In occasione della manifestazione, partecipatissima, di sabato 12 alle Fornacelle, per protestare per i danni arrecati al territorio da un'iniziativa privata che ha bloccato l'accessibilità e fruibilità alla spiaggia, è stato esposto un manifesto che chiedeva: "Basta Privatizzazioni. Istituzioni sveglia".
Credo che questa affermazione riassuma bene la Richiesta dei cittadini, residenti e non, che ormai da anni assistono ad una continua e irrefrenabile privatizzazione di spazi ed aree pubbliche, spiagge, coste, strade, che progressivamente sono state interdette alla frequentazione pubblica.
Una frequentazione pubblica praticata da tempo in modo spontaneo e consuetudinario e che in alcuni casi si è sovrapposta all'interesse proprietario privato. Da qualche tempo ormai, a fronte di una forte pressione del mercato turistico, l'insieme dei beni immobili dell'Elba hanno ricevuto una alta valorizzazione di scambio, per cui tutto è divenuto un'opportunità di profitto privato.
Questo ha indotto non solo i proprietari a delineare i propri beni con recinzioni, cancelli, muri, interdicendo passaggi ed accessi ad aree pubbliche ad essi limitrofi, ma anche ad impiantare attraverso concessioni, licenze e autorizzazioni attività e imprese private in aree pubbliche, o demaniali, terrestri e marine, come: spiagge, piazze, vie, specchi d'acqua balneabili prospicienti golfi e insenature, privatizzandole.
In qualche caso, citando ad esempio la località turistica di Nisportino, non esistendo in essa nessuna area di proprietà pubblica, se non l'alveo di una valle, se il privato volesse, potrebbe chiudere gli accessi alla spiaggia che attualmente gravano sulla sua proprietà. L'elenco delle attività che privatizzano gli spazi pubblici sono ormai molteplici, dai lettini e ombrelloni, ai parcheggi, suoli pubblici per ristorazione e commercio, parchi boe e gavitelli per piccola nautica, ecc..
In poche parole è passata una mentalità privatistica e mercantilistica, dove i beni, aggiungo anche i servizi, basta guardare quelli sanitari, sono privatizzati, cioè solo vendibili e non più ad uso e accesso gratuito, al solo scopo di metterli a profitto.
Questa mentalità odierna ha soppiantato il cosiddetto bene e interesse pubblico, cioè un bene a disposizione di tutti, gratuito e di libero accesso e agibilità. Ora non è che si voglia impedire l'iniziativa privata e soffocare la proprietà privata, ma oggi siamo arrivati ad una eccessiva invadenza di questa, spesso non regolamentata o sproporzionata con il pubblico e qualche volta abusiva, illegale e prepotente, con la conseguente scomparsa degli spazi e interessi pubblici.
Si rischia di pagare anche l'aria che si respira, di limitare una libertà di movimento e di godimento di beni una volta disponibili e accessibili ed oggi o interdetti o a un pagamento eccessivo. (...) .
La vicenda delle Fornacelle è, quindi, pur essendo un caso particolare, il sintomo di una situazione che oramai interessa tutte le località turistiche dell'isola, non se ne salva una ed gli Amministratori pubblici, di tutti i Comuni e colori, non sembrano in grado d'intervenire ponendo attenzione, limiti e controlli, tutelando il patrimonio pubblico.
Penso che per far in modo che le Istituzioni , I Comuni elbani, si sveglino, come dice il manifesto esposto, abbiano bisogno di nuovi amministratori pubblici, con una nuova e rinnovata mentalità culturale e politica, rivolta alla promozione e tutela dell'interesse pubblico, cioè della comunità e non dei soli privati.
Pino Coluccia