Tra le aride terre dell’Elba occidentale, sopra la spiaggia di Cavoli, in località Grottarelle, si trova un importantissimo sito medievale di estrazione della granodiorite lasciato dalla Repubblica di Pisa; lo stesso toponimo «Cavoli» si fa derivare dal latino «cavulae», ossia «piccole cave». Ancora oggi vi si osservano molte colonne monolitiche abbandonate tra bassi cespugli, che sarebbero poi state fatte faticosamente scendere nella sottostante spiaggia per l’imbarco verso la foce dell’Arno; queste colonne venivano essenzialmente usate per sostenere le navate delle nuove chiese che la potente Pisa cosparse nei propri territori.
Ma poco più in basso delle Grottarelle, in un luogo chiamato Polveraia lungo l’ecomuseo «Vie del Granito», si trova un’enorme colonna lunga 7,90 m e con un diametro di 90 cm. Tra le tante, questa racconta meglio la propria storia; sulla superficie, vicino alla base, le mani degli antichi scalpellini lasciarono incise tre lettere: «OPE». Che cosa significano? La risposta è semplice; quelle tre lettere, dal 1063 sino ad oggi, stanno per «Opera di Santa Maria Maggiore» («Opus SancteMarie Maioris» in latino medievale), successivamente rinominata «Opera della Primaziale Pisana». Questa era un’istituzione fondata per la costruzione del Duomo di Pisa, intitolato appunto a Santa Maria Assunta. La sigla «OPE», che si trova incisa su edifici pisani già dal Medioevo, presenta la lettera «P» con il tratto discendente caratterizzato da un simbolico aspetto cruciforme.
La colonna di Cavoli, seppur con fantasiose letture della sigla «OPE», era già stata notata nel 1744 da Giovanni Vincenzo Coresi Del Bruno, che scrisse: «in una valle distante 5 miglia dalla terra di San Pietro particolarmente vi è una cava aperta, ove si trovano colonne lavorate in abbozzo di lunghezza di braccia 22, con inscrizione intagliata sopra ove dice OPERA PISANORUM». E nel 1839 Eugenio Branchi osservò«nella cava del granito [...] tre colonne della lunghezza una di braccia 14 ½, altra 13 circa, la terza 9, le quali portano un millesimo inintelligibile, ed una la iscrizione OPERE PISANE ECCLESIAE SANCTAE». L’ultima testimonianza, la più antica, viene fornita dai medievali«Annales Pisani»: nell’estate del 1159 il capo operaio pisano ConettoConetti fece trasportare dall’Elba, sulla nave «San Giovanni», tre grandi colonne sino alla Chiesa di San Giovanni a Pisa («cum nave SanctiIohannistrescolumnasmagnaslapideasde Ilbausque ad ecclesiamSanctiIohannistrasportavit»).
Silvestre Ferruzzi