( Dal Monitore d' Etruria del 21 ottobre 1814)
PORTOFERRAIO ( Dal nostro Inviato) – L’ appuntamento con il Capitano del Battaglione Elbano , Edoardo Taddei Castelli, era al Piano di Rio dove nella piana alluvionale si elevano le due montagnole di San Giuseppe e dell’Assunta . << Sono formate da un calcare molto cavernoso>>, mi da detto il giovane Ufficiale << e in entrambe le colline si aprono vaste grotte e profonde spaccature dove talora si ritrovano “cocci, pentoli ed ossa”, sicuramente molto antiche. La piana è stata formata dai sedimenti trasportati dai numerosi corsi d’ acqua che dai monti confluiscono nel Riale. Ora il torrente è praticamente in secca, ma come sanno bene i paesani de la Piaggia, vi sono momenti in cui la massa d’acqua esonda e invade i casolari costruiti lungo gli argini. Inoltre sono ormai molti anni che al Piano si hanno grossi fenomeni di crollo ; il Coll. Campbell li chiama “sinkhole”. Le Municipalità di Rio e della Marina di Rio ( Recentemente Napoleone ha elevato la Piaggia a Comune autonomo. Ndr) hanno chiesto lo Stato di Calamità naturale, ma dicono alcuni, meglio sarebbe stato chiedere lo stato di “ Calamità politico-amministrativa”. Sembra che manchi un centinaio di migliaia di franchi per fare delle indagini geologiche per individuare l’ area soggetta ai crolli e provvedere così a realizzare una viabilità che la escluda o la scavalchi mediante un idoneo viadotto planare >> << Ma perché >> ha commentato il vostro cronista << non si destina da subito la somma necessaria per fare le indagini geologiche prelevandola dalla tassa di sbarco recentemente istituita dalle Municipalità dell’Isola, per la manutenzione del territorio ? Sarebbe un bel segnale di solidarietà amministrativa che farebbe digerire meglio i ventilati aumenti di questo balzello, e permetterebbe di giocare una bella briscola nel tavolo, molto stretto, preposto alla ripartizione dei fondi nazionali e regionali ( sempre pochi, ma comunque tragicamente superiori a quelli investiti per la prevenzione) , destinati a riparare i danni delle così dette “ calamità naturali” e riportare in tempi brevi la viabilità della Terra di Rio a livelli accettabili >> Conversando su questi temi siamo risaliti lungo l’ impervia mulattiera della Valle di Catone che porta ai ruderi dell’antico paese di Grassera . A metà strada, si stacca un sentiero che attraverso un bosco di gigantesche sughere, ci ha condotto alla Chiusa dei Taddei Castelli, un bel casolare di campagna, che si eleva in un pianoro di rigogliosi vigneti e campi di sementi. Ci attendevano il Dott. Lazzaro e la sua Signora . Il rispetto di cui gode l’ illustre gentiluomo, strenuo difensore del legittimismo del principe Boncompagni, è tale che lo stesso Bonaparte all’indomani del suo sbarco all’Elba ed a conclusione della visita fatta alle miniere di Rio, volle salire alla Chiusa, per incontrarlo .
<< Non nego di essere rimasto profondamente colpito dalla visita di Napoleone. In quella e nelle altre occasioni in cui ho avuto modo di incontrarlo ho apprezzato i suoi modi gentili e diretti. Ho apprezzato anche la nomina a Giudice di Pace che, come saprà , ho accettato, non senza un profondo travaglio, e solo per le insistenze della mia famiglia e del popolo riese, ed anche , non lo nego, per le serie difficoltà economiche in cui mi trovo dopo dodici anni di dominio francese. Detto questo resto profondamente critico nei confronti dell’ Imperatore le cui opere ( poche) , annunci ( tanti) e tasse ( troppe) ,stanno generando un clamore e malcontento universale nei popoli: da Capoliveri alle terre di Campo e di Marciana >>
Parole dure, ascoltate non senza un palese imbarazzo dal figlio Edoardo, che ha tentato varie volte di addolcire le parole del padre, rilevando con molto rispetto come le sue idee ed i suoi pensieri fossero superati dai tempi. Fra l’ altro ha rilevato il Capitano, sono sempre più insistenti le voci che arrivano dal Congresso di Vienna, secondo le quali il passaggio dei territori continentali del Principato di Piombino al Granducato di Toscana, sembra ormai cosa fatta. Inoltre si parla di relegare Napoleone in un’ isola più sperduta dell’Elba ( Sant Elena o Azzorre. Ndr). Nel caso è facile prevedere che anche l’ Elba sarà destinata al Granducato di Toscana.
Queste notizie hanno fatto scivolare la conversazione sulle iniziative politiche del Governo Granducale, in particolare sul recente Piano che tende a salvaguardare il paesaggio della Toscana continentale, ma che stante il quadro geopolitico che si sta delineando è ragionevole pensare che, molto opportunamente, si estenderà anche all’ Elba. Il Piano ha raccolto apprezzamenti e critiche, e alcune componenti politiche hanno addirittura chiesto il suo ritiro. Al riguardo il vostro cronista ha voluto segnalare ai signori Taddei Castelli, i passi salienti di un lungo e penetrante nota del Segretario di Stato del Buon Governo, il conte Vittorio Fossombroni, apparso nelle cronache fiorentine del Monitore d’ Etruria di alcuni giorni fa.
Più o meno l’ articolo riportava questi passi : “ In queste ore il Governo Granducale, sta esaminando le numerose osservazioni che sono state presente al Piano Paesaggistico della Toscana. Il Piano diretto da alcune illustri personalità della Accademia dei Georgofili, delle Università e dei Centri di Ricerca toscani, fornisce una ricca ed unica documentazione sulle caratteristiche del paesaggio toscano , analizzando i fattori naturali , sociali ed economici che nei secoli lo hanno “ costruito”. La filosofia che ha ispirato il nostro Augusto Sovrano ed il suo Governo, nell’intraprendere questa impresa , costituisce una vera “rivoluzione culturale”, poiché il Piano non è solo una elencazione di paesaggi che per la loro bellezza devono essere protetti con opportuni vicoli- vincoli peraltro già presenti nella legislazione e semplicemente ricordati e specificati nei loro contorni cartografici-, ma anche e soprattutto, un vero progetto politico per lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione economica di tutta la Toscana. Con il Piano non si intende certamente rinunciare ad una visione liberista del mercato, ma governarla nel dialogo e nella partecipazione, poiché è ormai comprovato che quando il libero mercato si muove da solo, il paesaggio ne viene troppo spesso distrutto. Il paesaggio toscano è un bene comune, un unicum in cui si integrano natura e lavoro, e rappresenta una identità territoriale conosciuta ed apprezzata dai tanti viaggiatori europei che nei loro “ grandi viaggi”, visitano le sue città d’ arte, le sue campagne e le sue isole. Un paesaggio da conservare e difendere poiché non solo motiva le frequentazioni turistiche, ma valorizza una molteplicità di beni agricoli e manifatturieri , e di servizi , che nella Toscana vengono prodotti. Il Piano rappresenta anche un valido strumento di salvaguardia dalle così dette “ imprevedibili catastrofi naturali”, come alluvioni e frane vengono chiamate, promuovendo l’ equilibrata diffusione dell’ agricoltura - insostituibile presidio per la manutenzione del territorio- , e contrastando la cementificazione e le attività estrattive selvagge che consumano territorio , devastano il paesaggio e rendono “ prevedibili” alluvioni e frane. Come ogni opera umana il Piano può essere scritto meglio, in modo più semplice e meno tecnico, e magari rivedendo i suoi ambiti paesaggistici , così che possa essere compreso e condiviso da tutti: cittadini, amministrazioni ed imprenditori. Il Piano può ancora arricchirsi delle osservazioni presentate, fermo restando che in tempi brevi si deve giungere alla sua approvazione, poiché , senza se e senza ma, la Toscana non può aspettare altri anni per salvaguardare, riqualificare e mettere in sicurezza il proprio territorio ….” << Personalmente >> è intervenuto il giovane Edoardo << posso capire, ma non condividere, che la situazione politico amministrativa delle tre grandi isole dell’Arcipelago toscano- Elba napoleonica, Giglio granducale, Capraia sabauda- impedisca di creare uno specifico ambito insulare, come natura , storia e vocazioni economiche imporrebbero, ma se un giorno tale situazione politica dovesse essere superata , sarebbe opportuno “ estrarre” le Isole del Grande Mare Toscano dagli ambiti paesaggistici in cui sono state “ forzatamente “ inserite e, magari arricchite delle loro peculiarità, riunirle in un distinto ambito marino >>
L’ ingresso nello studiolo, aperto verso i colori e la magia del tramonto che avvolgeva la Terra di Rio, della gentile Signora Taddei Castelli con una meravigliosa schiaccia briaca appena sfornata e una bottiglia di un sublime aleatico, ha come per miracolo calmato gli animi e interrotto il nostro dire.
Beta de Latorre