Lunedì 5 ottobre, due classi dell’ITCG Cerboni, la terza CAT (geometri) e la quarta AFM (ragionieri), accompagnate dai docenti Catuogno, Comaschi e Guidotti, hanno potuto visitare gli scavi archeologici di San Giovanni, effettuati grazie all’impegno, la professionalità e la passione del prof. Franco Cambi, docente d’archeologia all’università di Siena, e del suo team di studenti e giovani archeologi, ma anche per la squisita ospitalità della famiglia Gasparri, proprietaria del terreno messo a disposizione degli studiosi.
Nella ineguagliabile cornice della rada di Portoferraio, sotto un cielo imbronciato ma clemente, i nostri allievi hanno potuto ascoltare l’affascinante storia di Porto Argoo, della semisconosciuta Ferraia medievale e di Cosmopoli, città di Cosimo e dell’armonia; e vedere, con i propri occhi, i risultati dello scavo che si ripete in autunno da tre anni, ampliandosi ed arricchendosi di nuove meraviglie.
Attraverso efficaci pannelli divulgativi, che ricostruiscono la villa di campagna, hanno potuto constatare la fondatezza dell’ipotesi che vede, nelle fondazioni finora ritrovate, la base di una fattoria legata alla soprastante grandiosa Villa delle Grotte, e dedita alla produzione agricola e soprattutto vinicola, destinate a soddisfare le esigenze enogastronomiche dei suoi illustri ospiti e “famigli”, ma anche alla fabbricazione di sidro, dato che nei "dolia" interrati, recuperati e nuovamente messi al sicuro sotto terra, sono stati ritrovati semi di mela.
Martedì 6, la lezione d’archeologia del prof. Cambi, che ringraziamo vivamente per la disponibilità e la simpatia, è continuata a scuola, nell’Aula Magna dell’ITCG Cerboni, introdotta dalla dirigente Maria Grazia Battaglini, anche per altri classi, che hanno potuto ascoltare, tra l’altro, la storia di Hermia, lo schiavo, che “firmava” i propri manufatti in terracotta incidendo il suo nome e accompagnandolo con il disegno di un delfino, un “logo” che fa riferimento alla struggente leggenda di cui ci parla Plinio: a Iasos in Asia Minore, un bambino di nome Hermia era solito giocare tra le onde con un delfino; a causa di un’improvvisa tempesta, il bambino annegò e il delfino, per il dispiacere, si lasciò morire sulla spiaggia. Lo schiavo Hermia, che era con tutta probabilità una persona colta, dovendo inventarsi un sigillo, volle riferirsi alla leggenda del bambino suo omonimo, in una sorta d’omaggio, anche, ai suoi presunti luoghi d’origine.
MGC