Bene ha fatto l’artista marinese Riccardo Mazzei a installare lo scorso 5 agosto la sua originale opera sul ponte del Maciarello (o della Conca), al confine tra i comuni di Marciana e Marciana Marina. E’ un luogo tanto appartato quanto incantato, proteso verso l’incomparabile proscenio costiero di Ripa Barata-Cala e sezionato dal fosso dei Pizzenni che porta nel nome i ricordi dei rituali etruschi consumati alla Madonna del Monte e all’Omo Masso. Lì, in un ambiente per fortuna incontaminato, storia e natura e arte possono fondersi in un connubio non artificioso.
Altrettanto bene hanno fatto gli organizzatori del progetto “Art into the Park” (Isola Etica in primis) a scegliere questa zona per un evento artistico di rilievo, decantandone al contempo biodiversità e aspetti naturalistici. Pur conoscendo il sito oramai da molti anni, ci sono ritornato volentieri con un duplice intento. La molla più forte è stata senza dubbio quella di ammirare dal vero l’opera architettata, come ha detto lo stesso Mazzei, “con quattro archi in legno di Mimosa … che verrà appesa al centro dell’arco, bocca cantante del ponte .... Un’opera che se la tocchi oscilla: riempita di una raccolta di erbe aromatiche e di fiori della nostra macchia, diffonderà profumi come farebbe un’ ampolla romana (Unguentarium) roteata nell’aria”.
La seconda motivazione è stata quella di capire perché il ponte in questione è stato qualificato da Legambiente come “ misterioso ponte romano”. Devo confessare che tale definizione ha messo in crisi le mie acquiescenze storico-cronologiche e mi ha spinto a una verifica sul posto. Ho sempre creduto che si trattasse di una struttura ottocentesca e non di epoca romana, ma non si sa mai, si può sempre sbagliare.
Il ponte del Maciarello e il relativo sentiero, che oggi consentono un agevole collegamento fra Conca e Marciana Marina attraverso La Ripa, compaiono nella carta dell’I.G.M. del 1958. Ma nel Catasto Leopoldino, che fotografa la situazione edilizia e viaria intorno al 1840, il ponte non è registrato e il sentiero è ridotto a un breve tratto intermedio che unisce Le Casine con Casale Lodovico senza proseguire né verso sud (Conca) né verso est (Marciana Marina). Ciò significa, evidentemente, che la costruzione del ponte è anteriore al primo termine (1958) e successiva al secondo (1840). Aspettando la scoperta dell’atto d’archivio (se esiste e se mai sarà trovato) che potrebbe restituirci con precisione l’anno di realizzazione del ponte, tentiamo di restringere, aiutandoci con l’analisi tipologica del manufatto e con l’esame delle vicende storiche, l’ ampio arco cronologico (ben 118 anni) finora indicato dai citati documenti cartografici.
Il ponte, connotato da solide spalle verticali su cui si imposta un arco a tutto sesto largo circa 3 metri, appare accuratamente alzato in laterizi. Sul lato occidentale, che si presta a un’indagine più puntuale, i laterizi foderano un rinfianco elevato con tecnica simil-isodoma, a filari di conci di pietra i cui interstizi sono ‘rinzeppati’ mediante clasti litici. Architetture del genere sono frequenti, in Toscana e altrove, nella seconda metà dell’Ottocento e negli inizi del Novecento.
Fra il 1880 e il 1888 l’Elba conobbe un vero e proprio exploit nella produzione di vino che raggiunse un’akmé annua di 15 milioni di litri e un conseguente fermento mercantile da e verso le marine liguri e tirreniche. E’ ragionevole supporre che in questo frangente si sia sentita l’urgenza di dotarsi di mulattiere più brevi e meglio praticabili per rispondere nel minor tempo possibile alla domanda di mercato. E’ assai probabile che una di queste tardo-ottocentesche vie del vino debba essere identificata proprio con la nostra mulattiera sulla quale, per inciso, il Comune di Marciana Marina sta lavorando con un progetto di valorizzazione. Mulattiera che, incorporando i vecchi tratti viari Maciarello-Conca (a occidentale del Fosso dei Pizzenni) e Le Casine-Casale Ludovico (a oriente dello stesso fosso), grazie al nuovo ponte e a segmenti realizzati ex novo si snodava a mezza costa verso Casale Bartoli, la Ripa e Il Crino. Da quest’ultimo, con una rapida discesa era facile raggiungere la spiaggia di Marciana Marina, dove i leudi tirati in secco erano in grado di captare prontamente il vino del distretto Maciarello/Conca/Cala/Caletta/Ripa oltre a quello delle vallate marcianesi. All’effervescenza commerciale non dovette rimanere estranea neppure la Torre appianea che – è stato diagnosticato di recente – per l’appunto nello stesso arco di tempo vide ampliati i suoi spazi interni per scopi mercantili.
Dunque: alla luce delle attuali conoscenze il ponte del Maciarello (o della Conca), per niente misterioso e meno che mai romano, può esser fatto risalire alla fine del XIX o, con minore probabilità, ai primi decenni del XX secolo ed è stato il fulcro di una via del vino non secondaria.