Giorgio Diversi mi aveva parlato dell'impresa ed il giorno stabilito ho fatto diverse incursioni sul posto per seguire la sfida.
Non conoscevo Leonardo e Marco mentre conosco molto bene Giorgio che ho sempre percepito come un leccio, un leccio con le radici ben abbarbicate ad uno scoglio di Magazzini in grado di resistere alle più tremende ponentate. Confesso però che la sera passando dalla salita del Capannone temevo che qualcuno potesse aver mollato, non mi sembrava possibile che io durante il giorno facessi le mie azioni da falegname: tagliare tavole, mettere viti, mangiare, prendere misure, un po' più in là degli esseri umani continuassero a pedalare in su ed in giù con brevi e rare pause.
È stato bello e confortante invece ritrovarli lì curvi sul manubrio provati, ma ancora convinti e determinati.
Sottolineo "uniti" perchè, è necessario dirlo, chi arrivava per primo in alto seguendo il ritmo della propria pedalata, prima di iniziare la discesa aspettava gli altri per scendere insieme, ed è nella foto delle tre lucine che spuntano nel buio dopo una curva a pochi metri dal traguardo che sta la magia di questa impresa, nessuno ha tentato di fare lo sprint finale nessuno ha voluto sentirsi più forte degli altri, uniti, idealmente tenendosi per mano sono arrivati.
Perché uno si cimenti in queste sfide non è dato sapere ed ognuno faccia i propri pensieri, a me è venuto in mente Il Cavaliere Inesistente di Italo Calvino dove ad un certo punto si scopre che l'armatura protagonista è vuota e che ad animare quella presenza era la Pura Forza di Volontà.
Pino Fabbri