Dall'Elba a New York. Per esattezza, a Times Square presso il Broadway Dance Center, tra le prime scuole di formazione di danza "drop-in" al mondo, con i suoi corsi di jazz, tip tap, balletto, contemporaneo, hip hop e teatro. A catapultare nella Grande Mela la portoferraiese Giulia Muça, 14 anni appena, è stato l'amore per la danza. Anzi, per l'hip hop, che la giovanissima ballerina elbana pratica con successo ormai da diversi anni. Per Giulia l'esperienza negli States si è conclusa qualche giorno fa con l'Italian International Dance Award, il Gran Galà che il 31 agosto scorso le ha aperto le porte dell'Alvin Ailey Dance Theater insieme ad altri cinque ballerini provenienti da tutta Italia.
Un'esperienza unica ed estremamente formativa per la talentuosa Muça, che grazie a una borsa di studio ha avuto l'opportunità di partecipare alla summer school intensiva che Antonio Fini Dance propone nel cuore di Manhattan e che quest'estate, per la prima volta, ha introdotto un modulo ndedicato all'hip hop all'interno del MC Urban Project, il progetto che da dodici anni la scuola porta avanti per celebrare la danza classica e contemporanea. Per due settimane Giulia ha varcato la soglia del Brodadway Dance Center e ha preso lezioni dai migliori insegnanti e direttori delle scuole e delle compagnie di danza di New York.
Un'occasione di apprendimento e perfezionamento importante e selettiva. Pochissimi ad accedervi in Italia.
Quest'anno sono stati in sei soltanto, tre ragazzi e tre ragazze. Giulia la più giovane, tra gli italiani e tra tutti i ballerini presenti al BDC di New York. Ciò non le ha impedito di tenere il passo di colleghi con maggiore esperienza, nonostante le ore di lezione, dalle due alle tre ogni giorno. “Sono partita con la determinazione ad apprendere più cose possibili” spiega Giulia “non avendo maturato esperienze significative come i compagni di classe newyorkesi. Questo aspetto mi ha spronato a dare il meglio di me stessa e a fare tesoro di ogni secondo di lezione, con umiltà e gratitudine”.
Tanto il tempo dedicato a provare quotidianamente le coreografie messe a punto per i sei ballerini italiani da Carlos Matrone e Mario Nocera in previsione del Galà all'Alvin Ailey Theater. Il ritmo incalzante ha entusiasmato e infiammato Giulia, che è tornata all'Elba più ricca e determinata di prima. “Mi sono portata dietro tanti consigli utili per il presente e il futuro – ci dice con gli occhi che ancora brillano di gioia. Il primo: “Mai mollare, perché è proprio quando si è stanchi che bisogna spingere di più”.
Il secondo: “Fare bene una cosa implica farla bene dall'inizio alla fine”. Il terzo: “La buona abitudine a non mettersi mai in prima fila”.
Un'esperienza di quelle che non si dimenticano, e segnano il cammino. Ci ha visto bene Allyne Veraz l'insegnante di hip hop che di Giulia Muça conosce non solo il talento, avendola accompagnata nel suo percorso di studio all'interno di Elba Danza (la scuola di Maria Paola Gori in cui negli ultimi anni si è formata e ha sperimentato i nuovi linguaggi dell'hip hop), ma anche le qualità e il carattere, che fanno la differenza in un progetto di questa portata. E' stata la Veraz a prospettare a Giulia il percorso negli Stati Uniti e a mandare all'Antonio Fini Dance il video che le ha permesso di aggiudicarsi la borsa di studio.
La prima, invero, ad averci visto giusto è stata Cristina Parrini, alla cui scuola di jazzercise Giulia si è formata. All'epoca la nostra ballerina di hip hop aveva solo 3 anni, tanta voglia di imparare e nel cassetto lo stesso sogno di oggi: ballare in scena con JLO, Jennifer Lopez.
Intanto, a fine ottobre Giulia Muça sarà in Belgio per la finale del CND Italie. Rappresenterà il centro-sud Italia e dovrà vedersela con ballerini di mezza Europa. Con il suo I can do it, un assolo ispirato al celebre manifesto statunitense di J. Howard Miller, ancora una volta supererà se stessa.
Ce la farà come sempre, forte dell'imprinting e dell'esempio di vita dei genitori, che nel 1995 poco più che ventenni hanno lasciato l'Albania per raggiungere l'Elba. Quella della famiglia Muça è una storia di due giovani migranti costretti a lasciare la terra natale e gli affetti più cari per costruirsi una vita altrove con coraggio e dignità. Un altrove oggi carissimo al cuore: a Portoferraio hanno cresciuto i due figli (Giulia ha un fratello maggiore, Marco, che si è aggiudicato una borsa di studio
per il calcio all'University of the Cumberlands in Kentacky), tirato su un'azienda ferrata in materia edilizia e visto riconoscersi la cittadinanza italiana. Al termine di una cerimonia molto sentita e accompagnata dall'affetto di parenti e amici dell'Elba.