Continuerà fino al 3 maggio la mostra fotografica "People are Strange-rs" di Alessandro Beneforti, nella saletta del Caffè degli Artisti nel Centro Culturale De Laugier a Portoferraio.
Il progetto fotografico, che è la sintesi di oltre 10 anni di viaggi, è un percorso nel cuore di 3 continenti (Asia, Africa e America latina) alla ricerca di persone e terre di confine ed è stato recentemente pubblicato anche dal sito Il Post Internazionale (http://www.thepostinternazionale.it/mondo/italia/foto-viaggio-asia-africa-america-latina/alcune-donne-raccolgono-alghe-in-un-canale-della-citt-di ) con una galleria di 10 immagini.
Come ogni giovedì, in concomitanza con la proiezione dei film del ciclo “Cinema d’Autore”, la mostra sarà visitabile dalle ore 19 in concomitanza con “L’Apericinema” del caffè degli Artisti.
La mostra interpreta, come meglio non si potrebbe, la famosa frase di William Burroughs : " La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili " e madre Terra, con i suoi figli e le sue figlie è la protagonista.
Attraversando il cuore di Asia Africa e America latina si può facilmente immaginare uno spazio i cui territori non siano nient'altro che un reticolato di vie o "percorsi", anziché pezzi di terra circondate da frontiere.
Questo lavoro unisce innanzi tutto le persone come una sottile linea disegnata sulla terra che amalgama e confonde territori stravolgendo la loro reale locazione geografica;
Uomini, donne, bambini. Strani, stranieri, ignari molto spesso dei confini, il cui attaccamento al luogo è solo dato dal fatto che "ci si sta". E noi stessi diventiamo stranieri in una terra lontana, risucchiati in culture diverse, in contesti fuori dal tempo. Ciò che si percepisce, e finalmente esiste, è legato esclusivamente alle esigenze basilari, bisogni materiali, riti purificatori, lavori impossibili, spazi inospitali.
Non manca un sorriso, un gesto di accoglienza o alla peggio uno sguardo da brigante, che irride la nostra maniacale necessità di possesso, di erigere muri e respingimenti alle frontiere.
Qui il viaggio è inteso come attraversamento di uno spazio in cui i confini non esistono e le persone di nazionalità diverse diventano interscambiabili e, complice l'allestimento fotografico, si può immaginare che sia laotiano quell'uomo che naviga sul Salar de Uyuni oppure che sia etiope la donna sulle rive del Mekong o ancora sia boliviano uno dei cercatori di sale d'Africa, riducendo la nazionalità ufficiale ad una ridicola ipocrisia.
E attraversando i cortili occidentali "amici" non sfuggiamo noi stessi alle stranezze. Gli uomini delle frontiere sono asettici e armati fino ai denti, negli aeroporti si consumano ore di vita perse nei controlli fotografici, questa volta di retine oculari, su laser di biscotti sequestrati dai bagagli e sguardi strafottenti che ti fanno sentire ansiosamente straniero anche se appartenente di “diritto”, in senso esclusivamente anagrafico, allo stesso mondo opulento.
Le immagini sono state scattate tra il 1989 e il 2014 in Nicaragua, Cuba, Bolivia, Etiopia, Tunisia, India, Laos, Birmania, Vietnam, Indonesia e Malesia.