Sabato 27 giugno, a Praga , nel corso della 26a Assemblea dell'Unione Internazionale di Geodesia e Geofisica, è stata conferita ad un ricercatore elbano uno dei più importanti riconoscimenti scientifici nel campo della vulcanologia. Si tratta della “WAGER MEDAL”, assegnata ogni due o più anni al giovane ricercatore che, soprattutto negli otto anni antecedenti la premiazione, si sia maggiormente distinto per il proprio contributo in ambito vulcanologico.
Solo altri 4 italiani si sono, nei decenni, fregiati di questa medaglia prima del nostro Mattia de Michieli Vitturi, tra questi l'ex ministro della protezione civile Franco Barberi.
Mattia ha ottenuto tale riconoscimento forte delle sue 50 e più pubblicazioni sulle riviste scientifiche internazionali e la partecipazione ad iniziative e progetti in tutto il mondo, ove ormai è riconosciuto come un'autorità nella sua particolare specializzazione.
E probabilmente è la prima volta in assoluto, a livello mondiale, che un premio di tale prestigio viene affidato non ad un vulcanologo, bensì ad un matematico.
Mattia è cresciuto a Portoferraio, dove è arrivato con la famiglia a soli tre anni, e dove a soli quattro anni iniziava la sua brillantissima carriera scolastica (essendo entrato alle scuole elementari di Casa del Duca con quasi due anni di anticipo) mostrando da subito una grande passione per i numeri.
A Portoferraio ha poi frequentato le scuole medie e quindi il liceo, ove il compito di accompagnarlo negli studi che poi lo hanno portato sin qui è stato del compianto professor Sotgiu, che sicuramente da lassù lo guarderà inorgoglito.
Quindi ha studiato a Pisa, nell'Università culla della cultura matematica italiana, laureandosi brillantemente ed acquisendo il Dottorato di Ricerca. Con i suoi modelli matematici ha contribuito ai più diversi progetti, collaborando con università di tutto il mondo e con innumerevoli enti d ricerca nei campi più disparati: da quello medico, lavorando ad esempio sulle valvole cardiache, a quello sportivo, simulando i flussi del vento sulle vele utilizzate per la Coppa America; da quello ecologico, ottimizzando sistemi di smaltimento dei liquami, a quello geologico, studiando i fenomeni di bradisismo dei Campi Flegrei.
Dal 2003 collabora con l' Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ma le sue ricerche lo portano continuamente in giro per il mondo.
Uno dei suoi progetti, finanziato dalla Comunità Europea, ha reso stabile la sua collaborazione con l' Arizona University di Phoenix, forse la più prestigiosa facoltà di vulcanologia degli Stati Uniti. Qui ha vissuto per un anno e mezzo con la famiglia ed ogni anno vi torna per adempiere all'incarico di professore associato. Ma appena può Mattia torna nella sua Portoferraio, che è la sua terra ma soprattutto il suo mare, non avendo tra l'altro mai abbandonato, nonostante gli impegni scientifici, la passione per la vela.
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