Un'installazione pittorico poetica di Riccardo Mazzei e Manrico Murzi.
Scalo del Cotone, Marciana Marina, Sabato 1° agosto 2015, ore 21,00 poco dopo il tramonto e poco prima che la luna piena sorga.
Quello che non ti aspetti è un angolo di pace la mattina di fine Luglio a Marciana Marina all’sola d’Elba. Camminando verso lo scalo del borgo del Cotone, nel silenzio di un sole che già scalda puoi incontrare Ottavio che spazza la piazzetta e pochi passi più in là il gatto Oliver che ritorna a casa dopo una notte d’amore. Tutti dormono e Cesarina non ha ancora fatto il caffè. L’acqua del porticciolo naturale è animata dai pesci che si contendono tozzi di pane. Qualcuno molto presto alla mattina ha annaffiato i fiori di via del Cotone.
Come ogni giorno mi preparo a lavorare, allestendo il mio studio a cielo aperto proprio al centro dello scalo; tra la giovane pianta di fico ed un gozzo tirato a secco. Stendo prima un grande telo di plastica sullo spiazzo in cemento e lo blocco con quattro pietre di granito; dopo il panno del giorno. Ne dipingerò sei, in sei giorni. Sei grandi cavalli i Cavalloni appunto.
Vado poi a prendere la mia borsa di colori e pennelli alla vicina casa di Giuliana una gentilissima scrittrice romana, cotonese di adozione, che mi prepara il primo caffè. Ne seguiranno altri. Poi porto due secchi d’acqua allo studio e sono pronto ad iniziare. Sono passate da poco le otto e, nonostante oggi soffi un leggero vento di Maestrale, fa già molto caldo. Ho tre ore di ombra prima che arrivi il sole.
Con pochi tratti di carbone disegno il cavallo nella grande tela e mi circondo di buste contenenti i colori che ho raccolto al laghetto di Terranera. Inizio sempre dal fondo scegliendo tra il rosso del Bolo, l’arancio-giallo dell’Ocra, il grigio della Mica o il giallo limone dello Zolfo. Con l’aiuto di una vecchia grattugia polverizzo il colore e lo setaccio. Poi aggiungo l’acqua ed un po’ di colla per carta.
Inizio così come fosse una danza, scalzo, dipingo camminando sopra la tela. Il pennello gonfio di colore va veloce, libero. Adesso il soggetto al centro della tela è bianco distante da quello che lo circonda; asciutto. Cambio colore e dò forma a questo simbolo di forza, la criniera e la coda come onde. Il dipinto gronda d’acqua come le mie gambe. I miei piedi lasciano impronte.
Arrotolo il panno e lascio che il colore in eccesso fuoriesca. Rimosso il liquido dalla plastica aspetto che asciughi un po’.
Ho tempo per osservare il lavoro fatto e decidere a quale poeta dedicarlo. Dylan Thomas, Manrico Murzi, Luigi Berti o Giulio Caprilli; scelgo una frase della loro poesia e la scrivo sul panno.
Adesso un sole spietato inonda lo studio. Un tuffo in mare e la fatica si scioglie. I miei piedi sono gialli ed io sono felice.
Ho finito.
Riccardo Mazzei
Marciana Marina/New York