Mi pare che il dibattito (e la polemica) sull’impiego della tassa di sbarco stia per imboccare la strada giusta. Questa ingente somma, quale che sia, è una grande risorsa e non un problema e, come tale, deve servire a risolvere i problemi delle persone e a rendere la vita migliore. Ci sono temi e argomenti, come il turismo e la sua promozione, dei quali so poco e, per questo, lascio ad altri le valutazioni di merito (anche se so quali possano essere le aspettative di un turista del tempo presente). Cercherò di esprimere la mia personale opinione per punti.
1. Dai beni ambientali e culturali al patrimonio territoriale
Fino ad oggi si è pensato che da una parte vi fosse la natura (il mare, i boschi, la geologia) e dall’altra la cultura (archeologia, arte, architettura, tradizioni), ciascuna con le sue specifiche caratteristiche e ciascuna richiedente specifici strumenti di tutela e di valorizzazione. Oggi si tende a considerare i diversi contesti geografici come insiemi in cui esiste un forte nesso fra i fatti ambientali e i fatti culturali. Facciamo degli esempi:
a. I giacimenti ferrosi di Monte Calamita (o Terranera, Rio Albano, Capo Pero) e i graniti di San Piero (o Seccheto) nascono evidentemente come emergenze naturalistiche. Ma come pensare a queste emergenze ambientali in maniera disgiunta dal lavoro dell’uomo da tremila anni a questa parte?
b. La Rocca del Volterraio è, senza dubbio, un’emergenza architettonica. Ma come pensare a questo grande castello in maniera disgiunta dal paesaggio circostante, dalle rocce, dalla vegetazione?
c. I boschi dell’Elba, una delle isole più verdi del Mediterraneo, sono, senza dubbio, una manifestazione della natura. Ma come pensare a questa manifestazione ambientale in maniera disgiunta dal lunghissimo lavoro dell’uomo, che per millenni ha tagliato, bruciato e fatto ricrescere questi boschi per fare pascoli, legname, carbone?
Insomma, appare sempre più difficile tenere separati i due mondi: cose fatte dall’uomo e cose naturali modificate dall’uomo. E l’Elba, con tutte le sue emergenze di diversa origine e significato, appare sempre più come un ricchissimo bacino fatto di storie e di ambiente: un ricchissimo patrimonio territoriale, da tutelare, da valorizzare e da accrescere, con opportuni investimenti.
2. Una comunità consapevole della propria coerenza culturale è più sana e più forte
Però, bisogna cambiare mentalità e questo cambio di mentalità si ottiene pensando al raggiungimento di precisi obiettivi di qualità paesaggistica. Migliorate il paesaggio nel quale vivete immersi, elbani, consolidate le attività economiche compatibili, mantenete la qualità della vostra vita! La qualità della vita di una comunità è la migliore promozione turistica che si possa fare. La Convenzione europea del paesaggio, approvata anche dall’Italia, dice proprio che bisogna indirizzare in modo innovativo e integrato il patrimonio paesaggistico dei luoghi e che la valorizzazione di questo patrimonio è collegata all’innalzamento della qualità della vita delle popolazioni residenti. Dunque, il vivere bene si coniuga con la consapevolezza culturale.
2. “Si ragiona sui progetti”
Questo affermava spesso Riccardo Francovich (di madre elbana, longonese per la precisione), uno dei padri dell’archeologia europea contemporanea. Quando qualcuno proponeva di investire una somma di denaro in una attrezzatura, non di rado Riccardo replicava, anche stizzito: “magari possiamo anche spendere diecimila euro in questa cosa, invece che mille ma l’importante è che ci sia dietro un progetto; senza un progetto, anche la spesa di un solo euro è uno spreco”.
Due cose dovranno emergere, alla fine, dalla polemica sulla tassa di sbarco: spirito progettuale e apertura verso un futuro che può essere veramente molto interessante e pieno di aspettative positive.
Paroloni? No. Provo a fare il consueto esempio.
In queste settimane i più attivi imprenditori elbani nei settori della vitivinicoltura, dell’alimentazione e della ristorazione hanno festosamente assediato Firenze: gli chef elbani, alleati con quelli di prestigiosi ristoranti fiorentini, hanno proposto materie prime elbane cucinate in maniera innovativa. E’ stato un successo strepitoso, nato da mentalità progettuale e pragmatismo, da un lato e dalla capacità di fare squadra dall’altro. E con pochi mezzi anche: la bontà del progetto ha fatto sì che questi bravi imprenditori trovassero opportuno fare un investimento che, per loro, immagino, non deve essere stato poca cosa. Una delle cose semplici che, modestamente, mi sforzo di spiegare anche durante i miei corsi di archeologia all’Università è questa: cercate di avere sempre un progetto pronto (di un museo, di una carta archeologica, di uno scavo, di un ciclo di conferenze), prima o poi troverete chi vi ascolta e vi sostiene materialmente. Al contrario, soprattutto nel settore del patrimonio culturale, avere soldi in assenza di progettualità può essere, oltre che spreco, anche danno, come dimostrano le cattedrali nel deserto e le mostruosità fatte con i miliardi dei giacimenti culturali di De Michelis, ormai trenta anni fa.
3. Quali progetti?
I progetti che riguardano l’Elba, e in parte l’Arcipelago, ingombrano una certa parte dei due tavoli a cui lavoro e l’hard-disk portatile che mi segue da casa al lavoro e viceversa. Alcuni progetti sono in corso di presentazione, altri in corso di valutazione, altri verranno prima o poi tirati fuori e illustrati alla Comunità. Perché su un fatto non devono sussistere dubbi: la bontà di un progetto deve essere valutata da chi è competente in quel settore, non importa se valutatori italiani o stranieri, ma sono poi i cittadini e le comunità locali che ne sperimentano efficacia e validità da vari punti di vista. Esempi a noi vicini: il Parco Archeologico Minerario di San Silvestro, a Campiglia Marittima, o il Parco Archeologico di Baratti, che non solo sono divenuti veri e propri pilastri dell’economia dell’area piombinese e della Val di Cornia ma anche casi di studio da parte dei più avveduti studiosi di turismo sostenibile di molte nazioni estere. Il nuovo Presidente della Società Parchi Val di Cornia è Francesco Ghizzani, un giovane collega, bravo e serio: gli auguro buon lavoro, sono convinto che farà benissimo.
Ci sono progetti già pronti e disponibili per essere sostenuti: sulla rada di Portoferraio, sui paesaggi minerari dell’Elba orientale, sui percorsi eco-culturali per trekking e mountain-bike, sugli archivi storici dell’Elba (Gloria Peria), sull’Elba occidentale, sul passato remoto di Pianosa (Luca Maria Foresi).
Queste ingenti risorse vanno arricchite con altre risorse, evidentemente quelle provenienti dalla tassa di sbarco. Aspetti naturalistici e aspetti culturali possono formare il piano di condivisione nel quale le tensioni si stemperano e i pezzi di un puzzle fino a questo momento ingovernabili possono trovare ciascuno la propria collocazione in armonia con tutti gli altri.
Su questo punto non sarà difficile trovare convergenze forti fra mondi diversi e solo apparentemente lontani: imprese, associazioni, scuole, università, semplici cittadini. All’Elba c’è in questo momento una sete di conoscenza fortissima e una fortissima voglia di investire nel futuro, smettendo di guardare strabicamente al passato. Ma questi enti sono, appunto facitori di progetti e loro utenti. Alla fine è la politica che deve decidere e credo debba farlo anche rapidamente e nell’interesse della comunità.
Franco Cambi, elbano docente di archeologia a Siena