Se per gioco immaginiamo che Tiziano Pierulivo, emergente regista alla ribalta nelle recenti cronache, potesse essere a Pianosa nel 18 mila avanti Cristo, viaggiando nel tempo con la fantastica Delorean guidata da Marty McFly e inventata da Emmett 'Doc' Brown in "Ritorno al futuro", girerebbe una scena di uomini primitivi seminudi, che corrono in una brulla pianura sconfinata, intenti alla caccia di cervi. Irrispettosamente azzardiamo che una sequenza del genere possa essersela sognata Luca Maria Foresi, geologo, che sul finire della scorsa estate ha scoperto reperti dell'era glaciale a Pianosa, ritrovando anche tre crani di cervidi.
Ponendo fine al gioco di fantasia, sempre ché sia possibile fantasticare sulla presenza dell'uomo in quei luoghi e in quell'era, ricordiamo che un nostro servizio precedente diceva di tali reperti scoperti dal Foresi e il suo team in una grotta, materiali che possono risalire a migliaia di anni addietro. Ebbene dopo il ritrovamento ora sono in corso studi che daranno risposte più certe sulla datazione.
E per sapere la verità il docente, che agisce presso al Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell'Ambiente dell' Università di Siena, sta per inviare in Danimarca, della sabbia che si trovava accanto ai tre crani di cervidi, materiali risalenti a quando l'isola piatta non era tale e quindi non era circondata dal mare, ma formava un tutt'uno con il cosiddetto continente. Un viaggio nel paese dei tulipani si rende necessario per proseguire gli studi scientifici che riveleranno con esattezza la datazione della scoperta, onore e merito quindi all'archeologo, che sta cercando di far luce su un periodo così lontano e forse sarà possibile ricostruire l'habitat su Pianosa di quel tempo.
Tutto il materiale estratto dal ventre pianosino è stato catalogato, dopo la scoperta avventa nei pressi della grotta di Grotta di Cala di Biagio, sul finire della scorsa estate. Sentiamo cosa ci narra lo studioso che in pratica sta rendendo ancora più celebre l'isola ex penitenziario, che si rivela sempre più ricca di storia e ritrovamenti preziosi. Le Catacombe, la Villa romana di Agrippa, il forte napoleonico, niente hanno a che fare con un ambiente molto più lontano nel tempo, scoperto dal Foresi.
"Relativamente allo scavo è stata fatta relazione alla Soprintendenza Archeologica della Toscana - fa presente il docente - Sempre alla Soprintendenza è stata inoltrata domanda per effettuare una nuova ricerca e spero di avere risposta positiva. I reperti che abbiamo recuperato, sono in ottimo stato di conservazione e per la prossima campagna si tratta invece di indagare una porzione che è sepolta e senz'altro è più antica. I lavori saranno ancora più difficili, ma la curiosità è tanta e quindi non ci possiamo fermare".
E Foresi ora ha anche il sostegno del Parco. "Il parco - prosegue - ha mostrato interesse in questa ricerca, assieme organizzeremo una mostra nel periodo estivo all'interno della Casa del Parco, sulla geologia di Pianosa e la parte saliente di questa esposizione saranno proprio le ricerche appena effettuate. Con questa collaborazione il Parco dà importanza alla ricerca, una disponibilità molto importante".
I reperti più delicati e importanti sono stati consolidati e restaurati, quindi adesso i due crani degli esemplari maschi hanno riacquisito i loro palchi. Il cranio dell'esemplare femmina non ha avuto bisogno di molte altre cure. All'impegno pianosino fu presente personale volontario di elevata professionalità dell'Università di Siena (Stefano Ricci, Giulia Capecchi, Simona Arrighi, Gianpaolo Spinelli, Marco Meccheri, Maria Luisa Antompaoli, Enrico Capezzuoli)e dell'Univerostà di Catania, con Gloria Ristuccia. "Per lo studio dei resti ossei, nel mio gruppo - dice ancora l'archeologo -ci sono due specialisti: il Prof. Paolo Boscato e il Dr.Francesco Boschin del mio Dipartimento, ma per affrontare meglio lo studio abbiamo coinvolto anche il Prof. Lorenzo Rook dell'Università di Firenze. Firenze ha una eccellente tradizione nello studio dei vertebrati fossili della Toscana e certamente questa partecipazione renderà il gruppo ancora più efficiente nello studio specifico. Avremo una prima riunione entro la fine del mese per pianificare bene lo studio dei reperti, quindi al momento non posso essere preciso nelle determinazioni, ancora devo parlare di cervidi in modo alquanto generico. Sempre a Firenze ho chiesto collaborazione per effettuare delle analisi sul contenuto pollinico dei sedimenti nei quali i reperti sono contenuti. La Prof. Adele Bertini eseguirà quindi queste analisi e se i pollini si fossero conservati e se saranno significativi si potrà tentare anche una ricostruzione dell'ambiente pianosino al tempo in cui questi cervidi vi pascolavano'. Quindi è determinate stabilire l'età dei reperti ritrovati, cosa che in qualche modo diventa prioritaria. "Ancora non possiamo esprimerci se non con delle interpretazioni e si suppone che questi reperti risalgano all'ultimo periodo glaciale, - precisa lo studioso -quando il livello marino era più basso e Pianosa collegata tramite l'Elba al continente. Questa secondo me era una situazione necessaria alla presenza di questi animali nel territorio pianosino, ma alla fine si tratta di una supposizione, anche se fondata. Per essere certi bisogna effettuare una datazione. Ho fatto dei tentativi col metodo del radio carbonio in Inghilterra, ma non hanno dato esisti positivi. Abbiamo quindi intrapreso una via diversa che prevede la datazione dei sedimenti in cui sono contenuti i reperti. Il metodo si chiama OSL, è una sigla inglese che in italiano corrisponde a "Luminescenza Otticamente Stimolata". Un primo trattamento dei campioni è stato effettuato presso i laboratori del mio Dipartimento, presso il Laboratorio di Spettroscopia di Massa del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Pisa (responsabile Prof. Massimo D'Orazio) e in particolare il Laboratorio di datazioni OSL dell'Università di Sassari coordinato dal Prof. Vincenzo Pascucci. "A febbraio- conclude Foresi - un nostro ricercatore si recherà presso il Nordic Laboratory for Luminescence Dating, Risø DTU, Roskilde, in Danimarca per completare il processo, poi tutti i dati saranno elaborati e, incrociando le dita otterremo un risultato, che potrà confermare le nostre supposizioni oppure sarà una sorpresa. L'importante è che si ottenga un risultato attendibile".