“Mi sono perso in Calata” è il curioso titolo della seconda personale di Paolo Guidotti, già presente in libreria lo scorso dicembre: l’idea nasce dalla lettura del testo di Maurizio Maggiani “Mi sono perso a Genova”, nel quale il protagonista parla della città come di un luogo dove si trova bene, si sente accolto, a proprio agio. Analogamente Paolo afferma di aver scelto di esporre nuovamente al Libraio in quanto lo ritiene un ambiente accogliente, adatto per ospitare i suoi lavori e proporre la propria filosofia artistica. Più di cinquanta sono le opere che hanno trovato una propria collocazione tra i libri: si tratta della nuova produzione di Guidotti, attraverso la quale l’artista mette in mostra i punti fermi del suo percorso artistico ma anche alcune novità, differenti rispetto alle precedenti proposte. 30 X 40 rimane l’unico formato dei lavori, il prezzo corrisponde sempre al numero di serie della tavola e ogni opera esposta è in attesa di trovare un’identità grazie a colui che deciderà di acquistarla donandole così il proprio nome. Per Paolo, nella sua duplice veste di artista e professore, la comunicazione e le relazioni interpersonali rimangono due elementi fondamentali che caratterizzano la quotidianità di ogni individuo: l’arte diviene così il mezzo più adatto per entrare in contatto e relazionarsi con altre persone, siano essi studenti, amici o individui incontrati e conosciuti da poco. Guidotti sfrutta la sua attività artistica anche in chiave didattica come nel caso di un intelligente esperimento con il quale chiede ai suoi ragazzi di esprimere un commento personale sui lavori, senza però rivelare di esserne l’autore e rendendoli così liberi da vincoli e imbarazzi.
La serialità e ripetitività data dal formato standard delle opere è un elemento fondamentale per l’intera produzione dell’artista spezzino, in quanto rappresenta il fil rouge che lega composizioni dalle caratteristiche tecniche e stilistiche fortemente differenti. Lacca, olio, acrilico, collage e fotografie vengono utilizzate liberamente nelle differenti tavole collocate all’interno della libreria. Composizioni dal sapore informale o impregnate di contaminazioni cubiste e astrattiste si alternano di opera in opera creando un bizzarro e chiassoso dialogo che stranamente però funziona.
Paolo in occasione dell’esposizione si è messo in gioco con alcuni esemplari che richiamassero Portoferraio e la Calata, creando un collegamento diretto con la citazione che ha dato origine al titolo e fuggendo per un attimo dai suoi soliti schemi. Le opere in questione, infatti, presentano un inedito viraggio verso il figurativo poiché il procedimento prevede l’applicazione sulle tavole di fotografie della città, manipolate in un secondo momento con l’aiuto della pittura: in questo modo le due differenti tecniche riescono a stabilire un dialogo in grado di creare un’inaspettata armonia nel pieno rispetto dell’immagine e della sua identità. Da segnalare il trittico avente come soggetto un particolare di “La Grace”, il brigantino protagonista della appena trascorsa rievocazione in occasione del Bicentenario napoleonico.
“Mi sono perso in Calata”, con i suoi 53 pezzi, sarà presente in libreria fino al 14 giugno per poi lasciare spazio ad una nuovo appuntamento con l’arte contemporanea.