"La vicenda delle ecoballe disperse presso Cerboli nel canale di Piombino è una pagina dolorosa per l’ambiente e una chiara dimostrazione di come errori e inadempienze, sia a livello operativo che politico, possano avere conseguenze gravi e durature.
Il 23 luglio 2015, la motonave Ivy sversa circa 70 tonnellate di CSS
(Combustibile Solido Secondario) nelle acque protette del Santuario dei Cetacei, con un impatto devastante sull’ecosistema marino.
Solo una settimana dopo si scopre il disastro ambientale, quando le prime ecoballe emergono in superficie. Per anni, l’inerzia e il silenzio degli organi competenti amplificano il danno, permettendo il deterioramento dei materiali e la contaminazione progressiva del mare con microplastiche.
Con l’amministrazione Ferrari, si rompe il silenzio istituzionale, portando alla dichiarazione dello stato di emergenza e all’avvio delle operazioni di recupero.
Coordinata dalla Protezione Civile, l’operazione ha visto la partecipazione della Marina Militare, ISPRA, ARPAT e Capitaneria di Porto. Nonostante gli sforzi, delle 56 ecoballe originarie, ne sono state recuperate solo 32, con un costo di oltre 3 milioni di euro.
È emerso che la Regione Toscana aveva restituito una fidejussione di oltre 3 milioni di euro, che avrebbe potuto coprire parte delle spese di recupero, aggravando il peso economico della vicenda sulla collettività.
La recente condanna del dirigente della Regione Toscana, pur rappresentando un’azione di responsabilizzazione, evidenzia come spesso i tecnici siano chiamati a rispondere in prima linea, mentre le vere responsabilità politiche rimangono sullo sfondo. La decisione di restituire la fidejussione, così come la gestione iniziale del disastro, è chiaramente imputabile anche alla classe politica, che avrebbe dovuto esercitare una vigilanza più rigorosa e tempestiva.
La vicenda delle ecoballe è un monito sull’importanza della trasparenza, del rispetto per l’ambiente e della responsabilità politica e amministrativa. Se da un lato il recupero parziale è stato un passo avanti, dall’altro restano interrogativi irrisolti: sulla mancata prevenzione, sull’inerzia iniziale e sulle scelte economiche e gestionali che hanno aggravato il danno.
Occorre vigilare costantemente affinché episodi simili non si ripetano, promuovendo una cultura di tutela ambientale e responsabilità a tutti i livelli."
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