“Quest’uomo, o donna, è affollato di gente. Gli esce gente da ogni poro. Così lo raffigurano, in statuette di argilla, gli indios del Nuovo Messico: il narratore, colui che racconta la memoria collettiva, è tutto uno sbocciare di personcine.” E’ tra le immagini più belle che possano illustrare il ruolo del narratore. L’ha creata Eduardo Galeano per quella impagabile raccolta di perle di scrittura che è Il libro degli abbracci. Le due righe della prima pagina del volume sembrano rappresentare il programma di vita che Galeano ha sempre perseguito: "RICORDARE: dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore". A questo scrittore, nato in Uruguay, emigrato in Europa negli anni della dittatura militare, che ora vive di nuovo nel suo Paese di origine, è dedicata l’Isola della lettura di questa settimana.
Un classico indimenticabile: Le vene aperte dell'America Latina
Come spesso accade per gli autori non vincitori di Premi Nobel di lingua diversa dall’inglese, Galeano è uno scrittore molto meno noto, in Italia, di quanto meriti. I suoi libri, in Europa, non scalano le classifiche delle vendite, non arrivano al grande pubblico indifferenziato, non entrano nelle mode, ma la loro durata nel tempo è garantita. Davvero non invecchiano. Eppure questo scrittore è da decenni un mito per tutto un continente, da quando a soli trent’anni scrisse quel Le vene aperte dell’America Latina (la prima edizione è del 1971) che cambiava radicalmente il modo di presentare, raccontare, interpretare la storia latinoamericana, tanto da vincere il prestigioso American Award e da essere messo all’indice da tutte le dittature militari di quegli anni. Da quelle pagine apparivano verità fin lì sconosciute o nascoste o ignorate, in un mosaico ricco di informazioni, dati e storie che per anni Galeano aveva raccolto in ogni parte dell’America Latina: dalla conquista degli spagnoli, che distruggono intere popolazioni e caricano migliaia di navi con l’oro, l’argento e le altre materie prime (185.000 chili d’oro e 16 milioni di chili d’argento in 150 anni, esclusa l’esportazione clandestina) alla struttura contemporanea del saccheggio con il nuovo sbarco dei conquistatori attraverso il Fondo Monetario Internazionale e i minerali dell’America Latina che sono “come aria per i polmoni” dell’economia nordamericana. Un libro che, anche se lui lo riscriverebbe in tutt'altro modo, dovrebbe essere in tutte le biblioteche ed essere letto da chiunque voglia sapere e capire qualcosa del mondo di cui facciamo parte.
Questo classico, tradotto in decine di lingue, arrivò in Italia solo ventotto anni dopo la sua pubblicazione in spagnolo e solo grazie alla passione e alla perseveranza di Gianni Minà, che ne inaugurò la collana El continente desaparecido di Sperling&Kupfer. Anche se questo libro è ormai molto lontano dal suo stile e lui stesso non lo riconosce quasi più come suo (v. la cronaca del suo intervento alla Fiera del libro di Brasilia, qualche giorno fa) Isabel Allende, nella sua introduzione scriveva: “Se dovessi scegliere un libro da portarmi su un’isola deserta, sceglierei questo”.
E, in pieno accordo con lei, se io potessi scegliere un solo scrittore da invitare su un’isola abitata, come l’Elba, da far conoscere a tutti i suoi abitanti e ai turisti in arrivo, da ascoltare dal vivo, da leggere nelle scuole e sulle piazze, la mia scelta cadrebbe su di lui.
Amore e politica, sogni ed economia, storia e immaginazione
Del caso assolutamente fortuito per cui mi ritrovai, nel 1996, a intervistarlo nella sua casa di Montevideo ne ho scritto a parte, perché la storia meritava, mi pare. E interviste approfondite video e scritte per conoscerlo più da vicino si trovano in questa pagina di Incontri Rainews. Dei suoi libri si potrebbe scrivere pagine e pagine, i brani da scegliere sarebbero decine, ma so di essere in qualche modo “di parte”, perché a me piacciono particolarmente le storie essenziali, quelle che, com’è nel suo stile, Eduardo ricava dopo un lavoro attento e accuratissimo di riduzione graduale e continua delle frasi e delle parole. Quello che ne resta sono dei tratti che mi hanno sempre ricordato delle pitture ad acquerello. Ne scelgo due per tutte, ancora da Il libro degli abbracci.
Una è sull’amore e si intitola La notte: “Non riesco a dormire. C’è una donna che mi sta di traverso alle palpebre. Vorrei mandarla via ma non posso. Ho una donna qui nella gola.”
L’altra è politica, sul sistema che governa il mondo. Mappamondo. “Il sistema: /Con una mano ruba ciò che presta con l’altra. /Le sue vittime: /Più pagano, più devono. /Più ricevono meno hanno./Più vendono, meno incassano.
Per apprezzarlo davvero Galeano va letto una pagina alla volta, ricostruendo nella nostra mente, masticando ogni parola e ogni frase come un boccone prelibato e ascoltandone, con la stessa cura e attenzione con cui lui l’ha scritta, gli echi e i rimandi a ciò che conosciamo e a ciò che possiamo immaginare. E’ uno stile che ha scoperto e messo in atto a partire dagli anni Ottanta, con i tre volumi della Memoria del fuoco: il primo, dedicato alle Origini, parte dalla creazione della donna e dell’uomo (raccontata con un mirabile “La donna e l’uomo sognarono che Dio li stava sognando”), alle civiltà pre-colombiane all’invasione europea fino agli inizi del Settecento, con il ricorso a centinaia di fonti originali; il secondo, che ha il titolo di Le facce e le maschere, racconta il periodo successivo fino agli inizi del ‘900; l’ultimo, Il secolo del vento, arriva fino al 1986, data di pubblicazione e contiene ritratti nel suo stile di personaggi che vanno da Pancho Villa a Charlie Chaplin, da Che Guevara a John Kennedy a John Lennon. Per uno di quei misteri insondabili delle scelte editoriali, dopo l’esaurimento dell’edizione originale di Sansoni, la Rizzoli ha pubblicato in edizione economica solo i primi due volumi. Dunque il terzo va cercato in biblioteca, e ne vale assolutamente la pena.
Il libro degli abbracci, Le labbra del tempo e il successivo Palabras andantes non hanno un vero e proprio filo conduttore. Sono raccolte di acquerelli, appunto, dove il materiale proveniente dai sogni si intreccia senza problemi con i temi dell’economia mondiale e dell’amore, le esperienze dell’esilio e le storie del continente che ama. Questi, come gli altri, contengono illustrazioni, anche queste sue, basate, come la scrittura, su creazioni a sorpresa e tratti essenziali.
Dove si sono nascosti i sogni?
La sua grande passione per il calcio (“Giocavo benissimo, ero un fenomeno, ma soltanto di notte, quando dormivo”) ha trovato spazio in Splendori e miserie del gioco del calcio (Sperling&Kupfer, 1997, ripubblicato da Limina nel 2002). Anche qui i grandi calciatori o i protagonisti di storie sconosciute vengono impressi sulla carta attraverso flash originali. Un esempio: “Roberto Baggio porta messaggi buddisti scritti sotto la sua fascia di capitano. Budda non gli evita i calci ma lo aiuta a sopportarli.”
Non vi interessa lo sport? Siete appassionati di economia? Ce n’è anche per voi (ma in realtà andrebbe letto anche e soprattutto dai non specialisti): A testa in giù. Il mondo alla rovescia, da ricercarsi tra i libri usati o in biblioteca.
Prima che scompaiano dalla circolazione, destino comune a molti bei libri, consiglio di cercare ancora gli ultimi due che ha scritto, sempre per Sperling&Kupfer: Specchi. Una storia quasi universale e I figli dei giorni. I figli dei giorni sono una preziosissima agenda quotidiana della memoria e se ne possono trovare diverse tracce in una sezione speciale del sito www.elbadipaul.it. Ogni giorno una storia collegata alla data. Specchi, con cui chiudiamo questa cavalcata nel mondo di Galeano, alla continua ricerca di un ordine narrativo del tutto libero, attraversa in oltre cinquecento tappe la storia del mondo, comprensiva degli invisibili e dei dimenticati: comincia, ovviamnte, da Adamo ed Eva (“Erano neri?” “Siamo tutti africani immigrati”) e si chiude con i percorsi degli astronauti, che “non hanno trovato né sogni pericolosi, né promesse tradite, né speranze in frantumi. Se non sono sulla luna, dove sono? Non è che sulla terra non sono andati perduti? Non è che sulla terra si sono nascosti?”
Luciano Minerva http://www.elbadipaul.it/