“… Amo l’Elba perché è la mia terra, perché è singolarmente bella; perché il ferro e il granito che ha nelle sue viscere sono la significazione della forza e della virtù, perché il mare che la isola è una protesta di libertà e indipendenza E amo coloro che amano l’Elba perché mi sono fratelli in lei; e amo i poeti che la esaltano, perché la voce del poeta è vasta e perpetua e amo gli artisti che la celebrarono e la celebrano e la cantano…”. Con Gaspare Barbiellini Amidei ci si ritrovava in queste parole di Mario Foresi e a lungo progettavamo attese e prospettive sulla nostra isola e assieme ad Anna Maria Rimoaldi durante gli incontri tra gli Amici della Domenica allo Strega cercavamo di trovarvi quel punto ottimale di equilibrio tra lo sviluppo turistico e la conservazione dei valori naturali e culturali, della compatibilità tra l’espansione economica e non-alienazione dell’ambiente per evitare, come sosteneva Giorgio Bassani in quegli anni sull’Elba, che il serpente si morda la coda. E con Gaspare, sul finire del 2004 ci mettemmo a costruire l’idea di un PARCO LETTERARIO e ARTISTICO non titolato a nessuno, come altrove si trovano dal Piemonte alla Sicilia, ma che portasse un solo nome: ELBA. Perché in questa identità territoriale ci si potessero trovare tutti. I figli diletti che tanto lustro ne avevano dato in “continente” e altrove e in tutte le Arti come Oreste del Buono, Carlo Laurenzi, Luigi Berti, Raffaello Brignetti e aggiungo io Gaspare Barbiellini Amidei e poi ancora Giuseppe Pietri nella musica e Nello Santi per le arti cinematografiche. E quelli che hanno trovato in questo scoglio l’amore ricambiato e nel tempo rafforzato come fu per i De Chirico, Paolucci, Marinetti, Klee, Carena per andare in tempi più lontani e ancora per i Dylan Thomas, Von Hoerschelmann, per gli Olschki e i pittori delle dune di Procchio e per ultimo ma non ultimo il Premio Strega Ernesto Ferrero e altri altri ancora che dagli elenchi composti in quell’anno riporterò in altra occasione. Se per definizione accettata i Parchi letterari (e aggiungo) artistici sono spazi fisici o mentali che hanno ispirato e ispirano le opere di grandi scrittori e artisti. Se questi Parchi si differenziano da quelli Naturali per il fatto che possono non avere delimitazioni e termini. Se questi Parchi possono comprendere luoghi e ruderi di antiche chiese, case e interi centri storici, sentieri e vecchie strade dentro o fuori degli agglomerati abitativi. Se questi Parchi ci riportano le esperienze partecipate e creative dell’autore stimolandone con la fantasia la sua ispirazione. Se questi Parchi coniugano tutto questo con la storia e le tradizioni di chi vive nel luogo allora l’Elba è lo spazio, è il luogo, è il territorio, è l’isola benedetta a essere il Parco letterario Artistico per eccellenza. E in questo spazio fisico disseminare i suoi sentieri con i pensieri di chi l’ha vissuto e amato come Barbiellini Amidei :”… Non è mica un’isola , l’isola d’Elba. Anche io ho creduto per tanto tempo che lo fosse, e che l’insularità fosse il suo fascino, la certezza di poter lasciare ogni sera dieci chilometri di mare fra se e il mondo. Noi elbani lo chiamiamo lo scoglio, a sottolineare questa condizione apparente. Ora che sono più vecchio, e ci torno più spesso, mi sono accorto che la mia terra non è un’isola, è una patria strana , completa, non separata da nulla d’altro che si possa fare o desiderare…””, come Laurenzi che da elbano è “…consapevole di dovere anche o soprattutto all’insularità i suoi limiti, il suo modo si soffrire la vita, la tendenza solipsistica a negare il peso oggettivo della realtà, la vocazione a una contemplativa pigrizia…” o come il ritrovarsi nella”…campana di vetro costituita da mare e cielo, sovraccarichi di riflessi turchini ..e dai suoi monti i nomi dei quali li so e dove vi serpeggiano valli che conosco, casolari appuntellati fra scogli, abbarbicati fra il giallame selvaggio delle erbe e dei rovi; dal cuore sopito, fuori dal mondo…” di Luigi Berti. Disseminare spazi e luoghi di musiche e di improvvisati palcoscenici dove innalzare al cielo stellato le voci di poeti ispirati e i lirici canti, e tra ruderi impregnati dall’odore della storia far scorrere l’arte dei fotogrammi in movimento, e tra spazi antichi esporre le opere di tutti quegli artisti visivi che dell’Elba ne fecero, seppur breve, soggiorno. Di questo moltissimi anni fa me ne feci carico su indicazione verbale e non scritta dell’allora Azienda del Turismo ottenendo il partecipato entusiasmo dei pittori coinvolti fossero essi i de Chirico, o i Paolucci, o i Carena, o i Vespignani, o i Porzano, o gli Hagl che dell’ Elba poi ha fatto la Terra ove costruire, ove piantare un albero e porre le fondamenta della famiglia e tutti gli altri che rientrano nell’eletta lista. Coinvolgere luoghi e persone che già operano nel territorio come l’Open-Air Museum e International Art Center Italo Bolano che da oltre cinquant’anni trasmette arte e come il Giardino dei Semplici e come Campo lo Feno e come le più recenti e interessanti sperimentazioni fatte dall’ Art Into The Park. Collaborare in sinergia con il Parco Naturale e il Parco Minerario, con le Istituzioni pubbliche, con le Associazioni come Italia Nostra per citarne solo una e contribuire a dare linfa e sostegno e altre idee a questo progetto il cui destinatario naturale è la da poco costituita Fondazione Isola d’Elba.
Amo l’Elba perché è la mia Terra e amo coloro che la amano perché mi sono fratelli in lei e con loro voglio condividere quest’ idea antica su la zattera di sognatori che vivono di fantasia e liberi e senza vincolo alcuno.
C’è ancora posto e la gòmena sta per essere sciolta dalla bitta.
Paolo Ferruzzi