” il suo significato è, quindi, “contenuto nel cambiamento”. In ogni trasformazione che avviene spontaneamente si perde la possibilità di ritornare indietro senza un intervento esterno. Ciò dà una direzionalità al tempo che è stato inventato dal cervello umano per questo! Tutto si svolge in natura con l’impossibilità di ritornare alle condizioni originali.
L’acqua scende spontaneamente dalle montagne e l’energia che si può ricavare (idraulica) non potrà più riportarla al livello iniziale.
Una sorgente di calore (combustibile) la possiamo sfruttare per ottenere lavoro, cedendone una buona parte all’ambiente (è quello che dice Carnot), ma tale lavoro non potrà più riportare il calore ceduto di nuovo alla sorgente originaria.
L’energia si conserva (Lavoisier) ma si “degrada”. Si parla di energia “disordinata” meno pregiata riferendosi ai moti molecolari caotici in un fluido caldo.
Il disordine ci riporta all’uso del termine “entropia” in altri campi come nell’informazione. Mettere in ordine vuol dire impiegare energia! Questo dico a mia figlia quando entro nella sua camera: massima entropia!
Classico è l’esempio della scatola con 20 palline nere e 20 palline bianche separate; agitate la scatola ed esse si mescoleranno casualmente. Provate ,agitando, a separarle di nuovo! Non ci riuscirete più! Qualcuno, un certo Maxwell, inventò un diavoletto per risolvere il problema!
Seguendo tale ragionamento, se l’Universo è isolato, l’irreversibilità, se le leggi sono valide ovunque, porta ad una via via meno possibilità di cambiamento e, quindi, ad una fine dove tutto è uguale: allo stello livello!
Sarà il caldo e a probabili colpi di sole, ma, penso, che la confusione oramai regni anche nell’informazione: chi è italiano e chi non lo è, chi è maschio e chi è femmina.
Tutto ciò non contribuisce ad un aumento di entropia?
Per il passaggio di corrente ci vuole una differenza di potenziale!
Giampaolo Zecchini
Foto di Adriano Locci