Sull’isola d’Elba in località San Giovanni qualche anno fa è stato individuato un insediamento del II secolo a.C. di proprietà della famiglia senatoria dei Valeri e distrutto da un incendio nel I secolo. Le strutture carbonizzate sono sopravvissute al degrado ambientale e nel corso delle tante campagne di scavo sono state portate alla luce 17 stanze e numerosi reperti paleobotanici di castagno carbonizzato.
La coltivazione del castagno ha una lunga tradizione popolare tanto che fin dall’antichità fu considerato indispensabile come riserva calorica ma anche per riscaldare e costruire. Alcuni esemplari per dimensioni, età, rarità e per contesto paesaggistico-culturale hanno acquisito grande significato anche simbolico perché considerati sacri o collegati ad eventi e tradizioni. In Toscana le piante monumentali di castagno da cui prelevare marze per la propagazione sono oramai raccolte in esigue comunità resilienti soggette a decadimento da senescenza e da pressione antropica e l’ingente quantitativo di legno di castagno ravvisato nel sito archeologico di San Marco ha richiesto un’ulteriore riflessione sull’impiego di questo pregiato legname, stimolata anche dagli aspetti ancora incerti e a tratti oscuri della diffusione di questa essenza arborea in Toscana.
L’idea affascinante di confrontare mediante analisi morfologiche e genetiche le fibre fresche di legno proveniente dai castagni monumentali viventi con il legno dei reperti archeologici di San Marco avrebbe potuto arricchire la storia naturale della popolazione castanicola in Toscana e caratterizzare varietà autoctone antiche probabilmente scomparse ma un tempo coltivate e che sono arrivate sino a noi grazie alla loro longevità.
Questo studio multi disciplinare è stato approntato con il Professor Franco Cambi archeologo dell’Università di Siena la Professoressa Claudia Mattioni dell’IRET CNR di Porano con cui abbiamo individuati alcuni castagni patriarchi dell’Elba viventi, provenienti dal monte Capanne e da Marciana alta da confrontare con gli antracoresti di castagno del sito archeologico di San Marco.
Le analisi genetiche delle fibre di legno hanno rilevato che i castagni dell’Elba sono compatibili con i castagni dell’Italia centrale. Si deduce che i castagni patriarchi del Monte Capanna e Marciana Alta sono stati importati dal continente. Inoltre, DNA antico è stato estratto con successo da legno carbonizzato di castagno ma l’esigua quantità, per ora, non ci ha permesso di confrontare efficacemente gli assetti genomici antichi con gli attuali.
Tutto ciò incoraggia ulteriori studi archeobotanici, incluso l'aspetto genetico-molecolare. A tal riguardo partendo da materiale fresco sarebbe estremamente interessante verificare il DNA detenuto da foglie, frutti, legno e tutto ciò potrebbe dare utili indicazioni su idrolisi e distacco delle basi puriniche cui va incontro il DNA residuo nei tessuti legnosi. Infine, l’interazione tra Intelligenza artificiale e genomica potrebbe condurci e permetterci di rilevare forma e varianti geniche del DNA antico. Idee, considerazioni e consigli saranno benvenuti e graditi.
Claudio Milanesi, Mauro Cresti (da www.georgofili.info)