Dopo il clamore suscitato da un articolo pubblicato da "La Repubblica" gli interventi di Legambiente e Renzo Moschini
Legambiente:
Ieri su un noto quotidiano c’è stato un nuovo intervento sui parchi italiani e sui presunti rischi che li minano. Molto probabilmente il bisogno giornalistico di “scoop”, hanno portato il giornale, al di là delle intenzioni degli stessi ispiratori, a cadere nello scandalismo e nella vera e propria falsificazione della realtà, come quando si parla della moltiplicazione di “doppiette e trivelle” nei parchi, un’eventualità che sfidiamo chiunque a ritrovare in una qualsiasi delle proposte di legge attualmente in discussione. Scandalismo e mistificazione della realtà sono scelte molto controproducenti, che non aiutano a fare chiarezza e soprattutto non aiutano i Parchi a risollevarsi e a pesare di più nella politica nazionale. Piuttosto si getta un’ombra pesante su una discussione incomprensibile per la gente che rischia di rimanere confinata tra gli addetti ai lavori e che certo non aiuta il mondo dei parchi ad uscire dall’asfittica autoreferenzialità di questi anni e a tornare a suscitare passioni e speranze per la gente e le comunità.
La vita dei parchi in questi anni è stata vita complicata e spesso al di sotto delle aspettative e delle necessità che gli obiettivi della 394/91 avevano posto al paese.
Sarà colpa dei troppi tecnicismi che tocca affrontare, ma abbiamo la sensazione che la discussione in atto più che attrarre chi vuole fornire contributi utili a comprendere quali sono le cose da migliorare, cerchi in ogni modo di allontanare la “gente” dalla comprensione delle cose e dalla partecipazione. Si finisce così per rinchiudersi in posizioni ideologiche e in semplicistiche prese di posizione per schierarsi pro o contro la revisione della 394, che d’improvviso sembra essere diventata la madre di tutti i problemi o, all’opposto, l’unica salvifica speranza di soluzione di tutti i mali.
La realtà che si sta configurando è invece molto triste. Da un lato si dà voce e ascolto solo a chi grida di più sull’intangibilità della legge 394/91, dall’altro il massimo dell’attenzione che la politica pone è limitata ai Senatori che discutono nella stanza della Commissione Ambiente del Senato.
Non ne possiamo più di questa situazione. Noi ci stiamo sforzando di fornire strumenti e proposte comprensibili a tutti (cittadini, operatori economici e sociali, amministratori, politici, etc..) in modo che ognuno possa partecipare alla discussione per fornire il proprio contributo per migliorare il ruolo e la funzione dei parchi nel nostro Paese.
La questione è troppo seria per essere trattata con superficialità. Ed è incomprensibile che su questo argomento né il Ministero né le Regioni abbiano colto la necessità di aprire una discussione pubblica e trasparente in un dibattito popolare che deve coinvolgere tutti i soggetti interessati su come procedere alla ovvia e necessaria manutenzione della legge.
Perché una cosa è abbastanza chiara: sebbene la 394/91 sia stata una buona legge, è indiscutibile che gli anni passati dimostrano l’opportunità di una sua revisione. Una necessità manifestata da più parti ed a più riprese in questi 22 anni di applicazione per migliorarla in alcuni punti, renderla più efficace nel perseguire gli obiettivi di tutela della biodiversità e sviluppo sostenibile delle aree protette. Quando parliamo di aggiornare la 394 pensiamo in particolare a:
- superare gli eccessi discrezionali dei Ministri nella scelta dei presidenti e far dimenticare le brutte pagine dei ripetuti commissariamenti;
- intervenire nello snellimento delle procedure di adozione dei piani dei parchi e di altri strumenti strategici;
- ridurre l’impatto negativo delle specie aliene/invasive sulla conservazione della biodiversità;
- migliorare i rapporti e definire nuove funzioni tra Ente e Comunità del parco;
- riconoscere ai Parchi la funzione di tutela del paesaggio;
- individuare nuove forme di finanziamento aggiuntivo valorizzando il contributo in termini di servizi ecosistemici che offrono le aree protette;
- individuare nuove forme di partecipazione dei cittadini alla vita dei parchi;
- aggiornare la governance dei consigli direttivi garantendo una più ampia partecipazione;
- ricondurre la gestione dell’ecosistema mare e dei siti della rete natura 2000 nell’alveo della legge quadro.
Sono punti sui quali chi conosce bene e vive il mondo delle aree protette si interroga da tempo cercando soluzioni adeguate, ma solo alcuni di questi sono stati presi in considerazione nelle diverse proposte di legge presentate. La discussione sulla revisione della 394 deve diventare invece l’occasione per individuare i punti critici ed indicare percorsi per la loro risoluzione.
Una buona manutenzione della legge 394/91 si può ottenere se si riescono a coinvolgere e rendere protagonisti della discussione tutti gli attori interessati e non solo i soliti noti o le caste e se la politica comincia ad occuparsi con più attenzione di questa vicenda.
Per quanto ci riguarda non c’è altro tempo da perdere, il tema vero da discutere oggi è “cosa serve davvero ai parchi” e in questa prospettiva chiediamo al ministro Orlando che, oltre a chiarire i punti intangibili che un’eventuale modifica deve contenere, prenda l’iniziativa, riconduca il clima ad un minimo di serenità, dica parole di verità. C’è un popolo, quello che vive e lavora nei parchi, che aspetta da tempo un punto di riferimento nella politica e che è stanco di aspettare.
Renzo Moschini:
Se lo chiede Legambiente dopo la presa di posizione di Repubblica che ha criticato insieme a molte associazioni ambientaliste il voto del Senato sulle modifiche alla legge 394.
In queste proteste Legambiente vi scorge addirittura ricerca di ‘scoop’, di vecchie posizioni ideologiche e grida scomposte dei soliti noti e persino delle caste a cui on va bene mai nulla.
E’ vero invece che troppi silenzi a partire dalle regioni e anche qualche esitazione di troppo del ministero a dire la senza far finta di niente non aiutano a fare chiarezza.
Ma da questo a dire che certe modifiche sono giuste e urgenti se vogliamo rilanciare i parchi ce ne corre perché una serie di intoppi, che la nota di Legambiente ricorda hanno ben poco a che fare con la legge perché dipendono e da tempo dalle scelte e dalla volontà politica innanzitutto del ministero e poi delle regioni e degli enti locali che sono i titolari della gestione dei parchi e della aree protette oggi sempre più anche in rapporto all’unione europea. Non c’è nulla di ideologico a sostenere che sarebbe l’ora che da Roma -come prevedeva la 394- si lavori finalmente per costruire un sistema nazionale di aree protette che le coinvolga tutte a partire da quelle marine considerate da sempre ‘roba ministeriale’ con gli effetti che sappiamo. C’entra qualcosa la 394 se un parco nazionale come quello dell’Arcipelago Toscano non ha ancora la sua area marina perimetrata e in gestione. O se ha un presidente ma non un consiglio. C’entra qualcosa con la legge se parchi sono commissariati per interminabili periodi?
Certo che le leggi si possono modificare se le migliorano e non se ne fa un pretesto per peggiorare le cose. Se ad esempio si pretende che il piano del parco che ora non si è riusciti a fare nella maggior parte dei parchi nazionali (in quelli regionali si) dovrebbe autorizzare per far pagare attività incompatibili con i suoi compiti e le sue finalità.
E non si miglioreranno certo le cose se come sostiene Legambiente di immetteranno rappresentanze di categorie negli enti parco.