I prossimi e meno prossimi appuntamenti in Toscana sui temi dell’ambiente ed in particolare sui parchi e le aree protette costituiscono anche per la nostra regione e la presidenza Rossi una occasione e una opportunità da non perdere.
Mi riferisco all’imminente Congresso di Federparchi in Maremma che impegnerà l’assessore Bramerini che poco dopo interverrà anche ad un appuntamento nazionale sempre sui parchi a Piombino. E mi riferisco inoltre all’appuntamento nazionale fissato per il 21 settembre in San Rossore dal Gruppo di San Rossore a cui abbiamo già chiesto ad Enrico Rossi di intervenire perchè vorremmo che la nostra regione tornasse a giocare un ruolo nazionale su temi e battaglie che la videro in passato guadagnarsi sul campo meritati riconoscimenti. E’ da poco uscito un libro dedicato ad Antonio Cederna e alle sue non dimenticate battaglie tra le quali vorrei ricordare quelle a sostegno della istituzione del nostro parco regionale in San Rossore e non solo dalle colonne del Corriere della Sera. Ebbi modo di incontrarlo già malato ad un Convegno all’Aquila sui parchi dove mi chiese con grande curiosità come andavano le cose a Pisa e la soddisfazione con cui mi chiese di salutare il presidente e i membri del consiglio. Chi oggi segue le cronache di stampa su questo fronte non fatica a cogliere con sgomento quanto cresca invece il discredito che investe anche i parchi e le aree protette al pari dell’ intero sistema istituzionale spesso immeschinito da diatribe e contese penose tanto da far considerare legittima e opportuna anche nella nostra regione l’abrogazione di qualsiasi indennità per i presidenti di parco.
D’altronde se si semina vento e discredito come la Prestigiacomo che considerò e giudicò i nostri parchi fonte di ‘spreco’ e ‘poltronismo’ da marginalizzare e ridimensionare anche privatizzandone le funzioni è difficile che si possa raccogliere la sfida per rilanciarne il ruolo e le finalità in via di smantellamento. Questa è infatti oggi la posta i gioco e non semplicemente come arrabattarsi alla meno peggio mortificandone i compiti oggi indispensabili per uscire dalla crisi ambientale che attraversa non solo il nostro paese. Non si può certo dimenticare che persino un ministro –Calderoli- chiese l’abrogazione dei parchi regionali che in Italia hanno fatto da battistrada alla legge nazionale sulle aree protette e alla istituzione degli stessi parchi nazionali. E’ sorprendente, ad esempio, come stia venendo meno e comunque opacizzando anche in realtà vaccinate come la Toscana la consapevolezza del ruolo di un soggetto istituzionale che riconduce le sue finalità di pianificazione ambientale a due articoli fondamentali della nostra Costituzione il 9 sul paesaggio e il 32 sulla sanità tanto che si può trovare nel bel mezzo di una legge sul piano energetico della Toscana un articolo in cui si dice che il piano dei parchi dovrà conformarsi a quello energetico e non come è naturale il contrario.
Sull’ambiente è di pochi giorni fa anche un incontro tra Rossi e Vendola in cui il presidente della Toscana ha ribadito che ‘La tutela dell’ambiente non può fermare le grandi opere’. Vorrei perciò - visto che al caso della Toscana in rapporto a queste complesse questioni Rossi ha dedicato un ampio articolo; ‘Il Territorio protagonista: il caso della Toscana’ sulla rivista Italianieuropei (n.4-2012) – prendere le mosse da questo importante contributo per cogliere meglio il senso della risposta al presidente della Puglia. In premessa Rossi ricorda che il centro Italia ha sofferto nel corso degli ultimi anni di un deficit di rappresentazione e centralità economica e politica. Ecco perché è importante che questa parte del paese riesca ad aggiornare il proprio racconto di sé sviluppandone le connessioni materiali e immateriale di tipo trasversale che legano quest’area del paese ad altre parti d’Europa. Per questo va affrontata innanzitutto la sfida della valorizzazione dei nodi della rete, cioè le eccellenze del locale, e del loro collegamento in una rete transnazionale. Qui Rossi ricorda in particolare quei corridoi mediterranei di cui non molto tempo fa egli discusse anche con Barroso. L’altra grande sfida è la infrastrutturazione del territorio; areoporti, porti, ferrovie, innovazione, banda larga, saperi e molto altro. Tutto ciò impatta con il territorio, un territorio carico di storia, con ambienti straordinari e un territorio in cui l’economia dei ‘distretti’ oggi soffre non poco. Per fronteggiare il tutto urge una politica urbanistica equilibrata che metta al centro di un intervento il riuso attento ai valori ambientali paesaggistici rompendo la catena dell’espansione edificatoria legata alla rendita e affiancando il recupero dell’esistente e una rivalutazione delle risorse rurali.
Qui Rossi si sofferma sui disastrai recenti alluvioni in testa dove si è pagato l’alto prezzo di una manutenzione inadeguata delle aree boschive, dei corsi d’acqua e dei declivi collinari, di una intensa urbanizzazione anche in aree a forte rischio idraulico. Ne hanno sofferto il paesaggio, la natura, la sicurezza dei cittadini e delle cose. E qui si tocca il punto nodale di questa analisi ossia come in Toscana si può e si deve e con quale tipo di gestione cioè di governo del territorio rispondere a queste nuove sfide. In altri termini come la dimensione locale non più riconducibile unicamente a quella dei vecchi campanili e delle rispettive rappresentanze istituzionali si raccorda con quei livelli più ampi cosiddetti di ‘giustezza’ sottoposti oggi però a processi di abrogazione ( comunità montane) e comunque di profonda revisione ( province). Qui ho trovato l’intervento di Rossi stranamente reticente nonostante le non poche polemiche sul PIT e non solo. E’ singolare, ad esempio, che parlando di politiche per il bosco e dei rischi idraulici non siano citati i parchi e le aree protette regionali e nazionali dove si concentrano dal crinale appenninico tosco emiliano all’Elba alla Maremma aree boscate soggette talvolta da anni a politiche di piano come avviene anche in parte con le autorità di bacino dell’Arno, del Serchio e del Magra dove noi siamo però più sguarniti della Liguria.
Le politiche ambientali oggi sono in crisi anche se non soprattutto perché sono state messe in crisi le leggi e le normative
più avanzate di tutela della natura e del suolo che hanno un nome; legge 183, legge 394, nuovo Codice dei Beni Culturali e paesaggistici.
Ecco perché gli appuntamenti che ho richiamato in apertura oggi sono importantissimi per la nostra regione e la sua presidenza. E noi ci contiamo. Vorremmo cioè che figurassero come nodi di quella rete a cui fa riferimento correttamente Rossi.
Renzo Moschini