Difficilmente una mezza maratona supera i mille partecipanti e, senza contare la Stralivorno non competitiva, i 500 e la Benetti Livorno Half Marathon, superando i mille atleti ha dimostrato che il movimento podistico è in grande salute e progresso. E sicuramente la salute non manca ad Aldo Allori, in arte Irolla, il podista-pittore marinese che, a 73 anni, si è classificato 179esimo assoluto e nuovamente primo, lasciandosi alle spalle più di 800 partecipanti, compresi tutti quelli della sua categoria e moltissimi giovani.
Aldo sottolinea «nella categoria “oro” non mancava nessuno. La gara è stata tosta e io ero l’uomo da battere, dopo tutte le mezze maratone che ho vinto quest’anno nella mia categoria».
Ma Irolla è uno che quando corre si guarda intorno ed è rimasto ancora una volta affascinato dal percorso urbano e costiero livornese, con passaggi anche all’interno dell’Accademia Navale e degli stabilimenti Benetti.
ALdo è stato seguito, assistito e incoraggiato durante la gara da Claudio Mazzola e Faliero Larini, presidente e vicepresidente dell’Atletica Rivellino di Piombino per i cui colori corre l’atleta elbano. Ma già al giro di boa di metà gara Allori aveva già un cospicuo vantaggio su tutti gli atleti della sua categoria che ha ulteriormente incrementato negli ultimi 10 chilometri.
E gli avversari ancora una volta hanno dovuto cedere al passo a questo atleta inossidabile che – come dicono – sembra forgiato nel ferro dell’Elba e nell’acciaio di Piombino.
Aldo racconta come è andata: «Sono partito alla mia maniera, in progressione. Fino ai 10 Km qualcuno dei miei avversari ha retto, dopo il giro di boa degli 11 Km sono crollati uno a uno come le mele mature che cadono dagli alberi. Sono entrato nella pista del Centro Atletica Livornese tra gli applausi e la speaker scandiva il mio nome».
Ma quando corre Allori non pensa solo alla vittoria sportiva che sa bene che conta poco rispetto a quello che succede nel mondo e mentre stava per tagliare il traguardo gli è venuta in mente una filastrocca di Gianni Rodari: “Il giorno più bello della storia” che si è ripetuta tra sé e sé correndo: «S’io fossi un fornaio, vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato profumato come le viole. Un pane così verrebbero a mangiarlo dall’India e dal Chilì, i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame!
Il più bel giorno di tutta la storia».
Umberto Mazzantini