Il 10 maggio nell’incontro previsto in San Rossore vorremmo riportare la discussione attualmente in corso sui parchi il più possibile sui binari da cui sembra uscita da tempo. E per farlo dovremmo innanzitutto ricollocarla nel suo contesto naturale ossia l’ambito delle politiche ambientali mai così in crisi come in questo momento. Basta rifarsi agli appelli del FAI, a quelli del Presidente della Repubblica dopo la sua visita a Vernazza, al dopo Referendum sui beni comuni e alle numerose iniziative di comitati sul paesaggio, sul suolo, per la green economy per rendersi conto che anche per i parchi e le aree protette si è entrati in un tunnel da cui non si può uscire con qualche cerotto. E se vogliamo partire dal principio dobbiamo prendere le mosse dalle conseguenze ma anche dal senso e dalle implicazioni dei tagli avviati con la gestione Prestigiacomo. Quei tagli ai parchi –ma ciò vale anche per più profili anche per il suolo ed altri aspetti delle politiche ambientali- non hanno soltanto come è evidente penalizzato l’operato degli enti al limite in più d’un caso della paralisi e del fallimento.