Non potevo certo esimermi di rispondere alla chiamata in causa da parte di Sergio.
Lo faccio con estremo piacere, visto che viene tirato in ballo un tema a me molto caro, ovvero la percezione popolare degli esseri viventi e di come il loro nome viene tramandato nel tempo, in particolar modo di quella grossa fetta rappresentata dal grande e misconosciuto mondo degli insetti.
La persone, nel gergo comune, hanno da sempre sentito la necessità di dare un nome a chi poi un nome ce lo ha sempre avuto.
Quanti di noi hanno mai chiamato Larus michahellis un comune Gabbiano o Podarcis muralis la onnipresente lucertola? Nessuno! Forse nemmeno chi sta scrivendo.
Ma finché si è trattato di uccelli, mammiferi o rettili, visto l’esiguo numero di specie, assegnargli un nome comune è stato da sempre una piacevole consuetudine, quasi un esercizio di stile.
Quando però il lessico parlato si è trovato di fronte al problema di dare un nome agli insetti, la difficoltà si è esponenzialmente amplificata, diventando rapidamente improponibile in virtù dell’esagerato numero di specie da battezzare.
Il breve racconto di Michel mi aveva subito colpito, perché riassumeva in poche righe l’estrema difficoltà di poter assegnare un nome comune ad ognuna delle migliaia di specie di insetti da cui siamo quotidianamente circondati.
Gli esempi da lui fatti, rendono ben chiara l’idea di come la cultura popolare tenda a raggruppare sotto un solo nome più di una specie, in una sorta di economia-tassonomica o di tassonomia-economica!
Nelle righe seguenti, per quel che mi è noto, cercherò di far chiarezza, assegnando ad ogni nome comune proposto da Michel la giusta specie corrispondente.
Iniziamo dalle blatte.
Ho fondato motivo di credere che “i fochisti” e “i piattoloni coll’ale” siano in realtà proprio due (o più) specie diverse. I primi sono molto probabilmente da riferire a Blattella germanica (Linnaeus, 1767), una blatta di media dimensione, che prende il loro nome dalla sua abitudine di infestare ambienti particolarmente caldi e umidi all’interno delle abitazioni. Con il secondo termine viene invece indicata Periplaneta americana (Linnaeus, 1758), una grossa blatta originaria dell’Africa settentrionale, ormai diffusa in tutto il mondo, con abitudini prevalentemente notturne e con buone capacità di volo. Non mi addentrerò oltre nella intima biologia di queste specie, ma ognuno di voi, se interessato, potrà trovare moltissime informazioni semplicemente digitando i nomi scientifici che sopra ho fornito.
Passiamo alle formiche.
I formicoloni co’ l’ale, non sono altro che le regine vergini di molte specie diverse che vivono all’Elba. Nella maggior parte delle formiche infatti, gli accoppiamenti avvengono in aria, durante quello che viene definito “volo nuziale”. Durante questo evento naturale, che spesso coincide con le prime piogge di fine estate, le regine vergini ed i maschi, entrambe alati si alzano in volo in gran numero per accoppiarsi. I maschi, appena dopo la copula periscono (sic!), mentre le regine si staccano le ali aiutandosi con le zampe (vedasi il mio video allegato) e partono subito alla ricerca di un luogo appartato e tranquillo dove iniziare a fondare un nuovo formicaio. A questo nome comune sono quindi da associare sicuramente alcune specie dei generi Messor, Camponotus, Lasius etc…
Le coterSole o coterZole o coDerZole sono ovviamente da riferire ad un’unica, comunissima specie il cui nome scientifico è Crematogaster scutellaris (Olivier, 1792). Si tratta di una specie che vive quasi esclusivamente nel legno, preferendo il sughero e le querce in genere, quando presenti. Questa formica, come molte del suo gruppo, quando si sente minacciata, ha l’abitudine di inarcare l’addome in avanti per apparire più aggressiva. Possiedono un “pungiglione” a forma di spatola non adatto a pungere, ma che usano per contenere il veleno e diffonderlo sul corpo dell’aggressore. Provate ad infastidire un formicaio di questa specie e sentirete subito diffondersi nell’aria un odore acre e pungente dovuto alle loro secrezioni. Questo, insieme alla spiccata tendenza a mordere, fanno sicuramente di questa specie una delle formiche più fastidiose che si possono incontrare sulla nostra isola.
Certo, sarebbe stato senz’altro utile e piacevole aver conosciuto Giulia (la nonna di Michel) che con la sua saggezza era stata in grado di ridurre in una forma facilmente comprensibile un argomento così complesso e vasto.
Nella speranza di esser stato sufficientemente chiaro e soprattutto, utile.
Leonardo Forbicioni
Nel video si chiarisce il termine "formicoloni"