È davvero una storia poco conosciuta, quella che si svolse nel profondo dell’Arcipelago Toscano, a sud, su quella vertigine di granito che è l’isola di Montecristo. Nella notte tra il 3 e il 4 settembre 1948, sotto un violento temporale, un massiccio aereo militare inglese della «Royal Air Force» volava sull’isola durante un’esercitazione di volo condotta con altri velivoli inglesi e statunitensi. L’aereo era un bombardiere «Avro 683 Lancaster» appartenente al 38° squadrone di stanza all’aeroporto militare inglese di Luqa, sull’isola di Malta. Sotto le sue ali enormi, vicine ai quattro potenti motori, spiccavano le cifre della sua targa: TX269. La destinazione ultima sarebbe stata la lontana pista dell’aeroporto militare di Mawgan, in Cornovaglia. Ma qualcosa andò storto a questo gigante dell’aria. L’equipaggio di un motoveliero che navigava verso Porto Santo Stefano vide tutta la tragedia e le fiamme lontane, enormi, incredibili. Il mare era troppo agitato e il motoveliero, non potendo avvicinarsi a Montecristo, proseguì verso la sua destinazione; da Porto Santo Stefano partì l’allarme verso la Capitaneria di Porto di Livorno, che volle inviare immediatamente due corvette nelle acque dell’isola. Ma anche queste due navi, per le pessime condizioni del mare, poterono salpare solo in seguito, alle quattro del pomeriggio. Nel frattempo, sul mare meridionale dell’Arcipelago si svolgeva un’imponente opera di soccorso: la portaerei statunitense «Kearsarge» affiancata da ben sette cacciatorpedinieri e da una delle due corvette italiane inviate da Livorno. Un «Seafire» decollato dalla portaerei inglese «HMS Triumph» aveva avvistato i resti del TX269 sfracellato sulle rocce dell’alta Valle di Santa Maria, nel versante occidentale di Montecristo. Immediatamente, dalla stessa portaerei partì una squadra di ricerca sull’isola e fu trovato ciò che rimaneva del TX269 e dei suoi sette sfortunati occupanti. Sette vite dilaniate, un cumulo di rottami incendiati. I corpi delle vittime furono faticosamente recuperati e poi, nel pomeriggio di domenica 5 settembre, vennero sepolti con tutti gli onori militari nelle acque dell’isola, lanciati in un ultimo volo dall’alto della «HMS Triumph». Negli abissi di Montecristo, nel suo blu profondo, riposano ancora, tra loro, il pilota Arthur, il secondo pilota Kingsley, il sottufficiale Herd, il navigatore Barthorpe e il mitragliere Dickens. Oggi, ai nostri occhi, rimane il corroso pistone di uno dei motori in esposizione nel piccolo Museo sull’isola di Montecristo.