Gentile Avvocato
Non mi azzardo a darle del "tu" nonostante la lunghissima frequentazione con i suoi scritti e con quello che su di lei è stato scritto, nonostante l'aver irriverentemente frugato tra le sue anche più personali carte, e l'aver io stesso scritto (indegnamente) della sua vita, delle sue opere, del ricordo che ha lasciato tra la mia gente e nel mondo, e nonostante l'aver parlato innumerevoli volte di lei, l'ultima poche ore fa, da un palco ad una platea attenta.
Le do del "lei" per una forma di affettuoso rispetto, nonostante abbia ormai la sensazione di conoscerla, come e più di un congiunto.
Avvvocato veniamo al punto: questa è una lettera di scuse che le sono dovute e le formulo, pur senza autorizzazione o delega, in nome e per conto della intera comunità elbana, autrice, attraverso la parte maggiore dei maggiorenti che ha eletto, di un'imperdonabile gaffe, di una irrispettosa mancanza nei suoi confronti.
Lei Avvocato, che ha trascorso lunghi periodi della sua vita in quest'isola, dove aveva proprietà, parenti, amici, e dove è anche deceduto, ha lasciato netti segni della storia nazionale ed internazionale, lei Avvocato è sicuramente il "cittadino dell'Elba" che abbia negli ultimi 150 anni goduto di maggior fama e considerazione. I paesi di quest'isola hanno vie e piazze a lei intitolate, mostrano lapidi a lei dedicate che, in qualche caso, neanche i fascisti ebbero il cuore di rimuovere nonostante la sua fede anarchica e quindi nemica.
Dicevo 150 anni non casualmente, perché nella colpevole dimenticanza di sette comuni comuni elbani su otto (lodevole eccezione Campo nell'Elba), proprio in questi giorni agostani ricorreva il centocinquantesimo della sua nascita.
Lei Avvocato ha scritto anche pagine importanti della locale storia Portoferraiese, Capoliverese, Longonese e Riese, ma evidentemente, per i reggitori dei nostri destini, c'era ben altro e più importante di cui occuparsi. Dovevano organizzare il calcetto mediceo, curare la transumanza calendariale di Santa Chiara, dare vita ad epocali associazioni per il comune bene destinate a durare forse un po' di più di uno sbadiglio d'asino, erigere monumenti a loro medesimi, farsi fotografare in discoteca con noti DJ ed altro ancora.
Mi ritornano in mente - Avvocato - i versi dedicati dal Giusti al mastino imperiale austriaco: "Ah, intendo; il suo cervel, Dio lo riposi,/in tutt'altre faccende affaccendato,/ a questa roba è morto e sotterrato".
Mi consenta quindi, gentile Avvocato, nel giorno del suo 150° genetliaco, esprimere un po' di vergogna per conto terzi, per il trattamento che alla sua memoria è stato riservato da chi di vergognarsi non è proprio capace.
Saluti Libertari
sergio rossi