Grazie al bravissimo e pieno d'anima, Michele Melis che sta scrivendo la storia a capitoli del nostro Palio Remiero a 4 armi e grazie a Elbareport che la sta ospitando e divulgando.
Mi avete fatto tornare alla mia ancora acerba gioventù, credo che fossimo agli inizi degli anni 80,se non proprio nel 1980,ma non ne sono sicuro. Grande e verissima affermazione quella fatta da Michele nell'inizio di questo suo terzo capitolo: "Quel timone del Capo Bianco creò una linea di demarcazione,netta,tra il prima e il dopo...".
Attaccando da lì a fare le mie considerazioni sul quel meraviglioso periodo e, come il mio solito, allargandomi un pò, ritengo che quel bulbo introdotto genialmente da Oreste nel pieno del vigore popolare del nostro Palio Remiero, non solo abbia segnato il confine tra quello e la sua edizione definitivamente riformata e più corretta, arrivata qualche anno dopo con le barche in vetroresina uguali per tutti gli equipaggi, ma che addirittura possa essere preso come riferimento per un prima e un dopo, rispetto al nostro vivere.
Credo che allora ci fosse tanto sentimento, spesso e volentieri dimostrato in maniera anche scorretta, (la correttezza in un Palio, pensando anche e soprattutto a quello di Siena, dopo quasi quarant'anni che bazzico in punta di piedi da queste parti,mi fa sorridere) e che ora invece,nella nostra continua ricerca della correttezza formale, siamo finiti per diventare dei robot umanoidi, arrivati, senza più sentimento e dopo aver distrutto quasi tutto, ad un cartello con su scritto: "strada senza uscita".
Naturalmente,pur consapevole che tornare in dietro non è possibile e che sarebbe oltremodo ridicolo, sono convintissimo che almeno qualche ripensamento sarà inevitabile, almeno sulla Sanità, sul lavoro, sull'inquinamento, sulla scuola e sulle spese militari. Per rimmettermi in carreggiata dopo questa mia uscita di strada, torno al nostro sano campanilismo remiero rievocando la figura di Bruno Filippo, ex pompiere e maestro d'ascia che per tanti anni ha custodito i capannoni della Lega Navale al Grigolo, riparando e costruendo barche in continuazione, anche alcune del Palio Remiero. Dalle sue mani sono nate la famosa "Bismarck", che pesava una tonnellata e che per farla muovere bisognava essere tutti come "Pierone", che gli stroppoli dei suoi remi, per poter stare su quei giglioni che sembravano pali dell'ENEL, dovevano essere fatti con un canapone tipo quello di ormeggio del Queen Elisabeth, che per "ungeli" ci voleva un quintale di sego e che a noi bimbi, che si vogava per la Lega Navale, dopo una sola e semplice uscita di allenamento, ci facevano" venì" delle vesciche che sembravano potte marine spiaccicate".
Poi, sempre per storie di campanilismo nel campanilismo, il mi' babbo raccattò una barca che era buttata da una parte a Marina di Campo, sempre l'ottimo Bruno la sistemò e nacque così lo "scarmo" del Grigolo, da noi soprannomminato la "Dondolina", perche se un ti mettevi subito a sedè, cascavi.(La povera Marina questo viaggio non c'entra nulla).
Poi, o prima non ricordo, sempre per le solite ed imperscrutabili dinamiche paliesche nostrane, il sempre silenzioso e instancabile Bruno, costruì una nuova barca, più in linea con l'idrodinamica di quel del tempo, anche quella con tanto di poppa mobile, e nacque così il nobilissimo equipaggio dei vigili del Fuoco.
Ho un ricordo particolarmente nostalgico di Bruno, perchè era una persona di poche parole, gelosa del suo lavoro e delle sue tecniche; uno che, almeno a me, incuteva una certa soggezione, ma che, fin da quando ero piccino, mi ha permesso di stare lì con lui. Una sola precisazione alla bellissima cronaca storica di Michele Melis: Il mi babbo mi dette un calcio a mezza vita, per i motivi da lui così ben riportati, ma non mi appicicò al muro, ma ad uno dei vecchi platani del Grigolo. Poi,ed ho quasi finito, anche perchè, come minimo vi avrò già fatto venì il latte ai ginocchi, ci sarebbe da rammenta' la partenza di una gara del Palio organizzata dalla Lega Navale, il cui Presidente era allora un altro personaggio dei tempi "antichi", ovvero Ettore il Damiani, per noi il sor Ettore, che dovendo dare il via alla gara e non trovando la pistola, sparò in aria con la doppietta e fece venì giù il povero gabbiano che passava di lì.Mi ricordo anche che quella volta c'era il mare grosso, e proprio la Bismarck, che non planava nemmeno se ci mettevi un trecento cavalli, ma più remavi e più lei sortiva l'effetto sommergibile,imbarcò tanta acqua da finire affondata fino al pari dei paglioli.
Invece il mi babbo,sempre a proposito di problemi con il segnale di via, questa volta "eremo" nel campo di gara di San Giovanni, fece venir fuori una scenetta memorabile. Alle boe di partenza, dietro l'equipaggio della Padulella 2, del quale come capovoga (spero di non sbagliarmi perchè ho la memoria un pò appanata) insieme agli altri tre, (Colombo,Neto,Forti) remava il nostro compianto Marcello Rossi, c'era la barca del comitato di gara con il mi' babbo appunto,che come Presidente del Palio, aveva appena dato il via a voce, subito dopo aver tentato di sparare con la pistola che non funzionò: "via,via,via", al che Marcello: "Gaetano,ma così la partenza non è bona!" -" Ooooh, cacchio Rossi rema èeee.. 'un hai mai sentito parlà di Cilecca!"
Per ultimissimo,almeno per quel che riguarda il periodo del mi' babbo come presidente del comitato organizzativo del palio remiero elbano e come fiduciario per l’Elba della FICS,(Federazione Italiana Canottaggio Sedile Fisso) ci sarebbe tutto il capitolo dell'arrivo della "Iole" (imbarcazione per la voga sportiva nei laghi e nei fiumi) e della partenza per il lago di Monate nel Varesotto, per il campionato italiano, al seguito del nostro equipaggio dei Vigili del Fuoco, (Daniele Boggio timonerie,capovoga Marcello Rossi,II remo Alessandro Mazzei detto il "Nero",III Massimo Giudicelli e IV un altro che ci ha purtroppo lasciato,Dimitri Frangini) ma il brodo "doventa" davvero troppo lungo e poi anticiperei troppe cose che forse verranno dette più in dettaglio e più ordinatamente nei prossimi capitoli.A tal proposito,tra gli altri, consiglio a Michele di contattare un protagonista dell'epoca: Alessandro Mazzei, detto anche fisicaccio,(o il "Nero" come ho sopra anticipato), perchè mantiene ben coltivata la sua mentalità da sportivo,non ha fatto come me, che l'ho tradita per le abbuffate e le squartucciate e quindi su tante cose, sarà sicuramente più preciso,di quanto lo possa essere io, che comincio ad avere la memoria sbiadita! P.S. Una veramente ultimissima appendice curiosa che ho appena scoperto: nel 1996 la FICS,con l’approvazione dei medici del CONI,varo’un modello nazionale di Jole che può permettere di gareggiare anche ai giovani dai 10 ai 14 anni nelle specialità senza timoniere del singolo e del due di coppia,al natante fu dato ufficialmente il nome Elba.
Michel Donati