Riprendiamo questa rubrica ripartendo da un'isola sulla terraferma (ma circondata dalle acque del Mincio), che per cinque giorni l'anno si riempie di gente come l'Elba d'estate. Chi ci arriva da ogni parte d'Italia (e non solo) si immerge nel mare della letteratura scegliendo il percorso personale, si isola dal resto del mondo, per tornare all'inizio della stagione lavorativa o scolastica ritemprato come da una vacanza. Poiché da quindici anni sono tra i fortunati che seguono il festival (prima come giornalista, poi come presentatore di autori) mi piace condividere l'esperienza e raccontare, nel giorno di apertura della18ma edizione, questo straordinario evento.
Mantova capitale della letteratura, da mercoledì 3 a domenica 7. Succede ogni anno, ai primi di settembre, dal 1997. Il Festivaletteratura (abbreviazione di Festival internazionale della letteratura) di Mantova è stato il primo dei festival italiani, quello che ha fatto da modello alle centinaia di manifestazioni che hanno offerto, via via con gli anni, appuntamenti prima con singoli generi letterari, poi con la filosofia, con l’economia, l’informazione, e così via. Molte imitazioni, molte iniziative ispirate a Mantova, ma il modello resta questo. Tutto è cominciato quando un gruppo di otto grandi appassionati di letteratura e di libri, con diverse competenze professionali (due librai, un editore, una docente di filosofia, esperti di questioni di diritti letterari e così via) ha studiato attentamente l‘esperienza inglese di Hay on Wye e l’ha adattata alla propria città, costituendosi in comitato organizzatore e gettandosi nella sfida. Tra gli elementi vincenti di questa scommessa difficile, in un clima culturale e politico non certo favorevole, ci furono alcune scelte coraggiose: non affidarsi ai finanziamenti degli enti pubblici, far pagare il pubblico per la partecipazione agli eventi (scelta che ancor oggi pochi osano imitare), coinvolgere i giovani di Mantova e dintorni nella gestione e nell’organizzazione del festival, valorizzare al meglio gli spazi storici e artistici della città, scegliere gli autori da invitare indipendentemente dagli editori. Il festival fu pensato inoltre come una manifestazione in cui si svolgevano in contemporanea più eventi in luoghi diversi. Tutto questo ha permesso al festival, fin dalla sua fondazione, di caratterizzarsi in modo forte rispetto a qualunque manifestazione culturale precedente e di mantenere il massimo di autonomia culturale.
Mi sono sempre chiesto, senza trovare ancora una risposta, come mai il primo festival letterario italiano abbia trovato la sua sede ideale nella patria natale di Virgilio e nel gioiello di città dove Isabella d’Este ospitò i grandi del Rinascimento. Apparentemente sembrano circostanze casuali, ma qualche ragione legata al genius loci deve pur esserci.
Fin dalla prima edizione il Festivaletteratura si è caratterizzato per la presenza di autori di tutte le aree culturali e geografiche: alcuni sono universalmente conosciuti, di altri il grande pubblico non conosce spesso neppure il nome. Ma il lavoro di scouting degli organizzatori è tale che la sola partecipazione di uno scrittore al festival è, per il pubblico, una garanzia di qualità. Girare per Mantova in questi giorni fa bene, è un sollievo per l’anima e per l’umore: c’è un Italia di persone comuni, interessate alla cultura, appassionate, curiose, tendenti al sereno, si è circondati da centinaia di giovani e giovanissimi volontari del tutto diversi dagli stereotipi, si vede insomma un Paese reale davvero tanto diverso da quello che ci viene presentato e rappresentato quotidianamente dall’informazione.
Per chi ha la fortuna di andare a Mantova nei prossimi giorni l’avventura di assistere a una o più giornate del Festival comincia dallo sfogliare il programma: si vorrebbe avere il potere dell’ubiquità, invece bisogna scegliere, con grande attenzione, come davanti a un menù di piatti variegati e raffinati, adatti a tutti i gusti. Questo è il programma 2014, da cui mi astengo come sempre di indicare questo o quel nome, perché comunque se ne lascerebbero fuori qualche decina con gli stessi meriti. Buona lettura dunque e (per chi ha la fortuna di poterci andare) buona scelta.
Luciano Minerva