Può capitare, un giorno qualunque, di ricevere una mail spedita al suo vasto indirizzario da un’amica di lunga data di cui si sono perse le tracce, di leggere l’appello che contiene, di entrare nel sito che chiede di sostenere e di scoprire un mondo sconosciuto e una vera e propria miniera di informazioni. Mi è successo nei giorni scorsi: curiosare, leggere, scoprire, voler condividere, tanto da dedicare la recensione di questa settimana non a un libro, ma al sito di una Onlus (in pieno accordo con Sergio Rossi, direttore di Elbareport).
Qualche motivazione: perché è un sito prezioso, perché lo merita, perché offre ogni giorno, sul web e sulla pagina facebook occasioni di lettura di materiali ben più rilevanti e interessanti delle troppe foto di famiglia, di vacanza, di viaggio o di vita quotidiana, delle ultime imprese dei propri bimbi e/o animali domestici, dell’ultimo cambio di profilo, dei racconti di risvegli di pessimo o di ottimo umore, insomma della grande cianfrusaglia che circonda, nel mare dei social network, cose che invece meritano di essere viste e lette.
Uomini, donne, identità, differenze: una rassegna stampa da non perdere
Il sito di cui ci occupiamo questa settimana, poco prima del 20 novembre, giornata dei diritti dei bambini, e del 25 novembre, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza, è frutto del lavoro di un’omonima Onlus, www.zeroviolenza.it, che porta, come sottotitolo “Uomini, donne, identità, differenze” e, come distico ispiratore, una frase tratta da Todo modo di Leonardo Sciascia: “Soltanto le cose che si pagano sono vere, che si pagano a prezzo di intelligenza e dolore”.
L’intelligenza (intesa come attenzione, cura e impegno a raccontare la realtà) e il dolore (quello vissuto ogni giorno in ogni parte del mondo dalle parti più deboli della società) sono davvero ben coniugati nei materiali che questo sito ci offre. Il pezzo forte, quello da non perdere, è la ricchissima rassegna stampa dai quotidiani on line della giornata, che viene pubblicata ogni giorno, feriale o festivo che sia, alle nove e mezzo del mattino. Fare una buona rassegna stampa non è assolutamente un compito semplice. Significa saper selezionare articoli e notizie da una massa enorme e informe, scegliere e proporre un percorso narrativo, dare chiavi di lettura di una realtà sempre più complessa e meno leggibile. Quello di Zeroviolenza è un esempio di quel lavoro di “mediazione culturale” sempre più raro e difficile, cui Marino Sinibaldi ha dedicato un intero capitolo nel suo Un millimetro in là, di cui abbiamo già parlato.
Il progetto della Onlus, che si sostiene grazie all’otto per mille della Chiesa Valdese e a contributi volontari, “intende costruire una cultura della responsabilità nella relazione tra adulti e bambini, bambine e adolescenti, come chiave di lettura imprescindibile delle dinamiche e dei conflitti sociali. La prevenzione della violenza consiste anche nel creare le condizioni per una buona crescita, che consenta di divenire persone capaci di riconoscere la differenza come ricchezza nello scambio con l’altro.”
Nella rassegna stampa che si ispira a questi principi si trovano articoli e riflessioni (oltre a interessanti editoriali della redazione) utili a comprendere le esperienze italiane e internazionali, la cultura e le varie sfaccettature che si possono definire della “prevenzione della violenza”. Gli atteggiamenti e i fenomeni violenti, individuali o di gruppo, hanno origine spesso nella difficoltà di riconoscere l’Altro, di vedere le differenze e lo scambio con l’altro come vera e propria ricchezza della società.
Per dare un’idea della rassegna, prendendone un giorno qualsiasi, si può scoprire ad esempio che in un paese in Giappone abitato prevalentemente da studenti e anziani si offre casa ai giovani che dedicano tempo e attenzione alle persone anziane; si può apprendere che una coppia milionaria italo-americana ha messo tutte le sue fortune a disposizione del salvataggio dei migranti sui barconi, fino a salvarne tremila con una azione volontaria; si può leggere dell’azienda romana, con dipendenti in maggioranza donne di età media 36 anni, che dall’anno prossimo sarà uno dei maggiori fornitori di energia elettrica della pubblica amministrazione; o della campionessa mondiale di karatè, caporale dell’esercito italiano, che parla dell’eleganza del suo sport.
Si tratta spesso di articoli che sono riservati, on line, ai soli abbonati (e dunque di un servizio prezioso e unico per chi non lo è); ma soprattutto ci sono notizie, riflessioni, argomenti che nella loro selezione e successione danno maggiori opportunità di comprendere il mondo, le sue tendenze violente e l’azione, troppo spesso ignorata o sottaciuta, di chi lavora per una maggior consapevolezza delle relazioni.
Chi si rivede! Un video del Dalai Lama (nel 2006 all’università Roma Tre)
L’amica di lunga data da cui ho ricevuto questa preziosa mail si chiama Monica Pepe; per dieci anni è stata ufficio stampa del Rettore l’Università Roma Tre. L’ultima volta ci siamo visti in occasione di una lectio magistralis del Dalai Lama a Roma, per una laurea honoris causa in biologia. Fu lei a darmi la possibilità di farne un bel servizio per Rainews, permettendomi anche di riprendere la vestizione della toga da parte di un Dalai Lama davvero divertito (pubblico e condivido volentieri su Youtube il servizio del 2006). Ci perdemmo di vista. Ho saputo poi che, come spesso accade a chi lavora bene, con professionalità e autonomia, a un certo punto non ottenne più, senza troppe spiegazioni e in netto ed evidente contrasto con la lezione del Dalai Lama, il rinnovo del contratto. Succede agli uffici stampa e non solo, in continente come all’Elba.
La riflessione e l’attività condotti anni da Monica sui temi della violenza ha portato ad allargare la visione oltre la “questione di genere” che già affrontava il sito “Zeroviolenzadonne”. C’è stato così, a giugno scorso, il passaggio a “Zeroviolenza”, esito di un percorso che ha vinto gli stereotipi e la paura di non essere compresi. L’Onlus si è trasformata nel nome e negli obiettivi.
“La violenza sulle donne – scrive Monica – rimane quella più appariscente, è uno dei temi che percorre le cronache di ogni giorno. Nelle News televisive viene equiparata ad un serial confezionato a puntate, offerto all’opinione pubblica senza un pensiero sul naturale conflitto che l’asimmetria sessuale e riproduttiva produce all’interno delle relazioni di coppia e familiari. Senza offrire una narrazione rispettosa della dignità delle persone e senza mai parlare di prevenzione alla violenza. La parola ‘identità’ resta proibita nella narrazione corrente.
Si parla spesso – continua nel suo editoriale di cui consiglio la lettura integrale – di crollo dell’identità maschile, ma di violenza sugli uomini ancora non si può parlare, sia tra uomini che da parte delle donne. La maggiore influenza psicologica che le donne hanno all’interno delle relazioni affettive rimane un tabù da subire o a cui reagire aggressivamente, tanto per gli uomini quanto per le donne, che fanno la maggiore fatica a separarsi dal corpo della madre.”
L’arte della convivenza tra uomini e donne
Pensieri chiari, coraggiosi, controcorrente, che trovano concretezza nei progetti che Zeroviolenza realizza, in particolare nelle scuole, a partire da quelle delle periferie romane, e al lavoro della redazione, un vero e proprio “collettivo” di riflessione, di lavoro e di azione concreta. Sono progetti di formazione per adulti (genitori e insegnanti) sull’educazione alla relazione tra adulti, bambini, adolescenti. Un video dal titolo “Gli adulti imparano, gli adulti insegnano l’arte della convivenza tra uomini e donne” illustra bene l’iniziativa, che quest’anno si chiamerà “La città dei bambini nella mente degli adulti”.
“Parliamo non tanto della relazione tra uomini e donne – dice la psicanalista Geni Valle - ma della relazione tra persone e delle condizioni che facilitano una buona crescita. Solo insegnando il rispetto per l’alterità si può parlare della relazione tra persone e poi tra uomini e donne.” Bambini e bambine, ragazzi e ragazze di oggi, immersi in un mondo più complesso e intricato, sono esposti a stimoli forti e creati artificialmente per il consumo, e spesso confondono le emozioni e ne sono confusi. Gli atti di violenza che la cronaca ci racconta, spesso in modo morboso, non sono che la punta di un iceberg.
I docenti che hanno partecipato ai corsi testimoniano quanto sia fondamentale, per loro e per i genitori, l’educazione alle emozioni, all’affettività, alla sessualità. “Siamo stati costretti a pensare” dice l’insegnante romana Luciana Marcangeli. “E alla fine mi sono chiesta: Ma io che cosa posso fare? Ho bisogno di ricostruire un pezzo del mio percorso professionale, perché quello che avevo non era più idoneo a stare in questa società. Questo corso ci ha restituito la fiducia di poter fare ancora qualcosa”.
Un invito alla concretezza. Un progetto (e un prezioso servizio) da sostenere
Vorrei scrivere di più, per quanto questo progetto mi ha convinto e conquistato e per il piacere che sento nel condividerlo e nel farlo viaggiare per l’isola d’Elba e non solo. Ma mi fermo qui, con un invito del tutto straordinario ai lettori che ne siano stati incuriositi o toccati: non solo a sfogliare, leggere, curiosare e mettere un Mi piace sulla pagina facebook Zeroviolenza (molti miei amici reali e virtuali l’hanno appena fatto e li ringrazio), quanto a usufruire del servizio che l’Onlus fornisce con la rassegna-stampa quotidiana e, per gratitudine reciproca, a sostenere concretamente il progetto: i 50 euro di un contributo annuo, di cui 12 vengono restituiti con la dichiarazione dei redditi, corrispondono alla spesa di meno di un caffè a settimana.
Lo so, è del tutto insolito chiudere così una recensione, ma credo che sia anche ora di passare dall’abitudine automatica di criticare tutto ciò che non va e dal “bisognerebbe…” del nostro grillo parlante interiore, all’apprezzamento e al sostegno per ciò che qualcuno, ha la forza e il coraggio di fare. Proprio come fa Monica Pepe, insieme a Luca Cardin e al gruppo della redazione, formato da Dario Dalla Libera, Giulia Cecere, Francesca Cimirro, Valentina Faraone, Ambra Lancia, Alessia Mancini, Giulia Orazi.
Trasformare la società parte dalle piccole cose e da questi piccoli impegni personali, ben prima che dalle parole, dai progetti o – come si usa fare comodamente sempre più spesso – dagli insulti nei confronti dei “nemici”.
P.S. Ho appena riascoltato, dal video youtube, la lezione del Dalai Lama a Roma Tre, otto anni fa. I temi di cui tratta, la comprensione, la compassione, l’educazione all’affettività, sono gli stessi di questa strana, insolita recensione. Miracoli della sincronicità e dell’interconnessione.
Luciano Minerva http://www.elbadipaul.it/