Andrea Giustino Giusti ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un impressionante video di un blob di canne sminuzzate, fango e rifiuti che nel Fosso della Galea si dirigono verso la Foce a Marina di Campo e di lì in mare. Un lavoro inutile, costoso e dannoso ma che continua ad essere difeso da qualcuno, magari dagli stessi che si lamentano per la posidonia spiaggiata e ne chiedono la rimozione, ma evidentemente non sono interessati a che in mare finisca (e si spiaggi) materiale che viene inutilmente tagliato a terra.
Da anni Legambiente continua a denunciare pubblicamente e agli Enti preposti questi inutili e dannosi interventi che non risolvono il rischio idrogeologico e hanno un fortissimo impatto sulla fauna, come avvenuto proprio nella zona interessata dal blob di canne sminuzzate, dove è stata addirittura cancellata - nonostante le continue proteste e segnalazioni di Legambiente - una piccola zona umida dove nidificavano specie protette come la gallinella d’acqua.
Questa mania di tagliare le canne è così diffusa che Legambiente è dovuta intervenire duramente affinché non si realizzassero più interventi simili nella Zona umida di Mola, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ma il Consorzio di bonifica continua a massacrare nello stesso modo l’altra Zona umida elbana: quella di Schiopparello – Le Prade.
Le immagini che circolano su Facebook ci dicono che si stanno continuando ad utilizzare tecniche vecchie e superate, mentre il Consorzio di bonifica – e i Comuni che non vedono e non sentono – dovrebbero puntare alla rinaturalizzazione, alla sostituzione delle specie di canne infestanti con quelle autoctone e alla creazione, non alla cancellazione, di oasi umide. Ci sarebbero anche i fondi per farlo, a partire da quelli delle nuove direttive europee sulla biodiversità e della Nature restoration law, ma all’Elba sembra fantascienza. Siamo fermi a Blob.