Mi trovo alla periferia di Kos, in una valle tra una foresta di cipressi che spiccano nell’arida terra dell’isola.
Sono davanti al grandioso complesso tempio-ospedale di Esculapio che si staglia davanti alla collina su ben tre livelli con colonnati ed esedre che contengono stature.
Un tempio degno di una grande acropoli dove, nelle parti laterali, sorgevano ambienti di culto degli dei che proteggevano l’uomo nella sua fragile vita.
Un uomo particolare, nel 430 avanti Cristo qui curava i malati.
Il nome di Ippocrate mi sconcerta; mi avvio lentamente al primo piano col massimo rispetto in un’atmosfera che mi commuove, passando da un frammento di colonna ad un capitello corinzio. Una scena artisticamente sconcertante.
Mi metto a fotografare i luoghi di quest’ Uomo che disponeva i malati secondo varie categorie, isolando quelli affetti da malattie contagiose.
Ho presente le varie immagini di Ippocrate che esprimono massima concentrazione del pensiero.
Egli rinnovò il concetto di malattia e salute che dipendono dal comportamento degli uomini e non da cause di forze superiori.
Inventò la cartella clinica e la diagnosi e proprio a lui si deve il concetto di dieta e alimentazione.
Mi piace riportare alcuni frammenti del suo “Giuramento” di medico
…e insegnerò quest'arte senza richiedere compensi né patti scritti...
...non somministrerò ad alcuno, neppure se richiesto, un farmaco mortale...
…similmente a nessuna donna darò un medicinale abortivo...
...con innocenza e purezza io custodirò la mia vita e la mia arte...
...fuori dell'esercizio della vita degli uomini tacerò ciò che è necessario sia divulgato, ritenendo come un segreto cose simili...
ecc.
Per lui la medicina era un'arte liberale.
Si legge ancora di Ippocrate:.. “coloro che chiedono un compenso costringono il loro sapere a servire come se lo rendessero schiavo e chi fa il medico solo per guadagnare è sottoposto a mentire fingendo che si tratti di una malattia grave o a minimizzare fingendo che si tratti cosa da poco”.
Insomma, tra le tante malattie quella dell'avidità di guadagno è la più pericolosa. E' un male che addirittura viene “benedetto” dalla gran parte dell'umanità. Sì, molti medici considerano i pazienti come materiale da sfruttare. Conosco dei medici che si sono fatti imperi alla barba della povera gente.
“E le ricevute fiscali”?
Però lo Stato per giustizia dovrebbe mettere un tetto a questi enormi guadagni, specialistici o meno.
E' proprio una brutta “malattia” quella dell'avidità.
Italo Bolano
Nelle foto: (un’immagine di Ippocrate e particolari dell’Asclepeion)