Dal Monitore d’Etruria del 15 giugno 1814
PIANOSA- ( dal nostro Inviato speciale). Abbiamo già scritto nelle nostre pagine di informazione (v. Il Monitore d’Etruria del 5 giugno u.s.) della visita e presa di possesso da parte di Napoleone dell’Isola di Pianosa. Nel frattempo si sono intensificate le presenze militari da parte soldati del Battaglione Franco, genieri e cannonieri, nonché il trasporto di armi e vettovagliamento. Sono stati inoltre emanati vari decreti tesi ad incentivare il trasferimento nell’isola di contadini e allevatori ( lotti di terra , sementi e bestiame a titolo gratuito; franchigie doganali e quanto altro).
Sembra inoltre, ma sull’argomento mancano conferme da fonti ufficiali, che l’Isola sia stata ispezionata dal Capo Battaglione del Genio Ing. Mellini il quale, corre voce, che sia particolarmente interessato alla mineralogia chimica e alla orittognosia. Il suddetto Ufficiale si dice che abbia scoperto in vari luoghi delle ripide falesie dell’Isola, formate in prevalenza di carbonato di calcio (calcite) grandi quantità di conchiglie e gusci di grandi ricci di mare e di grandi patelle, dimostrando inequivocabilmente che quei sedimenti si erano formati nel fondo marino. Questa scoperta, come i più eruditi dei nostri lettori, possono ben comprendere sostiene fortemente le teorie Nettuniste sull’ origine delle rocce e discapito di quelle Plutoniste, che peraltro sembrano essere palesi nella vicina Isola di Capraia.
Resta il mistero del cono di Montecristo e della nuvoletta che spesso lo sovrasta. Un vulcano secondo alcuni, una montagna denudata dall’erosione secondo altri. La scoperta fatta a Pianosa non può non fare sovvenire, il grande problema dei resti di conchiglie ritrovate da M. Déodat de Dolomieu una ventina di anni fa a quote fino a due- tre mila metri nelle grandi montagne fatte di carbonato di calcio e magnesio (dolomite) delle Alpi Orientali. Secondo molti la loro presenza sarebbe la prova inequivocabile del Diluvio Terrestre narrato nella Bibbia, che fece alzare il livello del mare di molte migliaia di metri rispetto all’attuale. Secondo altri le rocce sarebbe state portate a quella altezza da grandi movimenti tettonici, le così dette Orogenesi, avvenute molti anni dopo la formazione dei sedimenti nel fondo marino. Certo questa teoria così detta “ evoluzionista” urta fortemente con quella “creazionista” che come bene sappiamo si rifà rigorosamente ai dettati biblici, ed esce dai limiti della sfera scientifica per entrare in quella politica e religiosa.
Beta de Latorre
(Quanto riporta l’articolo del Monitore d’Etruria, riflette bene quali erano le problematiche ed il grado di conoscenza che al tempo si avevano sull’origine dei minerali e delle rocce, sulla interpretazione dei fossili nelle rocce sedimentarie e sulla stessa origine ed evoluzione del Pianeta Terra. Le moderne conoscenze geologiche, paleontologiche e mineralogiche muovevano i primi difficoltosi passi, seguiti da una vasta, anche se ovviamente sempre elitaria, opinione pubblica. Le diatribe fra Nettunisti e Plutonisti, Evoluzionisti, Creazionisti e Catastrofisti riempivano le pagine di informazione ed erano oggetto di scontri anche nella mondanità e nei “baretti”.
Ieri 14 giugno 2014 dopo duecento anni dalle cronache del Monitore sopra riportate è stata inaugurata a Pianosa una mostra “ Pianosa, nascita di un’Isola” curata dal Prof. Luca Foresi e organizzata dal Parco Nazionale, Università di Siena e Comune di Campo.
Ad altri la cronaca dell’avvenimento e i dettagli dei contenuti, di una grande operazione scientifica e culturale, condotta con rara maestria divulgativa, visitando la quale non solo è possibile conoscere l’affascinante storia geologica di Pianosa e dell’Arcipelago Toscano, delle sue ripercussioni sui popolamenti animali e vegetali e sulle prime frequentazioni dei cacciatori e raccoglitori del Paleolitico, ma anche fare il punto sul grado di conoscenze raggiunto oggi sulla storia e sulla natura del nostro Pianeta.
La mostra “ Pianosa , nascita di un’Isola è un affascinante viaggio sulle bellezze dell’Arcipelago, che aggiunge un bel tassello a quel mosaico di iniziative tese a valorizzare il grande patrimonio geo-culturale dell’Elba e dell’Arcipelago Toscano. Un mosaico di “ bellezze” che sempre di più deve insegnarci il rispetto che dobbiamo, a scala locale e globale al Pianeta Terra, conoscendo le sue fragilità e i suoi limiti; le regole che governano la sua evoluzione e le ripercussioni che queste hanno sulla biodiversità e sul nostro stesso benessere spirituale e materiale . Ricordiamoci soprattutto ,una frase usata ed abusata, ma da non dimenticare mai: non abbiamo avuto questa Terra, ivi compreso quel suo meraviglioso tassello che è l’Arcipelago Toscano, in eredità dai nostri padri, bensì in prestito dai nostri figli…e nipoti.)
Giuseppe Tanelli