In questi giorni vediamo alla televisione immagini che non avremmo voluto rivedere a così breve distanza di tempo. In Romagna varie città e villaggi sono di nuovo invase dall’acqua come poco più di un anno fa!
A cosa, anche, assistiamo purtroppo? Ad Istituzioni che litigano tra di loro addossandosi reciprocamente le responsabilità dell’accaduto. Penso che sia anche questa situazione che determini l’assenza degli elettori dalle urne. Si sentono esponenti politici che dicono ad altri che vanno a fare le passerelle sui luoghi delle disgrazie e di non dare i finanziamenti richiesti. La controparte risponde che i soldi sono stati dati, ma non è stato fatto niente. La verità? Purtroppo è la realtà dei danni subiti dalla gente che fa le spese di tale situazione.
Io penso che la causa di tutto ciò sia sistemica, cioè nel comportamento di tutti noi che si riflette nella determinazione dell’apparato giuridico-normativo che ci siamo dati. Dipende dalla nostra indole individualistica più che sociale che fa prevalere l’interesse personale, o del gruppo al quale si appartiene , all’interesse della comunità nel suo complesso.
A tal proposito il nostro Giacomo Leopardi aveva fatto puntuali osservazioni nel suo saggio : “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani” (1824) che , penso, possa anche valere ai giorni nostri dopo 200 anni!
Ma entriamo nel merito del problema. Io penso che la causa delle calamità che avvengono ormai così frequentemente ( calcolano circa 1900 in un anno) sia nella mancanza di un assennato controllo del territorio e in una “pastoia” burocratica che ci siamo dati e che impedisce di realizzare opere, necessarie e strategiche ,in un lasso di tempo decente.
Si dà la colpa ai cambiamenti climatici in atto, che, è vero, esistono; ma non è che diminuendo un po’ di CO2 le cose cambieranno subito! Bisogna abituarci a fenomeni periodicamente estremi che ormai da anni avvengono e per chissà quanti anni continueranno. Questo vuol dire che in un territorio possono cadere in 1 o 2 ore 100 mm di pioggia. Sono 100 litri al mq!
Ora, con la grande potenza di calcolo che abbiamo e che avremo sempre di più con la tanto propagandata AI, non possiamo fare dei modelli matematici che simulino cosa potrebbe accadere su di un territorio e, quindi, individuare i punti deboli per poi tempestivamente intervenire? Occorrerebbe definire gli argini e gli alvei dei corsi d’acqua necessari per smaltire le portate d’acqua che affluiranno dal bacino imbrifero insistente su di essi e costruire bacini “polmone” per accumulare l’acqua eccedente. Tali bacini , opportunamente realizzati, potrebbero servire per mitigare il fenomeno della siccità in altri periodi! Un po’ come si fa per regolare la portata delle pompe alternative con le casse d’acqua!
I corsi d’acqua devono, poi, essere puliti insieme ai territori circostanti in modo che non venga giù con l’acqua una “vagonata” di ramaglie che ostruiscono il suo deflusso! Si sono viste, a tal proposito, immagini impressionanti.
Bisogna anche ridimensionare alcuni integralismi ecologici che impediscono il taglio di alcune specie vegetali che causano il suddetto problema.
Poi, per realizzare le opere necessarie per la sicurezza del territorio, bisogna dotarsi di un apparato normativo snello che impedisca il fatto che passano anni prima che un’opera venga realizzata. Questa lungaggine avviene da decenni in Italia sotto qualsiasi governo. Mi ricordo in passato di aver letto spesso di soldi che mandavamo indietro alla CEE per non aver potuto realizzare opere preventivate o , peggio, di soldi spariti per truffe.
A Genova, dopo la tragedia del ponte Morandi, emblema di criminosa assenza di manutenzione, il nuovo ponte San Giorgio è stato realizzato in un anno (due con le opere di smantellamento del precedente ed completamenti successivi per la viabilità). Non si può pensare di usare stesse procedure per opere strategiche per la sicurezza? Si obietterà che in una società dove il tasso delinquenziale non è basso, bisogna cautelarsi con tante “carte” necessarie a limitare abusi. Ma allora bisogna chiudere la “baracca”?
Tutto ciò riguarda anche la nostra isola oggetto di una tremenda alluvione nel 2011 alla quale ho assistito e constatato l’incuria del territorio.
Non si può fare uno studio idrogeologico come accennato sopra, in modo da determinare i punti critici di intervento?
Si sta attuando una sensata manutenzione dei “fossi”?
Ricordiamoci del suddetto 2011!
Giampaolo Zecchini