Nel 2011 Legambiente Arcipelago Toscano lanciò l’allarme sul progetto di costruire nel bel mezzo del lungomare del Cavo, la frazione del Comune di Rio Marina, un edificio residenziale con 3 appartamenti, con “piano terreno commerciale” e un parcheggio che appare più che sovradimensionato rispetto alle esigenze del paesino ed alla crisi commerciale che colpisce tutta l’Elba.
Legambiente aveva già duramente criticato, in sede di osservazioni agli strumenti urbanistici del Comune di Rio Marina, questo tipo di proposte avanzate dalla precedente Giunta di centro-destra. Insieme a Legambiente presentarono precise e documentate osservazioni 12 proprietari di case e terreni vicini, che evidenziavano che nell’area erano presenti particelle di terreno classificate come verde pubblico previste dalla lottizzazione del 1985 stipulata tra l’Amministrazione Comunale. I cittadini cavesi facevano presente che le aree destinate a verde pubblico hanno una funzione di salvaguardia dell’ambiente con divieto di costruire da parte di privati di manufatti che alterano irreversibilmente questa funzione.
Nessuna osservazione venne accolta dall’allora sindaco ed onorevole Udc Francesco Bosi e nemmeno la successiva effimera Giunta di centrodestra retta da Paola Mancuso fece nulla per cambiare la situazione, evidentemente ritenendo ”Più utile la previsione per un potenziamento del parcheggio piuttosto che il verde pubblico”, come scritto sui documenti del comune, nei quali ci si dimenticava però che tutto era collegato alla costruzione di una grande villa vista-mare con parcheggi al proprio servizio.
L’ultima speranza di salvare quel pezzo di verde pubblico era riposta nella nuova giunta civica del Sindaco Renzo Galli, dalla quale ci si sarebbe aspettati un cambio di atteggiamento rispetto ad una gestione del territorio che si è rivelata sbagliata e dannosa anche economicamente. Così Legambiente, nel luglio del 2013, chiese alla nuova giunta del Comune di Rio Marina ed alle forze politiche che la sostengono «Un ripensamento di scelte politiche datate e che soddisfano gli interessi immediati della rendita privata, sacrificando quelli pubblici e la possibilità di uno sviluppo sostenibile al Cavo, che punti sulla bellezza e non sul cemento» e «Di dare davvero un segnale coraggioso di cambiamento e di svolta, bloccando questa operazione urbanistica di vecchio stampo, per rivedere una scelta sbagliata e a fare in modo che quell’area rimanga a verde pubblico e che sia valorizzata come servizio ai cittadini ed ai turisti».
La (non) risposta la si può vedere oggi al Cavo: la grossa villa è in costruzione e le ruspe sono in azione per completare la privatizzazione e la banalizzazione di un’area verde che era pubblica.
A Rio Marina e Cavo cambiano sindaci e casacche politiche, ma la fallimentare politica del cemento resta la stessa e del promesso rinnovamento, di una nuova politica del territorio, non c’è traccia.
Ne prendiamo atto, ma non ci rassegniamo.