MARCIANA MARINA. “Un’esile spiaggetta, come ce ne sono tante all'Elba, fornisce, direttamente o indirettamente, il sostentamento a gran parte della popolazione, sebbene incomba una erosione, anche se di pochi decimetri l'anno, causata dalle costruzioni fatte dall'uomo, colpevole anche di aver abbandonato l'agricoltura che produceva sabbia per i lidi” . Concetti semplici e significativi, ecologici e di interesse socio economico, espressi da Enzo Pranzini, geologo dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze. Una sorta di appello valido per tutte le amministrazioni comunali isolane. Il docente coordina il progetto nazionale, finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che presenta dei risultati scientifici il 17 maggio all’Isola d’Elba alla sala comunale marinese concessa dallAmministrazione Comunale.
“La dinamica di queste piccole spiagge- prosegue Pranzini, che studiò anche l'alluvione del 2002- presenta aspetti scientifici interessanti da studiare ancora di più. Sempre più bagnanti affollano una spiaggia sempre più stretta”. Un impegno di riflessione e analisi che ha come sedi consorziate quelle di Genova, Ferrara e Sassari, e non manca il contributo di ricercatori di Roma, Napoli e Catania, per cui è possibile fare un quadro nazionale con in mano una grande quantità di casi di studio nelle varie regioni.
“Il quadro emergente- conclude il geologo- ci dice che queste spiagge sono state prese d’assalto dal turismo, prima che se ne conoscessero le dinamiche e le tendente evolutive e gli interventi dell’uomo hanno compromesso la stabilità ambientale. Porti costruiti all'interno delle spiagge e anche sui promontori vicini, edifici realizzati in prossimità delle riva, passeggiate a mare che hanno irrigidito il sistema costiero, sono tutti interventi che hanno innescato o accelerato l’erosione delle spiagge. Ma un processo ancor più generale sembra sia alla base della riduzione dell’arenile: l’abbandono dell’agricoltura ha portato alla ricrescita della macchia, che protegge il suolo dall’erosione. Ecco che i torrenti non portano più i sedimenti verso il mare, mentre il mare continua nel suo continuo processo di allontanamento della sabbia. E’ così che quegli agricoltori che si sono trasformati in albergatori, bagnini o comunque fornitori di servizi ai turisti, cominciano a rendersi conto che la sabbia su cui pensavano potesse basarsi la loro fortuna non era altro che il frutto del loro duro lavoro nei campi”.
Nel corso del convegno verrà presentato il volume “Le Pocket Beach - Dinamica e gestione delle piccole spiagge”, curato da Umberto Simeoni, Corinne Corbau, Enzo Pranzini e Sergio Ginesu, ed edito da Franco Angeli e realizzato grazie anche alla collaborazione del Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero (GNRAC) e con il contributo del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e del Consorzio Universitario per la Ricerca Socioeconomica e per l’Ambiente (CURSA). E’ un viaggio scientifico fra questi tesori che costellano le nostre coste rocciose, ma anche un elenco degli errori fatti nel loro esasperato sfruttamento.
E proprio sui problemi connessi con lo sfruttamento turistico di queste spiagge vi sarà una tavola rotonda coordinata da Corinna Artom, della Regione Liguria, alla quale parteciperanno l’Assessore al Turismo e alla Difesa costiera della Provincia di Livorno, Paolo Pacini, e i Sindaci di Marina di Campo, Vanno Segnini, di Marciana, Anna Bulgaresi e di Marciana Marina, Andrea Ciumei.
In occasione del convegno, il Progetto ResMar organizza un dibattito sulle prospettive che forniscono i nuovi Progetti Europei per lo studio e la gestione delle piccole isole, al quale parteciperanno rappresentanti delle Regioni Liguria, Toscana, Lazio e Sardegna, nella speranza di poter esportare l’esperienza italiana nel monitoraggio dell’erosione delle spiagge e nella gestione integrata della zona costiera alle piccole isole del Mediterraneo, dove la pressione turistica può indurre a commettere gli errori fatti dall'uomo nei decenni passati.