E' forse il caso di ragionare un poco "in volgare" sulle potenzialità territoriali di cui ci parla la scoperta degli studiosi dell'Università di Bari, relativa al serbatoio geotermico sussistente nel sottosuolo dell'Elba Orientale.
Mettiamola così: sotto i nostri piedi c'è una gigantesca fonte di energia "pulita" che se sfruttabile e sfruttata potrebbe cambiare e di molto il destino economico-sociale dell'Isola.
Fino ad oggi a proposito di geotermia elbana, si era ragionato delle "acque calde" cavesi, che se captate potevano essere utilizzate ai fini termali o per il teleriscaldamento delle abitazioni in contiguità, ma quello che si ipotizza è qualcosa di molto più importante.
Semplificando in maniera brutale si tratterebbe di realizzare un impianto industriale e strutture che immettano acqua nelle profondità del suolo, che a contatto col "serbatoio geotermico" generi il vapore che condotto in superficie faccia muovere le turbine di generatori elettrici, a ciclo continuo, perché il vapore raffreddandosi tornerebbe allo stato liquido e l'acqua sarebbe reimmessa in profondità. Più o meno se non sbagliamo come accade nelle centrali geotermiche del vicino continente, senza dispersione di alcun gas nocivo all'ambiente.
Non abbiamo - ovviamente - elementi e conoscenze per determinare la quantità di energia che si potrebbe produrre, ma l'impressione è che si potrebbe puntare ad un'autonomia energetica dell'Isola e probabilmente oltre.
Non ci troviamo - come qualche "spiritoso" lettore ha chiosato - ad una "scoperta dell'acqua calda", caso mai si dovrebbe parlare di un ciclopico "fornello" capace di scaldare la "pentola" ben oltre la quarantina di gradi delle note "acque termali del Cavo".
SR
Immagine tratta da https://www.duegradi.eu/news/energia-geotermica/