Il 'ritorno al passato' messo in campo dall'Azienda Arrighi (in collaborazione con l'Università di Pisa e la supervisione del Prof Attilio Scienza), mutuato dall'antichissima metodologia greca dei viticoltori di Chio, continua e si arricchisce di nuovi tentativi.
Nelle nasse recuperate il 4 ottobre dalle acque di Porto Azzurro, infatti, tra i circa 300 kg di uve immerse per quattro giorni, era presente, oltre l'ansonica, una nuova uva. Si tratta del vitigno Erbaluce, originario dell'alto Piemonte e fornito dalla produttrice Silvia Barbaglia, titolare dell'omonima azienda.
La buccia altrettanto consistente di quella dell'ansonica, ha portato i grappoli di Erbaluce a superare brillantemente il periodo di immersione a 10 metri di profondità.
"Ora - ci dice Antonio Arrighi - dopo l'esposizione al sole per asciugarla, vedremo le analisi e il successivo comportamento in anfora con le proprie bucce per alcuni mesi. Detto questo devo aggiungere che, come al solito, l’ansonica si è rivelata incredibilmente adatta a questo antico metodo".
Presto, quindi, i numerosi estimatori del vino così prodotto, troveranno disponibili le circa 250 bottiglie annata 2024.
CR