Il 2 e 3 giugno 1946 il Popolo Italiano fu chiamato a votare per il referendum: gli Elettori scelsero la Repubblica dopo 85 anni di monarchia, cioè dal 1861 data dell’Unita d’Italia valorosamente conquistata da un popolo omogeneo per lingua ma fino ad allora diviso territorialmente e sostanzialmente per governo politico ed economico. La consultazione elettorale popolare fu a “suffragio universale senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche e condizioni sociali e personali. All’Assemblea Costituente si chiese di redigere il testo della Costituzione che culminò con l’elezione del senatore Enrico De Nicola capo provvisorio dello Stato e il 1 gennaio 1948 entrò in vigore.
Questa è la nostra storia condivisa.
Ringrazio le autorità militari religiose e civili, associazione combattenti di volontariato, le rappresentanze d’arma e i bersaglieri per un evento che è particolarmente significativo per chi, oggi, si riconosce nell’avvento della nostra Repubblica stigmatizzata e simbolicamente rappresentata nella bandiera tricolore e nell’inno di Mameli. Oltre che esprimere il mio più cordiale saluto a tutti devo rilevare che, ancora per un anno, ci troviamo a celebrare la festa della Repubblica immersi in una crisi senza fine. Una crisi che è diventata, oltre che economica, MORALE E CIVILE. Questo oggi dobbiamo combattere, questo oggi con Voi dobbiamo impegnarci ad abbattere. Abbiamo tutte le carte in regola per poterlo fare! Abbiamo una Carta Costituzionale degna di essere ubbidita, abbiamo un popolo pieno di ingegno, una cultura superiore e migliore, arricchita di una storia prima nel mondo.
Tutto ciò è innegabile e non è immodesto dirlo.
Questa fase difficile, MORALE E CIVILE, di fronte a questa crisi strutturale e non temporanea, creata non certo dall’interno del Paese ma venuta dall’esterno per poterci “comprare meglio”, ha oggi trovato attecchimento compiacente o comunque rassegnato nella vita politica ed economica del paese. In una fase come
questa non ci si deve affidare allo scoramento, alla caduta della speranza con rassegnazione. Al contrario occorre compiere tutti gli sforzi per resistere e reagire per ritrovare la retta via e per avviarci verso un deciso cambiamento di rotta. Io oggi in rappresentanza di questo Ente Istituzionale mi sento di affermare, e per
questo mi sono personalmente impegnato per essere qui come Sindaco per la prima volta, che dobbiamo reagire in nome e per conto dei giovani, degli anziani, dei deboli, degli emarginati, dei malati e di tutti coloro che sperano nelle forze attive e vigorose di chi può.
L’uguaglianza dei cittadini, l’esercizio della libertà, le tutele quali il diritto allo studio, al lavoro, alla salute sono insite nella Costituzione della nostra Repubblica e quindi, se talvolta vengono meno, debbono essere recuperate con vigore. Con quel vigore che è espresso nella corsa dei bersaglieri nelle parole del loro inno nei
colori che si agitano al vento della nostra bandiera e nelle uniformi che voi tutti oggi indossate.
La politica e la buona amministrazione deve recuperare la sua parte, deve far sentire la vicinanza alla gente, deve essere un atto di generosità verso altri che non possono farlo. Solo ritrovando questi valori si può mantenere viva la coscienza di essere padri, mariti, cittadini di un mondo migliore.
Ma se dai valori si parte, come dice Einstein, “NON POSSIAMO PRETENDERE
CHE LE COSE CAMBINO, SE CONTINUIAMO A FARE LE STESSE COSE” e questo vale per la politica e per la buona amministrazione ma anche per noi cittadini comuni. Un particolare saluto è rivolto a chi come i nostri Marò ha aspettato tanto per sottoporsi ad una nostra giustizia che è l’unica che può giudicarli!
Le radici del passato 25 aprile, festa della Liberazione e del 1 maggio, festa del lavoro, hanno attecchito nello spirito di noi tutti. Non sono radici di una parte per una strumentalizzazione o contrapposizione politica. Sono la nostra storia come un albero sempreverde che si alimenta da un buon terreno con le naturali piogge. E il ricordo dei nostri eroi che hanno perso la vita per l’Unita d’Italia e per difenderla deve essere vivo nella memoria come il nome di un padre lo è nel figlio. So che per gli Italiani l’immagine della politica è pervasa di continui episodi di corrotti e corruttori, di pessime ambizioni che ci inducono a prendere le distanze ed astenerci dall’ impegno civile. DOBBIAMO RIBELLARCI A QUESTO prima di tutto all’ interno della nostra coscienza, poi manifestare la nostra recuperata dedizione alla giusta causa, in primis come uomini, poi come collettività.
Colgo inoltre l’occasione di festa per dare un saluto alla precedente Amministrazione, alla mia nuova giunta nelle persone della professoressa Rita Matacera, vicesindaco e la dottoressa Raffaela Franceschetti, assessore e di nuovo all’ Arma dei Carabinieri, alla Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto, Esercito, alla Polizia Municipale ai dipendenti comunali, al Sindaco di Rio Marina, Renzo Galli, al Vicesindaco di Portoferraio Roberto Marini, al Sindaco di Campo nell’Elba Lorenzo Lambardi a cui va un saluto particolare per la sua nuova nomina e a tutti voi per il contributo dato per la riuscita di questa manifestazione.
VIVA L’ITALIA, VIVA LA REPUBBLICA!
Il Sindaco
Claudio De Santi